La Giornata della Gentilezza: piccoli gesti che illuminano il mondo
A
volte basta un sorriso, una parola gentile o una porta tenuta aperta per cambiare
la giornata di qualcuno e anche la nostra.
La gentilezza è una lingua
che il sordo può sentire
e il cieco può vedere
Mark
Twain
Perché parlare
di Gentilezza?
Io risponderei con un’altra domanda: perché non
parlarne?
Ci siamo mai soffermati a pensare quante volte usiamo
le parole gentili o quante volte compiamo un gesto gentile? Sinceramente, io ogni
tanto ci penso e mi accorgo che, sì, faccio gesti gentili.
Un esempio è capitato qualche giorno fa
all’università. Dovevo entrare in aula per la lezione e stavano uscendo gli
altri studenti. Si è creato un piccolo ingorgo: tutti volevano entrare, ma un
ragazzo con una disabilità importante non riusciva a passare perché non poteva
aprire le pesanti porte. Quando sono arrivata in prossimità della porta e mi
sono accorta di quello che stava accadendo, l’ho tenuta aperta e ho atteso che
il ragazzo passasse oltre. Mi ha ringraziato non so nemmeno io quante volte,
eppure io non avevo fatto altro che agevolare la sua uscita.
Questo però mi ha fatto pensare che, a volte, non ci
prendiamo il tempo di osservare ciò che accade intorno a noi: siamo presi dai
nostri pensieri e non ci accorgiamo che un gesto o una parola possono
migliorare la giornata di chi ci è vicino — e anche la nostra.
Un sorriso, un grazie, un gesto cortese verso uno
sconosciuto o una sconosciuta non ci rendono più poveri, anzi: arricchiscono
la nostra giornata, la illuminano.
Essere gentili non vuol dire essere deboli. È
espressione della bontà e del rispetto che una persona ha verso se stessa e
verso gli altri.
Certo, in un mondo in cui ognuno vuole primeggiare sugli altri, in cui sembra
vincere chi fa la “voce grossa”, essere gentili può sembrare quasi un
atteggiamento da evitare.
Essere gentili vuol dire riconoscersi come
appartenenti alla stessa gens.
Se riscoprissimo questo significato profondo della parola “gentile”, saremmo in
grado di rendere il mondo un posto più inclusivo. Sono sempre più convinta che
essere gentili sia un modo per dire al prossimo che abbiamo rispetto verso
l’altro, che in qualche modo lo abbiamo a cuore, che ci interessa perché lo
riconosciamo uguale a noi.
Essere gentili illumina la giornata di chi ci è vicino — e anche la nostra.
Per questo motivo, ai miei alunni e alle mie alunne
sottolineo sempre l’importanza di questa giornata e li invito a compiere un
gesto gentile verso un compagno o una compagna.
La gentilezza è come un filo che unisce e ci permette di connetterci a livello
affettivo, in modo sempre più profondo.
Come è nata questa giornata?
Diciamo che è relativamente giovane: è nata nel 1998, durante la conferenza del
World Kindness Movement (Movimento Mondiale per la Gentilezza) a Tokyo,
con lo scopo di promuovere la gentilezza come forza unificante che va oltre le
barriere di razza, religione, politica e cultura — incoraggiando gesti di
cortesia e atti benevoli quotidiani.
Quindi vi propongo questo piccolo esercizio di
gentilezza: usate quanto più possibile le parole – buongiorno, grazie, prego, scusa, per favore, sei stato
prezioso/a per me, ti voglio bene – e fate gesti gentili come tenere aperta
la porta a qualcuno o aiutare una persona con borse pesanti.
È vero, questi sono gesti di cortesia, ma mostrano una
preziosa apertura verso gli altri. Vi garantisco che, a fine giornata, vi
sentirete più felici e soddisfatti.
Se dovessi consigliare una lettura, credo che la mia scelta ricadrebbe su Wonder di R. J. Palacio (recensione). Questo romanzo è un classico contemporaneo sul potere della gentilezza e dell’accoglienza. Attraverso la storia di Auggie, un bambino con una malformazione facciale che affronta la scuola statale per la prima volta, impariamo quanto sia importante scegliere la gentilezza ogni giorno, anche quando non è la via più facile. Un libro che commuove, fa sorridere e lascia una traccia di luce.





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