Blog Tour: I segni del male di Simone Regazzoni (Intervista a Giulia)


Con questo mio articolo partecipo al BT dedicato al nuovo romanzo di Simone Regazzoni: I segni del male. Ringrazio fin da subito Marianna (A spasso coi libri) che mi ha coinvolta in questa iniziativa e la Rizzoli per la copia digitale del romanzo. Sono stata molto felice di questa lettura, primo perché amo i thriller. Sono una patita di telefilm Crime, non ne perdo una puntata, e questo romanzo mi ha immerso in questo tipo di atmosfera. Inoltre è una storia ambientata a Roma, nel cuore della mia città. Soprattutto unisce modernità e storia antica, quella relativa alla “nascita di Roma”. In ultimo, ma non per importanza, mi ha permesso di conoscere un autore nuovo caratterizzato da una scrittura emozionante e avvolgente. Mentre leggevo, molto spesso sono rimasta con il fiato sospeso e confesso che in alcuni momenti ho provato paura.

Autore: Simone Regazzoni

Titolo: I segni del male

Editore: Rizzoli

Data di pubblicazione: 27 ottobre 2020

Pagine: 416

Roma, 2020. Sulle strade della città la neve si mescola con il sangue. Davanti allo specchio del bagno, Giulia osserva i lividi dell’ultimo allenamento di MMA sul corpo scolpito. Poi indossa la divisa di ordinanza ed esce nella notte. Roma è ricoperta da una coltre di neve. Nel Foro romano – dove, secondo la leggenda, è sepolto Romolo – è stato ritrovato il cadavere di una donna sventrata. Un serial killer sta mettendo in ginocchio la capitale attraverso efferati delitti che rimandano alla fondazione della città eterna. Uccide con addosso una testa di lupo e un mantello di pelliccia e incide sulla pelle delle vittime un’oscura maledizione arcaica: sakros esed. Per il commissario Giulia Rakar è solo l’inizio di un’indagine pericolosissima. Nonostante a trentun anni sia una profiler impeccabile, Giulia nasconde una profonda ferita del passato e convive con il buio da quando era bambina. Perché le sfaccettature del Male sono infinite e anche quando sei convinto di essere tu a dargli la caccia lui può dare la caccia a te. E stavolta per risolvere il caso non le basterà entrare nella mente del killer: dovrà evitare che sia lui a entrare nella sua.

Tappa 4 - La parola alla profiler

Ho immaginato di incontrare Giulia e di parlare con lei della professione del profiler, una nuova figura che sta sempre più prendendo spazio all’interno delle indagini su crimini seriali.

Foto scattata da me. Veduta dal Colosseo.
Oggi a Roma è una giornata con un tempo terribile, piove da due giorni e questo cielo plumbeo mi mette tristezza. Decido che, per sollevare il mio umore, farò una passeggiata tra le antiche rovine del Foro. Camminare per Roma Antica sotto la pioggia è quasi magico e surreale. Poche persone in giro e camminare ai piedi del Colosseo è bellissimo. In lontananza noto una figura appoggiata alle ringhiere, con lo sguardo perso sul parco del Foro. Mi avvicino e riconosco l’ispettore Rakar, una bellissima ragazza, un po’ schiva e solitaria, ma una persona con la quale è piacevole scambiare due parole. Le chiedo di concedermi due minuti, ma la sua naturale ritrosia le fa scuotere la testa in forma di diniego; poi mi chiede perché io voglia parlare con lei e mi concede minuti preziosi del suo tempo.

Domanda: Cosa ti ha spinto verso lo studio della Criminologia e, in special modo, a diventare profiler?

“Penso che a segnarmi sia stata la perdita dei miei genitori nel 1996. Ero una bambina, ma quell’evento ha lasciato in me una traccia profonda. Quella notte mi ha portato a osservare il mondo in disparte, sviluppando un modo tutto mio di guardare”. Da qui la spinta a diventare una profiler, ora sono LA profiler della squadra mobile omicidi. Osservo i dettagli, non trascuro niente. Vedo ciò che gli altri non vedono, ecco perché mi chiamano “la sensitiva”, anche se vorrebbero chiamarmi “la strega”. Del resto, fino a quando John Douglas non ha teorizzato questa disciplina decretando la nascita ufficiale del profiling, tutti gli agenti che lo praticavano erano paragonati a stregoni e/o sensitivi. Il guaio di questa disciplina è che non ha mai avuto un vero e proprio statuto scientifico.”

Domanda: Ti senti una sensitiva o una scienziata?

“Il fatto è che diamo un’accezione distorta al termine sensitivo. Bisogna considerare il fatto che un sensitivo è un uomo senza poteri magici, ma capace di osservare e analizzare. Quindi possiamo dire che è un uomo allenato a usare il cervello nella sua totalità, capace di vedere e percepire le connessioni tra gli elementi. In questa descrizione non vedo nulla di magico o soprannaturale, ma solo tanta logica e capacità di osservazione. E le osservazioni vanno condotte con rigore scientifico.”

Domanda: Quali sono gli elementi importanti del profiler?

“Un buon profiler deve accostarsi alla scena del crimine con la mente libera e deve essere in grado di farsi riempire delle emozioni, sensazioni, immagini e pensieri di chi ha causato quell’orrore. Bisogna saper accogliere tutti gli odori della scena, compreso l’odore di morte. (Giulia chiude gli occhi, sospira e poi riprende a parlare). Bisogna entrare sulla scena del delitto nello stato mentale più neutro e aperto possibile, per sentire la scena in modo diretto, senza filtri, e cercare di entrare in contatto con la psiche del killer. Chiaramente è un processo delicato, vieni condotto in luoghi oscuri e questo richiede autocontrollo, devi essere capace di isolarti da tutto. Un bravo profiler deve “dialogare” con il killer.”

Domanda: Che differenza c’è tra il lavoro della scientifica e quello del profiler?

“Sono due lavori diversissimi, ma complementari. La scientifica cataloga, analizza, compara tutte le prove. Le numera, le mette in ordine. Il profiler invece “sente” la scena, avverte le emozioni del Soggetto Ignoto, ma anche della vittima. Nel caso del nostro S.I. di Natale si poteva percepire la sua volontà di mettere in mostra la sua opera. Quella donna massacrata, quella bambina sacrificata, erano le sue opere d’arte. Erano anche il suo rituale, un modo per tornare in contatto con la Storia di Roma e del suo fondatore Romolo.”

Domanda: Come procedi quando devi redigere il profilo di un S.I.?

“Questa è la parte più tosta. Devi cercare di mettere in ordine i tuoi pensieri e spiegarli alla squadra. È un lavoro da fare con calma, cosa che Santià proprio non capisce. (Giulia alza gli occhi al cielo e sbuffa). Per stilare un profilo ho bisogno di tempo per pensare, organizzare, studiare tutti gli elementi. Ho bisogno di muovermi, devo liberare l’animale selvaggio che è in me. Per far questo ho creato uno spazio ad hoc a casa mia.”

Dal giaccone nero di Giulia fuoriescono le note di Karma Police dei Radiohead. Giulia mi guarda e le sue labbra assumono l’aspetto di un sorriso: “Scusa, ma il capo chiama. Devo rispondere”. Estrae dalla tasca il telefono cellulare e ascolta il commissario Santià che la convoca sulla scena del crimine. Volta le spalle e se ne va verso la sua destinazione.



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