Incontro con… Fabio Genovesi
Nella bellissima cornice artistica del chiostro del Convento del Carmine, ora Casa delle Culture e della Musica, a Velletri sono finalmente tornata a una presentazione!
Mi mancava molto poter incontrare gli autori. Per caso,
attraverso IG, ho scoperto la rassegna culturale Velletri Libris. Tenendo d’occhio
il palinsesto, sono venuta a sapere della presenza di Fabio Genovesi all’evento
e non ho potuto resistere.
Di Genovesi ho letto due romanzi, Rolando del camposanto (recensione) e Cadrò, sognando di volare (recensione), diversi tra loro per genere e per pubblico a cui sono rivolti e in entrambi
i casi sono rimasta affascinata dalla sua scrittura.
Quindi il 26 agosto sono andata a Velletri, facendo anche un tuffo nei ricordi visto che lì ho vissuto appena sposata, per ascoltare l’autore parlare del suo ultimo romanzo: Il calamaro gigante.
Autore: Fabio Genovesi
Titolo: Il
calamaro gigante
Editore: Feltrinelli
Data di
pubblicazione: 6 maggio 2021
Pagine: 144
Del mare non
sappiamo nulla, però ci illudiamo del contrario: passiamo una giornata in
spiaggia e pensiamo di guardare il mare, invece vediamo solo "la sua
buccia, la sua pelle salata e luccicante". Forse perché appena sotto, e
poi giù fino agli abissi, c'è una vita così diversa e strabiliante da sembrarci
assurda, impossibile. Come per secoli è sembrata impossibile l'esistenza del
calamaro gigante, il mostro marino che ha mosso alla sua ricerca gli
esploratori più diversi. Come il sacerdote Francesco Negri, che nel 1663 a
quarant'anni compiuti parte da Ravenna per la Scandinavia misteriosa,
diventando il primo viaggiatore a raggiungere Capo Nord. O come il capitano
Bouyer dell'Alecton (a cui si ispirerà Jules Verne per scrivere "Ventimila
leghe sotto i mari"), che mentre naviga verso la Guyana nota all'orizzonte
qualcosa di inaudito: è la prima testimonianza del calamaro gigante, dei suoi
occhi enormi e intelligenti, dei tentacoli come terribili serpenti marini
avvinghiati alla nave. Ma nessuno gli crederà. Sono pochi infatti gli
scienziati che ascoltano le parole degli uomini di mare – naviganti, pescatori,
indigeni... –, i più le credono bugie da marinai o allucinazioni collettive:
quel che hanno visto contraddice tutte le teorie che abbiamo scritto finora e
quindi non l'hanno visto. Fabio Genovesi racconta la vera storia di questo
impossibile, del calamaro gigante e di chi lo ha cercato a dispetto di tutto,
insieme a mille altre storie che come tentacoli si stendono dall'oceano a casa
nostra. Ricordandoci che viviamo su un pianeta dove esistono ancora i
dinosauri, come il celacanto, o animali come gli scorpioni che sono identici e
perfetti da quattrocento milioni di anni, invitandoci così a credere
nell'incredibile e a inseguire i nostri sogni fino a territori inesplorati. E
lo fa mescolando le vite di questi esploratori stravaganti e scienziati
irregolari – tra cui la pioniera Mary Anning, "colei che da sola ha
cambiato la storia della Terra", e del suo cagnolino Tray –, alla storia
privata di sua nonna Giuseppina, che a cena parlava con il marito morto da
anni, della compagna delle medie che un giorno smette di camminare per non
pestare le formiche, della bambina nata per un appuntamento mancato in
gelateria. Ne emerge un pianeta che sembra una grande follia, ma se smettiamo
di sfruttarlo e avvelenarlo, se smettiamo di considerarci un gradino sopra e
capiamo di essere mescolati al tutto della Natura, ecco che diventiamo anche
noi parte di questo clamoroso, smisurato prodigio, mentre su queste pagine
navighiamo alla sorprendente, divertente, commovente scoperta delle meraviglie
del mondo e quindi di noi stessi.
