Recensione: Dona Flor e i suoi due mariti di Jorge Amado

Prima di parlarvi del romanzo, è necessaria una premessa.

Dona Flor e i suoi due mariti di Jorge Amado non sarebbe stata una mia lettura se non fossi stata “costretta”. Chiaramente non è che qualcuno mi abbia obbligato realmente e comunque avrei potuto abbandonare, nel rispetto dei Diritti del Lettore (come ben detto da Pennac in Come un romanzo), solo che io sono una che non molla un romanzo.

Come sono arrivata a leggere questo romanzo? L’ho scelto, ahimè! Da maggio scorso partecipo al Club del libro promosso da La Bottéga. Ogni ultimo mercoledì del mese ci incontriamo, guidate da Nicoletta, Francesca e Micaela, e parliamo del libro che abbiamo scelto di leggere. A fine serata scegliamo l’autore o l’autrice di cui leggeremo durante il mese successivo, in vista del nuovo incontro. Nell’ultimo incontro abbiamo deciso di leggere le opere di Jorge Amado. Io non conoscevo questo autore, quindi ho cercato su Audible un suo romanzo e la scelta è ricaduta su questo titolo. Perciò ho letto questa storia, guidata dalla voce narrante di Andrea Oldani.

 


Autore: Jorge Amado

Titolo: Dona Flor e i suoi due mariti

Editore: Garzanti

Data di pubblicazione: 1 luglio 2021

Pagine: 600

"Dona Flor e i suoi due mariti" è uno dei capolavori di Jorge Amado: la ricchezza verbale, la perfetta architettura narrativa, lo humour e il contagioso amore per la vita sono quelli dei grandi classici della narrativa sudamericana. Nella moltitudine dei personaggi, nel delicato mormorare delle comari, nelle inquietudini di Flor, inseguita dal desiderio, la miseria e la grandezza degli abitanti di Bahia hanno la loro celebrazione. Il romanzo ruota attorno alla vedovanza di dona Flor e al suo lutto stretto, vissuto nel ricordo di Vadinho. Coglie l'intimità della giovane vedova, il suo riserbo, le sue notti insonni e la sua insoddisfazione. Racconta di come arrivò onorata al suo secondo matrimonio, quando il fardello del defunto cominciava a pesare sulle sue spalle, e di come visse in pace e armonia, senza dispiaceri né soprassalti, col suo bravo secondo marito, nel mondo della farmacologia e della musica. E mentre lei brilla nei salotti e il coro dei vicini le ricorda la sua felicità, Vadinho, nel suo corpo astrale, la visita, la corteggia, le elargisce gioie eccezionali e consigli formidabili.


Dona Flor e i suoi due mariti è uno dei romanzi più conosciuti dello scrittore brasiliano Jorge Amado, venne pubblicato la prima volta nel 1966 e in seguito ne venne fatta una trasposizione cinematografica nel 1976. È la storia di una ragazza, dona Flor, e di come, tra avventure e disavventure, più le seconde che le prime, trascorre la sua vita a Bahia. Ci viene presentata la vita di questa ragazza tra momenti tanto ridicoli e assurdi da essere una macchietta e tra superstizioni popolari e pettegolezzi delle comari.

Importante è proprio la relazione tra i due mariti di dona Flor,

 

… così diversi, ma tutti e due suoi mariti, davanti al prete e davanti al giudice.

 

 

Benché non si faccia esplicito riferimento a date, si può ritenere che il romanzo sia ambientato a metà del ‘900. Pur presentando elementi che facciano intravedere un’apertura e un progresso nella vita quotidiana, ci sono ancora elementi legati alla cultura popolare, fatta di tradizioni un po’ antiquate (medioevali, direbbe dona Gisa) e superstizioni. A farla da padrone poi ci sono i pettegolezzi delle comari.

 

Tutto il racconto è imperniato da una vena ironica, quasi sarcastica, come volesse prendere in giro il mondo popolare in cui è ambientato. I personaggi sono macchiette, talmente tanto esagerate in alcuni tratti che dopo un po’ vengono a noia. Non ho ben capito quale fosse l’intento dell’autore, quindi non so bene come esprimere il mio parere, ma ho trovato il suo racconto molto esagerato. Una sorta di voluta esagerazione. E dire che era cominciato bene! L’inizio della storia infatti era divertente e coinvolgente, ma piano piano quella vivacità ha perso calore e colore e tutto è diventato ripetitivo e quindi pesante. Molto spesso vengono ripetuti concetti e/o caratteristiche. Faccio un esempio: ogni volta che l’autore presenta dona Gisa (e vi garantisco che è molto presente), egli ripete sempre che è una donna colta, legata all’America, con un linguaggio da “gringa”. Credo di aver apprezzato i primi tre capitoli, poi è stato un lento trascinarsi. Sembrava riprendersi alla fine della terza parte, ma anche lì la descrizione dei vari eventi è stata lenta.

 

…nell’esistenza di dona Flor e del dottor Teodoro, non accadde più nulla di cui s’imponga la narrazione, non essendo nostra intenzione prolungare questa cronaca, già sostanziosa, col racconto d’una vita quotidiana di bonaccia, monotona e insipida materia letteraria.

