Ci provo con… #2: La memoria delle farfalle di Annamaria Piscopo




Questo mese saranno coinvolti i seguenti:



Per un motivo o per un altro non sono mai riuscita a partecipare a questa rubrica (l’unica volta è stata lo scorso ottobre), quindi oggi sono felicissima di far parte di questo gruppetto di blog e di parlarvi di un romanzo per ragazzi che ho scelto di leggere perché attratta dalla copertina.



Autore: Annamaria Piscopo

Titolo: La memoria delle farfalle

Editore: Rizzoli

Data di pubblicazione: 3 marzo 2020

Pagine: 288

Giulia ha sedici anni, pochi grilli per la testa e un'amica del cuore, Alice, con cui trascorre tutte le sue giornate tra la scuola e il tempo libero. Finché un giorno Alice muore sotto i suoi occhi e il mondo di Giulia va in pezzi.

Una sera incontra Mattia: diciotto anni, capelli ribelli, un ragazzo dolce e semplice che nelle ore libere dal liceo lavora in un allevamento di farfalle, la sua passione. Anche lui ha subito una perdita, sua madre è morta pochi mesi prima e sta ancora cercando di ricostruire la sua vita attorno a quell'assenza. Giulia e Mattia si cercano, si innamorano, si perdono, fino al momento in cui capiscono che insieme possono essere più forti.

Ma, con il passare dei mesi, Giulia si rende conto che la realtà intorno a sé nasconde delle ombre. Alice aveva dei segreti e lei, forse a causa del trauma della perdita, li aveva dimenticati. Un passo alla volta, Giulia deve trovare il coraggio di affrontare il dolore, le cose non dette e quelle che ha dimenticato, arrivando a scoprire quanto può essere forte l'amore, in tutte le sue forme.








La memoria delle farfalle è un romanzo che parla di ragazzi adolescenti. È una bella storia, con sensazioni a volte anche forti, e si rivolge in primo luogo ai ragazzi.



Ho però una difficoltà nell’assegnare una “valutazione” (diciamocela tutta, io ho un problema con le valutazioni sempre, anche a scuola…). Il romanzo della Piscopo mi è piaciuto e anche tanto, però… Proverò a farmi capire, perché il mio pensiero è contorto. Quindi cerco di andare con ordine.



Il romanzo è suddiviso in due parti. E sinceramente anche il mio giudizio è diviso in due.

La prima parte è un romanzo per ragazzi e contiene la freschezza, la leggerezza, le sensazioni tipiche dell’adolescenza. Mi aveva preso tantissimo, tanto che l’ho praticamente “bevuto” come fosse un bicchiere d’acqua per un assetato… In questa sezione del romanzo si alternano i punti di vista di Giulia e di Mattia, due adolescenti che hanno i loro quotidiani problemi a scuola, ma che soprattutto hanno da poco subito una perdita importante. Giulia ha perso la sua migliore amica, Alice, mentre Mattia ha perso la madre.

Nella seconda parte invece il romanzo diventa molto più lento, a tratti pesante, più di cervello che non di sentimento. Non è un caso che in questa seconda parte faccia capolino il punto di vista di Angela, una donna di 38 anni in profonda crisi. Mentre leggevo, ho provato una sensazione di “fastidio” anche verso le farfalle, che tanto mi erano piaciute nella prima parte.

Ultimo freno sono stati i capitoli finali (per l’esattezza gli ultimi due). Sono elementi conclusivi. Tutti i tasselli vanno al loro posto, in alcuni punti un po’ stirati e stridenti, ma cercano di dare una spiegazione a tutto quello che è stato vissuto da Giulia. Però mi hanno lasciata molto indifferente. Li ho quasi subiti. Credo che proprio quest’ultima parte sia stata quella che ha poi fatto scendere il mio giudizio.



Sebbene nel complesso la storia si svolga in modo lineare e ben costruito, ho avuto la sensazione che in questo libro siano presenti due anime di fondo che un po’ mi hanno “bloccato”. Forse avrei evitato la seconda parte o comunque avrei evitato Angela. Capisco l’intento, perché è chiaro che il messaggio di fondo dell’autrice sia l’elaborazione del lutto e soprattutto come si vivono le varie facce dell’amore, da quello filiale a quello fraterno a quello di coppia. Sembra quasi che tutto il racconto sia un modo per superare un lutto. Gran parte della narrazione è incentrata su questa problematica. La perdita di un genitore, di un amico, di un fratello, di un figlio sono trattati con delicatezza. In realtà, in questo libro si trovano due temi importanti ed entrambi sono trattati veramente bene: l’amore e il dolore. E, benché voglia essere un elogio dell’amore, io ho trovato molto dolore. È anche vero che spesso nel racconto torna il concetto che per amare bisogna soffrire. Le due diverse tematiche sono centrali in tutto il tessuto narrativo e quasi sembra un diario di sensazioni. Sono emozioni vere e forti quelle che Annamaria Piscopo ci presenta in questo suo lavoro.



Termino col dirvi che è un romanzo di cui consiglio la lettura a tutti coloro che hanno perso qualcuno e ancora soffrono per questa perdita, perché, attraverso la storia di Giulia, Mattia e Angela (ma anche di tutti gli altri personaggi), riusciranno a trovare il vero senso della parola “amore”.



Prima di lasciarvi, voglio ricordarvi di leggere le recensioni degli altri blog. Al prossimo 28 del mese (chissà quale, ma spero di essere più presente) con un altro nuovo autore…



Ringrazio la CE per avermi omaggiata della copia in digitale.

Commenti

  1. Manu credi sia adatto per ragazze adolescenti? Sai che io cerco sempre libri per le mie figlie

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    1. Sì, adattissimo. Parla proprio a loro. Per le tue figlie è adeguato. E poi per una parte è ambientato a Napoli!

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  2. E' un libro che ho incrociato molte volte, soprattutto perché adatto a una mia rubrica, ma non ho mai deciso se prenderlo o no. La tua recensione molto dettagliata però mi ha confermato che per il momento lo lascerò perdere

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    1. Flo, secondo me invece dovresti leggerlo. Sarebbe interessante vedere il tuo punto di vista.

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  3. Bella recensione. Difficile spiegarsi quando un libro lascia sensazioni contrastanti, tu ci sei riuscita fornendoci tutti i dettagli dal tuo punto di lettura, quindi grazie. Mi hai incuriosito.

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    1. Grazie, questo mi fa piacere. Soprattutto perché il libro è scritto veramente bene e merita attenzione

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