Recensione: Miss Alabama e la casa dei sogni di Fannie Flagg

Autore: Fannie Flagg

Titolo: Miss Alabama e la casa dei sogni

Editore: Rizzoli

Data di pubblicazione: 7 marzo 2012

Pagine: 396

Una vera signora sa sempre quand'è il momento di uscire di scena. E Maggie Fortenberry, sessantenne affascinante che conosce almeno 48 modi di piegare il fazzoletto, ha deciso che quel momento è arrivato. Ex Miss Alabama e quasi Miss America, da ragazza nutriva grandi aspettative: un matrimonio felice, una bella casa elegante, una nidiata di figli. Al contrario oggi è single, depressa e la sua scialba esistenza di agente immobiliare le riserva ben pochi brividi. Dunque la decisione è presa: è ora di farla finita. Ma con stile, certo, e senza dare troppo disturbo a nessuno. Mentre Maggie si prepara scrupolosamente all'evento, una serie di imprevisti interverranno a distrarla. Forse, dopotutto, la sua amica Hazel aveva ragione a dire che anche chi non è nato fortunato ha diritto a un lieto fine.

Fannie Flagg mi piace perché i suoi romanzi sono ricchi di storie e di emozioni. È un viaggio nei sentimenti veri, quelli che quotidianamente proviamo. Questa volta però ho faticato un po’ ad entrare in empatia con il racconto.

Maggie è molto lontana da me e dal mio modo di guardare il mondo, è una donna che si arrende. Tutta la prima parte è una sorta di delirio di una depressa, ma per fortuna c’è un cambio di passo importante e inaspettato a metà. Esattamente a metà del volume qualcosa cambia. In quel punto prendono vita i sogni e la situazione quasi si ribalta.

Mi piace il modo in cui la Flagg racconta la vita nei paesi del sud e come ci parla dei cambiamenti storici di quei luoghi, le lotte contro i pregiudizi razziali e l’evoluzione dell’economia. Quando ci immergiamo nella lettura di un romanzo della Flagg, affrontiamo un racconto sociale, perché l’autrice ci fa conoscere l’evoluzione della società americana. In questo caso ci trasporta nella città industriale di Birmingham. Ecco che, parlando di Maggie, ci fa conoscere come è sorta questa città industriale, che ha dovuto la sua espansione e la sua evoluzione grazie alle miniere di ferro, ci racconta delle industrie che sono state impiantate nella zona e soprattutto degli immigrati inglesi, i quali, forti della loro potenza coloniale, hanno iniziato a costruire la città cercando di renderla simile al loro Paese di origine.

Un altro aspetto caratteristico della narrazione della Flagg sono le “sotto-storie”. Se è vero che la protagonista principale è indiscutibilmente Maggie e la sua depressione, è altresì vero che un ruolo determinante lo hanno anche tutti gli altri protagonisti. Brenda, con il suo obiettivo di diventare sindaco. Non un sindaco qualunque, ma il primo sindaco donna e di colore. Un riscatto sociale non da poco. Hazel, che ha fatto della sua diversità il punto di forza, tanto che nessuno la ricorda per essere nana, ma per essere solare. C’è poi il filone dei gemelli e il mistero legato alla loro vita e al loro rapporto, che è un po’ troppo esclusivo (non dico altro perché sarebbe uno spoiler troppo grande).

Ho letto il romanzo partecipando a un GDL incontrato per caso su Instagram. Durante gli incontri settimanali avevamo notato proprio questa totale diversità con gli altri romanzi dell’autrice e, almeno le prime due tappe (fino a metà romanzo), abbiamo faticato ad andare avanti nella lettura. Ammetto che io, per tutta la prima parte, ho cercato scuse pur di non leggere i capitoli assegnati. Poi… non sono più riuscita a staccarmi, finendo per divorare la seconda metà.

Un libro che parte con un ritmo lento e con un sapore di depressione e solitudine, ma che termina poi con una narrazione vivace e a tratti divertente, con un po’ di mistero e soprattutto con tanta speranza.

Ringrazio Laura (La Biblioteca di Eliza) per avermi regalato questo bel libro.



Con questa lettura partecipo alla sfida di lettura Vintage Trial. Questo titolo infatti fa parte della mia lista dei libri vintage.



Commenti

  1. bhe che bello però! alla fine ne è valsa la pena!

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    1. Sì, alla fine è stata una bella lettura. Non la migliore della Flagg, ma comunque molto bella.

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