In un bellissimo dialogo, personale, intimo e divertente, Fabio Genovesi ha conversato con Guido Ciarla per parlare dei temi trattati nel libro. Ho già il romanzo nel mio e-reader e, dopo aver partecipato a questa serata, sono decisa a leggerlo quanto prima.
Fabio ha parlato del libro in modo personale, mescolando ricordi semiseri a temi importanti. Mai pedante o saccente, si è dimostrato essere una persona con la quale chiacchierare diventa facile. Uno di quegli autori che io adoro, che “a pelle” mi diventano simpatici. So che non dovremmo farci condizionare dalle impressioni personali, ma io vivo molto le sensazioni e, se un autore mi ispira fiducia, lo leggo più volentieri. Mi capita in pochi casi, ma quando capita vi garantisco che è qualcosa di speciale. Fabio Genovesi mi aveva già conquistato con la sua penna, ma ora anche come persona, che, oltre ad essere vicina al suo modo di essere “scrittore”, è anche un abile “narratore”.
Avete presente quando ti ritrovi con un vecchio amico e
cominci a ricordare avvenimenti della tua vita? Bene, la chiacchierata che
Guido Ciarla ha condotto con Fabio Genovesi è stata un po’ così. Il moderatore
ha posto alcune domande significative, volte a ripercorrere tutto il romanzo.
Ha cercato di mettere in luce i temi principali. Vi ripropongo alcune di queste
domande con le risposte dell’autore.
Il mare è per te un
elemento importante?
“Io ho avuto la fortuna di nascere sul mare. Una fortuna,
perché io amo il mare. Per me il mare è sempre stata la normalità. Mi serve per
scrivere. Mi aiuta a ricordarmi quanto non sono, e non siamo, nulla. Sei
davanti a questa distesa enorme che c’è da millenni e ti accorgi che noi non
siamo nulla.”
Questo libro quindi
nasce al mare e parla di questo calamaro gigante…è un libro in cui ognuno di
noi trova qualcosa di diverso. Ma il calamaro è presente in tutto il libro: è
il protagonista o l’io narrante?
“Tutto comincia il primo giorno di scuola. Mio nonno aveva
dieci fratelli maschi, tutti scapoli. Io sono l’unico nipote, ero un po’ il
nipote di tutti e mi si litigavano. Tanto che io sono sempre stato con i
vecchi. Poi però è arrivato il primo giorno di scuola. In quel primo giorno la
maestra chiese di disegnare il proprio animale preferito e tra i vari cani,
gatti e cocorite io disegnai il mio animale preferito, quello che tutt’ora è il
mio animale preferito: il calamaro gigante. La cosa fece ridere i miei compagni,
i quali dicevano che questo animale non era reale. Nel libro il calamaro è una
specie di io narrante, ma è anche un po’ il protagonista.”
Nel libro tu parli di
te e delle scoperte che riguardano il calamaro. Parlaci del rapporto con tua
nonna e spiegaci come è possibile vedere spegnendo la luce.
“Molti nella mia famiglia sono folli. Un anno passai un
periodo con mia nonna, che per motivi sconosciuti era andata a vivere in un
paesino sugli Appennini tosco-emiliani. Là non c’era nulla, soltanto un jukebox
che mandava solo una canzone: Ti amo di Umberto Tozzi. Una canzone cui ho
dedicato pagine e pagine di esegesi, ma che non capisco. Una sera trovai la mia
nonna che era da sola nella stanza e che mi chiese di spegnere la luce, perché
quando non c’era la luce poteva parlare con l’ombra del marito. La cosa mi fece
paura, spensi la luce, ma, cominciando anche io ad intravedere qualche ombra,
la riaccesi subito, feci notare che il nonno non c’era e vidi così mia nonna rattristarsi.
Una sera, rientrando a casa, vidi la nonna sul portone che guardava in alto,
anche se non si vedeva nulla. Mi avvicinai e lei mi chiese di spegnere la luce.
