Recensione #17: L'illusione della verità di Wendy Walker


Autore: Wendy Walker

Titolo: L’illusione della verità

Editore: Nord

Data di pubblicazione: 8 marzo 2018

Pagine: 322



Due sorelle scomparse. Una sola torna a casa, raccontando una verità sconcertante…

Quella sera, in casa scoppia una lite furiosa. Dopo le urla e i pianti, si avverte il rombo di un motore, poi il silenzio. La mattina seguente, le sorelle Tanner sono scomparse. L’auto della diciassettenne Emma viene ritrovata nei pressi della spiaggia: all’interno, solo la borsa e le scarpe della ragazza. Della quindicenne Cassandra, invece, nessuna traccia. Senza ulteriori indizi, le autorità vagliano tutte le ipotesi, per poi congelare il caso.

Tre anni dopo, Cassandra torna a casa… da sola. Racconta che lei ed Emma sono state rapite e tenute prigioniere su una misteriosa isola del Maine, senza telefono, televisione o elettricità. La sua versione dei fatti, però, è piena di buchi; in particolare, il racconto del giorno della scomparsa non coincide con le deposizioni raccolte dai detective. Sembrerebbe che la memoria della ragazza sia ancora compromessa dal trauma, eppure, per la psicologa forense Abby Winter, i conti non tornano. È successo qualcosa quella notte di tre anni prima, qualcosa che la famiglia Tanner sta tentando disperatamente di nascondere. In cerca di risposte, la dottoressa rivolge quindi lo sguardo verso la madre, il patrigno e il fratellastro di Cassandra. A poco a poco, nel quadro apparentemente perfetto di quella famiglia come tante, Abby intuisce inquietanti crepe e indizi che conducono lungo una strada costellata di menzogne, inganni e tradimenti. Una strada che Abby sarà costretta a percorrere, se vuole salvare Emma…

Dopo Non tutto si dimentica – romanzo d'esordio tradotto in oltre 20 Paesi –, Wendy Walker ci riporta tra le ombre più oscure dei rapporti familiari, con una storia che coniuga magistralmente suspense, introspezione psicologica e perturbanti colpi di scena.



Non è facile scrivere questa recensione e proverò a spiegarvi il perché... Sinceramente non so neanche come impostarla: il mio “solito schema” non mi è funzionale, quindi ho deciso di scriverla “di pancia”, lasciando parlare i miei più profondi pensieri.

Sono convinta del fatto che ogni libro abbia un proprio tempo per essere letto e forse questo libro non è arrivato nel momento opportuno. Perché l’ho letto? Beh, ho dovuto, fa parte di uno degli obiettivi della Challenge che sto seguendo e quindi non potevo esimermi.

L’illusione della verità è un thriller psicologico scritto in modo magistrale, dove la paura, la ricerca della verità, la soluzione del caso sono dosate e calibrate. I piani narrativi sono due. Il primo è quello di una delle protagoniste, Cassandra Tanner. È scritto in prima persona e ci fa vivere i suoi sentimenti di angoscia, dolore, soddisfazione, nonché i suoi piani di vendetta a tutto tondo. Il secondo è lo sguardo, forse non proprio obiettivo, della psicologa dell’FBI che collabora con l’investigatore, Abigail Winter. Questa parte è narrata in terza persona e cerca di farci vedere, in modo “distaccato”, il lavoro di indagine.

Personalmente ho preferito questa seconda parte. Abby riesce ad entrare nelle pieghe della mente di tutti i personaggi, compresa se stessa. Anzi, è forse il suo passato che la aiuta a risolvere il caso, a capire quale filo della matassa seguire e a trovare il bandolo meno prevedibile. Dalla metà del romanzo, quando un po’ la situazione cominciava a delinearsi, ho provato a fare delle ipotesi, che puntualmente venivano confutate; ero forse sulla giusta via per risolvere il caso, ma non avevo capito in pieno i meccanismi. Infatti, con un perfetto “colpo ad effetto”, l’autrice svela la soluzione dell'enigma, incasellandola perfettamente nei racconti di Cassandra e tra le deduzioni psicologiche di Abby.

Il “lavoro” psicologico e lo studio della malattia mentale sono ben inseriti nella narrazione ed è proprio questo grande risalto alla psicologia dei personaggi che mi ha spinto a continuare la lettura. Ammetto però che non mi ha del tutto coinvolta. Non ho provato emozioni. Continuavo a leggere la storia, senza però esserne attirata.

Termino questa mia opinione con una frase; l’ho scelta perché racchiude tutti gli aspetti del romanzo, nel senso che fa capire quanto, di fronte ad una storia, non sia possibile una versione univoca della sua interpretazione.

La nostra storia è composta da tanti pezzi.





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