Recensione: Le nostre prime sette volte di Bianca Marconero
Autore: Bianca Marconero
Titolo: Le nostre prime sette volte
Editore: Independently published
Data di pubblicazione: 10 ottobre 2019
Pagine: 374
«Io dovrei proprio licenziarti, Alice». «Lo hai già fatto sei
volte, Alex». «Speriamo che la settima sia quella buona». Quante volte devi
licenziare la tua segretaria prima di capire che non puoi vivere senza di lei?
Alice Baker è una giovane copywriter, idealista e determinata, con una
singolare propensione per i vestiti bizzarri. Alex è l’erede della Francalanza
Visconti, la casa editrice leader nei periodici, e ha un gusto impeccabile per
i vestiti. Fin dal loro primo incontro, Alex e Alice decidono di non piacersi
affatto. Non hanno niente in comune, non approvano lo stile di vita dell’altro,
sono totalmente incompatibili. Alice pensa che Alex sia uno snob egocentrico e
compiaciuto che gode nel farsi paparazzare con ragazze bellissime. Alex pensa
che Alice sia una patetica sognatrice, che colleziona licenziamenti ed è
convinto che, nonostante sia bellissima, resterà per sempre fuori dal suo
radar. Ma cosa succede se due persone che si sono già escluse a vicenda
scoprono di non potere stare l’una senza l’altra? Se scoprono di essere
attratti proprio dall’ultima persona al mondo che pensavano di prendere in
considerazione? Per quanto tempo si può negare la passione e si può mettere a
tacere un desiderio? Si può forse dire al cuore di non impazzire per l’unica
persona in grado di toccarlo? Dalle spiagge dell’isola di Capri, alle piste da
sci di Cortina d’Ampezzo, passando per Milano e i corridoi delle vivaci
redazioni di «Lollipop» e «Power Player», Alex e Alice si raccontano attraverso
le loro prime sette volte. Sette strade diverse per entrare in collisione o
separarsi per sempre. Una storia sulla ricerca dell’anima gemella e sulle
sorprese del cuore. Perché le persone più sbagliate per noi possono farlo
battere per il motivo giusto.
Non sono un’accanita lettrice ma devo dire che i romanzi di Bianca Marconero si divorano come un lauto pranzo dopo un lungo periodo di carestia! Conclusa l’ultima riga di questo capolavoro mi sono subito chiesta: “Ma quanto è sadica la nostra Bianca con i suoi personaggi?”. Ho avuto modo di apprezzare altre diverse opere di questa scrittrice che mi hanno affascinato dalla prima lettera fino all’ultimo punto e, proprio quando credevo che la sua mente non poteva partorire nulla di più tremendo di ciò che aveva fatto nel suo “Un maledetto lieto fine” al mio Brando, ecco che dà il meglio di sé in questo lavoro. Già nel suo “Non è detto che mi manchi” la storia di Alice e Alessandro e delle loro ripicche solo accennate mi aveva appassionato, tanto riempirmi di curiosità su quale sarebbe stata la loro fine. Nel libro erano soltanto due figure secondarie ma i loro personaggi erano già ben delineati nei loro caratteri e atteggiamenti e i loro battibecchi erano molo intriganti. Come la stessa autrice dichiara presentandolo questo libro nasce dall’esigenza di sapere “che diavolo è successo prima?” E “che diavolo succederà dopo?” ed è per rispondere a queste domande, che credo in tante ci siamo fatte, Alice e Alessandro prendono una forma più netta chiara ed evoluta.
Non sono molto brava a
recensire la parte strutturale di un romanzo, anzi posso dire che non ne sono
proprio capace, io apprezzo le storie per le emozioni che mi fanno vivere e per
le sensazioni che mi regalano e posso
assolutamente affermare che la cara Marconero non è altro che una piacevole
riconferma. La storia è ben scritta e
mai noiosa o scontata, i personaggi prendono vita raccontando le loro storie e
i loro tormenti interiori in modo molto coinvolgente in certi tratti anche al
cardiopalma. L’alternarsi dei due protagonisti che si scambiano il posto da un
capitolo all’altro permette di vivere a pieno le loro emozioni e consente di
collocare ogni evento, specialmente quelli emotivi, esattamente nell’essenza di
cui svolgono. In più posso dire che ho apprezzato alcuni riferimenti ad altre
storie che ho avuto modo già di amare, perché in questo libro riescono ad
entrare, a spiegare ed arricchire la storia senza mai rubarne la scena. Alex,
Alice, Fosco, Emilia, Brando, Pierre sono tutti personaggi che ho imparato ad
amare già prima di questo libro e in esso si completano.