La accontentai e così riuscii a vedere il cielo e le stelle e mi stupii di
tanta meraviglia. Allora la nonna mi disse: Vedi Fabio, il cielo c’era anche
prima, solo che non lo vedevi perché c’era la luce della lampadina. Ogni tanto
bisogna spegnere la luce della ragione, perché, come la lampadina del portone,
non permette di vedere il cielo e le stelle.”
Fai una lunga riflessione
sulle bugie. Le bugie tengono insieme il vivere comune.
“Le bugie che si dicono per non far soffrire mi piacciono.
Quando vieni lasciato e soffri, è inutile insistere di voler sapere la verità,
è meglio sentirsi dire: Non sei tu, sono io.
A me piace quando le persone, come alternativa ad una inutile
sofferenza, credono a qualcosa che è palesemente falsa.”
Le storie sono
centrali. Le storie sono tutto, per questo le amiamo tanto. Che cosa è per te
la Storia e le storie.
“La Storia con la S maiuscola è una serie di avvenimenti di
Re, Regine e Imperatori, che non siamo noi. Noi nei libri di Storia siamo riassunti
in una sola riga: il popolo rumoreggia… Noi, la stragrande maggioranza delle
persone, per la Storia siamo soltanto il popolo. Invece noi siamo le storie. La
Storia ci insegna le cause della Seconda Guerra Mondiale, ma a me interessa di
più sapere come ha fatto mio nonno a sopravvivere a quel conflitto, a fare
l’amore con la mia nonna, a far nascere la mia mamma, che poi ha fatto in modo che
nascessi io. Quando mi chiedono chi siano i miei maestri narrativi, ai grandi
io aggiungo sempre il nome di Luciano Rossi. Il mio maestro era Luciano Rossi,
lo spazzino di Pontedera, che sapeva raccontare le storie. I grandi maestri
della scrittura non sempre sono quelli che scrivono, ma molto spesso sono
quelli che raccontano le storie. E Luciano sapeva raccontare benissimo le
storie. Era un grande narratore.”
In questo libro è
evidente il tema fondamentale del rispetto dell’ambiente.
“La natura è tutto, anche i gabbiani che volano nei cieli di Roma. La natura siamo noi. Mio zio Aldo diceva sempre: Sporcare il mondo è come pisciarsi addosso nelle mutande.
Se noi continuiamo ad inquinare, si muore noi. Il giorno in cui l’uomo sparirà, gli animali si riprenderanno il loro spazio. L’uomo sa fare una cosa bene, sa sopravvivere. L’Homo Sapiens stava per estinguersi, ma si è spinto fino al mare è da lì è sopravvissuto. Siamo grandi perché siamo parte di qualcosa di grande, non perché siamo superiori. Capire che siamo parte di questa meraviglia è la chiave per cambiare.”
Naturalmente al termine della lunga, ma spassosissima, chiacchierata c’è stato il firma-copie e io ne ho approfittato per fargli firmare il libro che mi sta molto a cuore: Rolando del camposanto.
Nota personale: Durante la presentazione, Fabio ha parlato di “segni” e del fatto che, come si esce, come ci si muove, si fanno scoperte e si vivono nuove avventure. Tornando a casa, anche noi abbiamo avuto la nostra avventura. Per tornare a Roma siamo passati in mezzo a strade della campagna pontina. Ad un certo punto, nell’oscurità della notte, davanti a noi si muove qualcosa. Nel buio della strada sembrava un cane abbastanza grosso, ma, mentre ci avviciniamo, ci si mostra davanti un istrice con tutti gli aculei alzati. Uno spettacolo meraviglioso, soprattutto per me che non avevo mai visto un istrice dal vivo e che immaginavo fosse un animaletto piccolo, come i ricci, non un bestione di quel tipo!
Vi consiglio di passare sul sito di Velletri Libris per leggere il resoconto della serata (qui).
Le foto della presentazione le ho prese dal sito www.velletrilibris.it, mentre quella con l’autore è stata scattata da mio marito.
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