Recensione #36: So che un giorno tornerai di Luca Bianchini


Autore: Luca Bianchini

Titolo: So che un giorno tornerai

Editore: Mondadori

Data di pubblicazione: 2 ottobre 2018

Pagine: 264

Angela non ha ancora vent'anni quando diventa madre, una mattina a Trieste alla fine degli anni Sessanta. Pasquale, il suo grande amore, è un "jeansinaro" calabrese, un mercante di jeans, affascinante e già sposato. Lui le ha fatto una promessa: "Se sarà maschio, lo riconoscerò". Angela fa tutti gli scongiuri del caso ma nasce una femmina: Emma. Pasquale fugge immediatamente dalle sue responsabilità, lasciando Angela crescere la bambina da sola insieme alla sua famiglia numerosa e sgangherata. I Pipan sono capitanati da un nonno che rimpiange il dominio austriaco, una nonna che prepara le zuppe e quattro zii: uno serio, un playboy e due gemelli diversi che si alternano a fare da babysitter a Emma. Lei sarà la figlia di tutti e di nessuno e crescerà così, libera e anticonformista, come la Trieste in cui vive, in quella terra di confine tra cielo e mare, Italia e Jugoslavia. Fino al giorno in cui deciderà di mettersi sulle tracce di suo padre e per lui questa sarà l'occasione per rivedere Angela, che non ha mai dimenticato.


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Sono convinta che il momento in cui scegli di leggere un libro è il momento che quel libro “doveva essere letto”. Avevo nella “pila” dei libri da leggere So che un giorno tornerai da quando è stato pubblicato e solo ora ho scelto di leggerlo… Bene, mentre mi lasciavo avvolgere dalla storia, questo romanzo mi ha parlato. È arrivato dritto al cuore!

Complice, certo, l’abilità narrativa di Bianchini. Questo autore è capace di rendere straordinaria una storia normale. Avevo già letto un romanzo di Bianchini, Dimmi che credi al destino, e avevo già notato questa sua capacità di raccontare il passato, ma non mi aveva molto convinto. Con So che un giorno tornerai invece l’autore ha fatto tombola! È un libro meraviglioso, che sa farti emozionare. Anche con questo lavoro, Bianchini ci racconta l’Italia che cambia. Lo fa parlando di Emma, una ragazza sfortunata per alcuni versi, ma che ha avuto la forza di credere in se stessa. Oppure lo fa parlando di Angela, una donna infelice che solo in età adulta, dopo essere diventata nonna, riesce a maturare e a capire che la vita le aveva dato tanto, ma che lei non era riuscita ad apprezzare niente, persa a rincorrere un amore adolescenziale.

Emma mi è piaciuta tanto, una ragazza che veramente è cresciuta da sola, con il supporto di nonni e zii meravigliosi (specie lo zio Riccardo). Angela mi ha fatto tenerezza per alcuni versi, rabbia per altri. Una donna che non riesce a vedere il bello che la vita le offre; una donna per età anagrafica, ma una ragazzina ferma all’adolescenza quanto a maturità emotiva.

In questa storia ci sono poi anche altri personaggi importanti: Pasquale e Ferruccio. Il primo è un pusillanime, il secondo è l’uomo capace di restare perché ama come uno non può credere. Il suo amore si manifesta nel volere la felicità di Angela, ma anche nel saperla aspettare.

In questo romanzo tante frasi mi sono arrivate dritte al cuore, a volte facendomi male, altre facendomi riflettere. Così ho deciso di farvi partecipe dei miei pensieri. Ho scelto alcune (tra le mille mila) frasi e da lì parto per parlare di questa meravigliosa storia carica di amore, dolore e solitudine.

Credo sia la frase che più di tutte mi ha toccato. È vera al cento per cento. A una mamma puoi dire di tutto, fare i peggiori torti di questo mondo, eppure lei sarà sempre pronta ad accoglierti senza chiedere nulla. Ogni madre è capace di sopportare tutto e di tutto per il bene di un figlio. Angela non è stata in grado di farlo perché immatura emotivamente, tanto da sembrare egoista; Nerina è invece una mamma.

Bianchini ci parla di grandi amori, come quello di Angela per Pasquale, un amore che non è cresciuto; è rimasto un amore solo perché mantenuto in vita dai ricordi e dai rimpianti. Ci parla anche dell’amore forte e profondo di Ferruccio verso Angela, un amore difficile, a tratti infelice, fatto di lunghe attese. E poi ci racconta quello di Emma e Darko, un amore fatto di ribellione, ma anche di scelte.

Tutte le famiglie sono un po’ sgangherate. Ogni famiglia al suo interno ha le sue difficoltà, i suoi dolori e tutte cercano di risolverli. Certo, a volte si sbaglia, ma la famiglia è ciò che ci tiene insieme, l’unico luogo dove sai che puoi trovare amore, affetto, solidarietà, complicità. La famiglia Pipan è bellissima, perché Igor e Nerina sono due fari luminosi, attenti e silenziosi.

Sono contenta di aver letto questo romanzo, una storia ben narrata, scritta in modo fluido e scorrevole. Sono felice di aver dato una seconda possibilità a questo autore, perché è veramente bravo. Quando una lettura sa suscitarti emozioni vuol dire che ha raggiunto il suo scopo, perché ti ha lasciato parte del suo messaggio. Consiglio questo libro a chi ama le storie "vere".

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