Alex, affascinante erede della casa editrice
Francalanza Visconti, è un giovane ragazzo di una prestigiosa famiglia
milanese, lui è cresciuto molto presto a seguito di alcune vicende famigliari e
già molto giovane si trova a dirigere il segmento young della casa editrice dell’impero Francalanza. Lui è un ragazzo in gamba e
vuole dimostrare di meritarsi quel posto e non di occuparlo per semplice discendenza,
così mette in campo tutte le sue forze e le sue risorse. Bene, direte voi anzi OTTIMO….
per niente perché il nostro amico possiede una potente arma di distruzione per
gli sta intorno: è dannatamente affascinante, ricco e potente, ma cosa ancor
più grave sa di esserlo e non manca mai occasione per sottolinearlo e sbatterlo
in faccia soprattutto alla povera mal capitata Alice.
Alice è una giovane donna estremamente “particolare”
nel suo genere, il suo stile, completamente contro tendenza, la colloca quasi fuori
contesto in quello che è l’ambiente in cui si ritrova. All’inizio pensavo che
il suo modo quasi goffo di vestire e di muoversi nelle situazioni fosse
intenzionale per attirare le attenzioni, seppur negative, in un ambiente in cui
lei è senz’altro un pesce fuor d’acqua, ma più si delinea il suo personaggio
più si capisce che lei non ha bisogno di apparire perché la sua mente,
estremamente brillante, parla da sola. A lei bastano poche frasi per colpire le
attenzioni del nostro Alessandro “imprenditore” che scopre in lei e nelle sue
idee innovative un grande potenziale da investire per la ripresa della sua
rivista “Lollipop”. E così quasi per gioco o per scommessa la nostra Alice riesce a farsi assumere nella rivista.
Nasce così un turbinio di dispetti, ripicche e battibecchi che animano la loro
vita lavorativa. Il capo abituato a comandare ed essere venerato mal sopporta
l’impertinenza e la totale indifferenza della ragazza che riesce a farsi licenziare
e riassumere per ben sette volte. Seppur i primi licenziamenti sembrano motivati
da inaccettabili comportamenti sul lavoro, i successivi sono più dettati
dall’incapacità emotiva di Alex di gestire, non solo l’affascinante ragazza che
riscopre poco a poco anche se di molto al di fuori dei suoi canoni, ma soprattutto
quel senso di disorientamento che lo colpisce ogni volta che c’è lei di mezzo.
“C’era
persino prima che io la incontrassi, perché più che trovarla io l’ho
riconosciuta. E una cosa del genere spaventa a morte.”
Così i due iniziano a rincorrersi in
una serie di vicissitudini e di eventi che li trascinano dall’essere un “noi”
ad essere due estranei e viceversa con la stessa velocità in cui il cielo è
attraversato da una stella cadente.
Alice,
seppur fondamentalmente è una giovane donna capace, determinata e intelligente,
risoluta a non scendere a compromessi con un soggetto così egoista ed arrogante
come il suo capo, ad un certo punto della storia sembra quasi volersi
ricredere. Inizia a crederci veramente in quel capo dispotico nonostante tutto tanto
da volergli dare una possibilità.
“Perché ho trovato nei suoi occhi un posto adatto e ho
scoperto che non ci si sta affatto male. Perché c’è poco da fare. Io mi ci sono
affezionata a questo imbecille. E starei qui a guardarlo e volergli bene, a volergli
bene e guardarlo fino alla fine dei miei giorni.”
Ed ecco che la mente sadica
di Bianca partorisce di tutto e di più per queste due povere anime
che, a forza di rincorrersi, incontrarsi, anzi scontrarsi, per poi allontanarsi
nuovamente, fanno il gioco dell’elastico. E come tutti gli elastici troppo
tirati……. Il finale ti disorienta! Si
passa tutto il tempo a far il tifo ora per Alice ora per Alex, si spera di
tutto e si desidera la pace per questi due poveri sventurati ma alla fine la
mente brillante dell’autrice ti lascia in sospeso, perché per sapere “come
diavolo va a finire tra questi due” bisogna rincorrerli ancora per “ L’ultimo
bacio”. Io posso solo dire che corro a leggere l’epilogo di questa storia
sperando che almeno al termine Bianca mi regali il mio smielato LIETO FINE.
Mi intrometto al termine di questa bellissima recensione per dare il bentornata a Patrizia qui sul blog, mi mancavano le sue recensioni… Con questa, Patrizia partecipa alla reading challenge Vintage Trial, ideata da Chiara, Desirèe e Mariarosaria.
Ah, sì…un ultimissima cosa: “Buon compleanno
Patrizia!”
❤️
RispondiEliminagrazie per le tue belle parole! Grazie per aver seguito Alex e Alice dalle pagine di un maledetto addio e di Non è detto che mi manchi, fino a qui, la loro storia. Ne sono davvero felicissima. E Buon compleanno anche da parte mia!
RispondiEliminahai ragione Bianca è sadica! ci fa tanto soffrire
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