Recensione: Il silenzio degli innocenti di Thomas Harris

Autore: Thomas Harris

Titolo: Il silenzio degli innocenti

Editore: Mondadori

Data di pubblicazione: 14 maggio 2019

Pagine: 462

Hannibal Lecter è uno psichiatra geniale, un uomo colto e raffinato. Ed è anche un pericoloso psicopatico e un feroce assassino. Ma è l'unica risorsa che ha a disposizione la giovane agente dell'FBI Clarice Starling per rintracciare Buffalo Bill, l'imprendibile "mostro" che scuoia le sue vittime. Il dottor Lecter decide di aiutarla, ma al prezzo di uno scambio perverso: le consegnerà Buffalo Bill in tempo per salvare la sua ultima preda unicamente se Clarice accetterà di svelargli ciò che da anni tormenta la sua anima...


 


Il silenzio degli innocenti
non è mai rientrato fra la mie letture, a dire il vero non avevo mai visto nemmeno il film (l’ho fatto a lettura conclusa). Non so cosa mi tenesse lontano da questo romanzo, ma ora che lo ho affrontato capisco: il senso di angoscia. Mentre leggevo la storia di Clarice e Hannibal, ho provato paura, tanto che mi costringevo a fermarmi per riprendermi. In questo sono stata aiutata dal gruppo di lettura cui ho partecipato, perché la pausa tra una tappa e l’altra mi dava il tempo di riprendermi. Sicuramente, ad amplificare le mie emozioni, è stata la modalità in cui ho affrontato la lettura: ho infatti ascoltato il romanzo su Audible (con un lettore molto bravo) seguendo la narrazione sul mio e-reader.

Chi mi conosce sa perfettamente che io sono fifona, ma sono anche una contraddizione in termini, perché amo serie tv poliziesche come Law & Order e Criminal Minds, che in alcune puntate sono anche molto cruente. Questo per dire che amo leggere thriller psicologici.

Questa sarà una recensione diversa dal solito perché non posso dire nulla, altrimenti toglierei il gusto della lettura a chi vorrà dedicarsi a questo romanzo. Sicuramente molti di voi, lettrici e lettori, hanno visto il film, quindi sapete in linea generale la storia, ma tra romanzo letto e versione cinematografica ci sono delle differenze. Differenze che sono davvero poche.

La storia è scritta in modo talmente vivo e vibrante che la leggi tutta d’un fiato, peccato che poi io abbia passato notti completamente insonne…

Questo per ribadire il quadro nel quale io ho vissuto la lettura: angoscia pura. Almeno per la prima parte, ovvero quella più incentrata sul rapporto tra Clarice e Hannibal.

Benché Hannibal Lecter non sia molto presente nel romanzo, le parti a lui dedicate sono cariche di emozioni, tanto che in qualche modo sei sempre più curioso di conoscere cosa pensa e cosa lo abbia portato all’arresto. È come una presenza ingombrante per tutta la durata del romanzo, che però compensa il minore spessore di Buffalo Bill, ovvero del criminale che Starling sta cercando di catturare.

Thomas Harris ha saputo descrivere in modo preciso tutti i personaggi, ognuno dei quali viene tratteggiato a tutto tondo. Se dovessi fare un elenco, potrei dire che l’autore ha messo in evidenza la grande capacità manipolativa e persuasiva di Lecter, in contrapposizione al disagio di Buffalo Bill, il cui disturbo è descritto con attenzione, tanto che riesci quasi a provare pena per lui. Chilton emerge per la sua “stupidità”, è un tipo arrogante, lo è talmente tanto che riesce a mettere in pericolo tutta l’indagine pur di non perdere la sua “priorità” su Lecter. Catherine Baker Martin, la vittima, è descritta così bene che senti la sua paura, ma ancor di più avverti la sua determinazione a non lasciarsi sopraffare dalla disperazione. È una vittima che rimane combattiva fino all’ultimo. Crawford è una figura spettacolare, un “papà” protettivo ma capace di spronare il proprio successore e in questo caso Starling. Clarice è una ragazza veramente in gamba. Determinata, certo un po’ impulsiva, ma con una mente acuta.


Chiaramente, terminata la lettura, ho chiesto di vedere il film con Jodie Foster e Anthony Hopkins, che è uscito nel 1991. Ammetto subito che sono stata molto felice di vedere il film dopo aver letto il romanzo (anche se ho lasciato passare un paio di settimane) per due motivi: primo perché la versione cinematografica è molto fedele al romanzo, secondo (conseguente al primo) perché sapevo già cosa sarebbe successo nelle scene più forti. Ciononostante, ho provato tanta angoscia e tensione, dovute sia alla musica della colonna sonora sia alla bravura degli attori. Sono due i momenti che mi hanno maggiormente impressionato, uno dei quali mi aveva tenuta in tensione anche durante la lettura. Nella pellicola mi è mancata una scena, quella dell’ambulanza, che viene ben descritta nel romanzo, ma nella scenografia è solo “riportata” a Clarice tanto per dirle cosa fosse accaduto.

C’è solo un punto che secondo me differisce molto tra romanzo e versione cinematografica: il finale. Mentre il finale del romanzo mi ha lasciato una sensazione di angoscia perché molto aperto, quello cinematografico l’ho trovato debole, senza emozione.

C’è poi anche un altro aspetto, che riguarda i personaggi, differente e che mi ha un po’ disturbato. Nel romanzo la figura di Buffalo Bill è curata nei dettagli, viene descritto in modo profondo e a tutto tondo. Riusciamo quasi ad avere pena per lui e per quello che ha vissuto nell’infanzia. Quasi quasi riusciamo a capire il perché del suo disturbo e la conseguente voglia di uccidere. Nel film Jame Gumb è abbozzato, diventa quasi una macchietta. Non si capisce perché voglia cucirsi abiti di pelle umana.

Per concludere posso dire che sono soddisfatta di questa lettura, mi è piaciuta. Certo, in alcuni passi ho provato molta angoscia, un po’ scemata nella parte finale che è stata meno adrenalinica. Mi aspettavo una fine più definita, trovo infatti che la conclusione sia molto aperta e l’idea di Lecter ancora libero mi disturba.(Allerta Spoiler: non evidenziate la parte annerita se non volete leggerla.)






Commenti