 

È stato un ritmo contrastante, quasi come la cultura sudamericana: al colorito e vivace carnevale fa da contraltare la lentezza nella conduzione della vita quotidiana. Ammetto che l’inizio della storia mi ha fatto venire in mente la vivacità del film d’animazione Rio con le sue musiche allegre, poi tutto questo si è un po’ perso. Insomma, “il troppo stroppia” e questa esagerazione nel rendere ridicoli i personaggi, tutti i personaggi, ha rovinato il gusto di un romanzo che poteva essere interessante. Mi piaceva l’idea di conoscere l’evoluzione di dona Flor, da ragazzina adolescente che si sposa tanto per riuscire a fuggire da una madre impossibile a giovane donna vedova che ha però bisogno di sentirsi ancora donna. Eppure quasi l’ho presa in antipatia. Così come ho detestato dona Norma, amica buona e generosa di Flor. Un romanzo in cui le donne hanno un ruolo preponderante, ma sono tutte impiccione e pettegole. Persone che vogliono metter bocca sempre su tutto, che sia come si deve comportare una vedova fino a chi dovrà essere il secondo marito…

La fine del romanzo è arrivata come un dolce sollievo, non ne potevo davvero più. In perfetta sintonia con tutto l’andamento del libro, anche il finale ha del grottesco.

Cosa salvo di questo romanzo? Ben poco, l’originalità della struttura della narrazione. Si apre con una situazione “sconvolgente”, torna indietro per far conoscere bene dona Flor e la sua vita matrimoniale con Vadinho. C’è poi il racconto del periodo della vedovanza e quindi il secondo matrimonio. Il tutto inframmezzato con lezioni di cucina di dona Flor. Per il resto, come già detto, l’ho trovato esagerato e noioso.

Credo di aver capito che la letteratura sudamericana non faccia per me.


Una nota positiva per l’audiolibro di Audible è la bravissima voce narrante. Andrea Oldani riesce a rendere perfettamente la musicalità della lingua, si riesce a percepire bene il clima dell’ambientazione.

 


Con questa lettura partecipo alla rubrica Ci provo con…, ideata da Chiara (La lettrice sulle nuvole) con lo scopo di spingerci a conoscere autori nuovi e a uscire dalla nostra comfort zone.

Decisamente con Jorge Amado sono uscita dal mio guscio, ma questa prima volta non è stata positiva. Non credo riuscirò a dare una seconda possibilità a questo autore, è davvero troppo distante dalle mie corde.

 


Jorge Leal Amado de Faria
, noto come Jorge Amado, è stato uno scrittore brasiliano. I suoi racconti ci presentano la vita quotidiana del mondo proletario del Brasile raccontata con umorismo, ma con grande umanità. L’autore è sempre stato molto attento alla realtà sociale del proprio Paese e questo lo ha portato a vivere in esilio. Le sue opere sono molto spesso incentrate sulle donne.



Commenti

  1. Mi dispiace non ti abbia convinta. Io amo questo autore ma il genere sudamericano classico spesso è difficile e la sua ironia è proprio uno dei tratti che mi piacciono di più. Semmai decidessi di riprovarci ti consiglierei Gabriela garofano e cannella

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    1. Mi segno il tuo consiglio, per ora non credo di poter affrontare nuovamente questo autore, ma io sono quella che delle seconde possibilità. Non escludo mai a priori una lettura.

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  2. Non ho mai letto nulla della letteratura sudamericana e leggendo questa tua recensione seppur non propriamente positiva, un po' mi hai incuriosita, non so se lo leggerò, però un pensierino dovesse capitarmi lo farei

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    1. Sicuramente la mancata positività della recensione è colpa mia, nel senso che non sono riuscita ad apprezzarlo forse proprio per una mia chiusura o ignoranza, ma sono felice di averti incuriosita.

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  3. Su questo autore all'incontro ci sono stati molti pensieri simili al tuo di sicuro le sue storie sono affreschi ricchi e strabordanti quindi capisco perfettamente le tue riflessioni. Io con "Teresa stanca di guerra" l'ho apprezzato.

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    1. Mi è mancato tanto l'incontro... anche perché ero davvero curiosa di confrontarmi. So che anche Micaela non ha apprezzato il libro, lei però ha ceduto e non lo ha terminato, io coraggiosamente sono arrivata in fondo. Probabilmente ho sbagliato lettura, avessi scelto altro magari non avrei trovato difficoltà. Segno anche il titolo che proponi tu, sia mai decidessi di riprovarci so cosa scegliere.

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  4. Una delle poche letture che ho lasciato a metà. Generalmente anche io come te tendo a finire i libri ma con questo non sono proprio riuscita l'ho trovato di una pesantezza infinita

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  5. bellissima recensione in cui spieghi chiaramente il motivo per cui non ti è piaciuto il romanzo. solo perchè a molti un libro è piaciuto e viene reputato un classico, o addirittura un capolavoro, non vuol dire che i pareri inversi non siano validi. anzi. Io trovo bellissimo confrontare le opinioni e i pareri contrastanti, scoprire perchè qualcosa che a me è piaciuto ad altri invece no e viceversa. Ma sai cara Manuela spesso le persone sono solo brave a criticare e spargere cattiveria inutile, perchè fa figo, o perchè forse si è solo invidiose delle parole altrui soprattutto se spiegate con capacità di comprensione migliore di altre.

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    1. Grazie per aver lasciato questo commento. Anche io amo leggere i pareri discordanti dal mio, anzi a volte leggere un parere diverso o semplicemente parlare di uno stesso libro ti fa vedere sfaccettature che tu prima non avevi notato.

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  6. Che bello confrontarsi su libri dei quali abbiamo opinioni differenti. I libri trasmettono sensazioni diverse a persone diverse e non è detto che uno abbia ragione e l'altro torto. Pensa che noia se tutti la pensassimo allo stesso modo.

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  7. Capita che una storia o un autore non piaccia, giusto così. Dispiace sempre ma almeno ti sei fatta un'idea tua

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    1. Verissimo, almeno ora so che romanzi di questo tipo non fanno per me

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