Angolo Vintage #2: La briscola in cinque di Marco Malvaldi




Oggi (17 ottobre 2018) è il secondo appuntamento con questa rubrica ideata da Chiara (La lettrice sulle nuvole). Lo scorso mese questa rubrica è piaciuta a molte altre blogger e quindi abbiamo deciso di fare, di volta in volta, un mini calendario (e qui ringraziamo Dolci, che è l’autrice delle immagini della rubrica).
Bene, passiamo a noi… Quale libro ho scelto per questo appuntamento? Ho deciso di leggere un romanzo che mi era stato suggerito (non chiedetemi perché, ma è successo proprio così) durante un Convegno di Matematica con l’università Bocconi di Milano. Durante una relazione, uno degli organizzatori suggerì alcuni romanzi che meritavano di essere letti e fra gli altri fu nominato questo: La briscola in cinque di Marco Malvaldi.  Come spesso accade, io ho segnato i titoli ripromettendomi di leggerli (alcuni li ho letti, altri sono ancora in attesa). Lo scorso anno a dicembre ho assistito ad alcune presentazioni di libri di Malvaldi durante la manifestazione Più libri più liberi a Roma. Sono rimasta affascinata dall’autore e quindi ho approfittato di questa rubrica per leggerlo.

Autore: Marco Malvaldi

Titolo: La briscola in cinque

Editore: Sellerio editore

Data di pubblicazione: 5 luglio 2007

Pagine: 163

La rivalsa dei pensionati. Da un cassonetto dell'immondizia in un parcheggio periferico, sporge il cadavere di una ragazza giovanissima. Siamo in un paese della costa intorno a Livorno, l'immaginaria Pineta, "diventata località balneare di moda a tutti gli effetti e quindi la Pro Loco sta inesorabilmente estinguendo le categorie dei vecchietti rivoltandogli contro l'architettura del paese: dove c'era il bar con le bocce hanno messo un discopub all'aperto, in pineta al posto del parco giochi per i nipoti si è materializzata una palestra da body-building all'aperto e non si trova più una panchina, solo rastrelliere per le moto". L'omicidio ha l'ovvio aspetto di un brutto affare tra droga e sesso, anche a causa della licenziosa condotta che teneva la vittima, viziata figlia di buona famiglia. E i sospetti cadono su due amici della ragazzina nel giro delle discoteche. Ma caso vuole che, per amor di maldicenza e per ammazzare il tempo, sul delitto cominci a chiacchierare, discutere, contendere, litigare e infine indagare il gruppo dei vecchietti del BarLume e il suo barista. In realtà è quest'ultimo il vero svogliato investigatore. I pensionati fanno da apparato all'indagine, la discutono, la spogliano, la raffinano, passandola a un comico setaccio di irriverenze. Sicché, sotto all'intrigo giallo, spunta la vita di una provincia ricca, civile, dai modi spicci e dallo spirito iperbolico, che sopravvive testarda alla devastazione del consumismo turistico modellato dalla televisione.




Alle prime battute del libro mi sono trovata a pensare a mio zio, che, da quando è andato in pensione (no, per essere precisi anche prima della pensione), si reca a giocare a carte nel bar del paesino toscano dove abita; infatti spesso lo si sente urlare dalla porta di casa “Io vo’ ai’ bar!”… Bene, forse aiutata da questo ricordo, ho letto il romanzo in un baleno e mi sono potuta ben immaginare la situazione. Avevo anche nelle orecchie il suono dell’intercalare toscano, tanto che spesso ho sorpreso me stessa a rileggere le frasi con quell'accento e a ridere di gusto (immaginavo ora uno zio ora l’altro, il “guaio” di essere di origini toscane!!!).

La briscola in cinque è ambientata sul litorale della Toscana, in un tipico paesino dove tutti sanno tutto di tutti, dove quando dici a qualcuno di non riferire una cosa puoi stare certo che diventa di dominio pubblico. «Il paese è piccolo… E la gente mormora», diceva Giorgio Faletti quando faceva il comico, e la stessa battuta viene ripresa all’interno del romanzo di Malvaldi, proprio a mo’ di battuta…

Ora, figuratevi questo paesino alle prese con un delitto, specie se questo delitto ha come vittima una bella ragazza del luogo, certo un po’ allegra nei costumi, ma pur sempre una “figliola” del paese. Mettiamoci poi che il commissario è un forestiero (è calabrese!!!) e allora appare chiaro che il vero detective, suo malgrado, diventa il barista, il quale ha l’unica colpa di aver trovato il corpo della ragazza nel cassonetto vicino al suo bar.

In questo romanzo giallo la storia diventa divertente, quasi comica. Il motivo lo si deve sia al linguaggio, che spesso è abbastanza colorito e tipico del dialetto toscano, sia ai protagonisti. I quattro vecchietti, che bivaccano al bar di Massimo, sono qualcosa di speciale. Sono quattro comari, che non fanno altro che commentare e fare battute, molto spesso manifestando i pregiudizi tipici dei “vecchietti” toscani, per i quali tutti sono fascisti e tutte le brutte cose le fanno gli stranieri. Si sente l’atmosfera razzista, che è quasi tipica dei piccoli paesini; lo stesso dottor commissario Fusco, che non brilla per intelligenza, è deriso per il fatto di essere di origine calabrese e quindi non viene tenuto in considerazione; diversa storia per il dottor Carli, che, essendo uno del paese, è degno di stima.

Ho divorato questo romanzo, è ben scritto; il delitto è ben strutturato e segui l'evolversi delle indagini con piacere, soprattutto ti affezioni a Massimo. Egli vorrebbe stare in pace, invece deve combattere con il nonno Ampelio (e i suoi amici) e poi si trova immerso nelle indagini di un delitto in cui si è trovato coinvolto a causa del ritrovamento del cadavere. Il suo bar si trasforma in confessionale o in commissariato a seconda delle situazioni, chiunque voglia informazioni passa di là, anche solo per sentire i commenti dei vecchietti. Ho amato i quattro vecchietti… Come i veri toscani avevano sempre la battuta pronta, la parolina adatta ad ogni situazione.

Un libro davvero godibile. Una lettura rilassante e che ti tiene ottima compagnia, consigliata veramente a tutti.




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Commenti

  1. Anche io ho amato questo primo libro e mi ripropongo sempre di leggere anche gli altri. Ce la farò...

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    1. vero, ho scoperto che ne ha scritti altri con il BarLume protagonista… ci sto facendo un pensierino

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  2. Amo Malvaldi e i vecchietti del Bar Lume sono meravigliosi. Sapevo che ti sarebbe piaciuto . Adesso devi recuperare gli altri.

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  3. I gialli che diventano umoristici rendono la lettura più divertente e scorrevole ed è una cosa bella

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  4. Assolutamente si, ho provato esattamente le tue stesse sensazioni, spero che darai un occasione anche agli altri!

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  5. adoro lo stile di Malvaldi, ho apprezzato molto questo libro. Sto leggendo pian piano la serie, sono arrivata al terzo e la trovo una lettura rilassante, che fa sorridere

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  6. Bella idea, questa di "recuperare" dei libri lasciati un po' in disparte :)

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  7. Questo libro ce l'ho ma non l'ho ancora letto e ora, grazie alla tua recensione, mi sto chiedendo che cosa aspetto ancora per farlo.

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  8. È un libro che si allontana dai generi che al momento prediligo ma lo segno per il futuro, grazie per il consiglio libroso ❤️

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  9. Mai letto nulla di Malvaldi...mi sa che me lo segno!

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    1. Erica, anche io, mai letto e sempre passata oltre… posso dire che me ne sono pentita… questo romanzo è stato una piacevole scoperta

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  10. Lo lessi anni fa, ma non mi viene proprio voglia di continuare. Preferisco il collega Manzini, ma non escludo di leggerne ancora. Magari in periodi dove cerco letture di qualità e non pesanti allo stesso tempo .

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    1. Io lo ho trovato molto piacevole. Manzini ancora non l'ho letto, ma non escludo di arrivare a provare anche qualche suo libro.

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