Salone Internazionale del Libro 2021: le mie impressioni a caldo
Quest’anno
ho fatto una scelta ponderata per il Salone del libro di Torino. Ho deciso che
avrei seguito prevalentemente appuntamenti utili per la mia vita professionale
ovvero l’insegnamento. Come al solito, appena ho potuto visionare il programma
e dedicare del tempo per scegliere cosa seguire, tradotto preparare il mio
“piano di attacco”, ho guardato la progettazione annuale che avevo abbozzato
con le colleghe e i colleghi di classe. Quindi mi sono trovata a prenotare
molti eventi, che sono diventati uno stimolo per attività da proporre in
classe.
Gli
argomenti che ho voluto approfondire riguardano in modo particolare la
diversità, l’identità di genere, le emozioni. Tematiche queste che hanno grande
rilevanza nella scuola e a cui sono molto attenta. Quindi questa volta il mio
SalTO è stato molto professionale e poco “corsa al mio autore preferito o alla
mia autrice preferita”. Non sono minimamente pentita, perché ho trovato stimoli
molto belli e ho allungato la mia lista dei desideri con romanzi che mi hanno
molto incuriosito.
Sarà
anche che questa volta ho deciso di partecipare per due interi giorni e questo
mi ha sicuramente dato l’occasione di gustarmi il salone in tutti i
suoi aspetti. Ho girato per gli stand e ho anche incontrato le mie amiche blogger…
Amo il Salone e le fiere in genere, perché mi permettono di incontrare le amiche che con me condividono questa passione.
Velocemente
vi racconto i momenti salienti del mio Salone del libro… spero che anche voi troviate
suggerimenti utili.
Ho
seguito l’evento: È da maschi o da femmine? La libertà di essere
quello o quella che vuoi.
Prendendo le mosse dal libro per bambini di Davide Calì, Una storia senza cliché, si è iniziato a parlare di luoghi comuni.
L’autore
ha spiegato cosa sia un cliché, a partire da quelli che solitamente troviamo
nei libri di favole: un cavaliere che vuole salvare una
principessa è un cliché, perché le ragazze sanno salvarsi da sole. Egli
ha proseguito poi citando altri cliché presenti nella vita quotidiana.
È stata poi la volta di Matteo Bussola, che, in collegamento, ha raccontato il suo libro, Viola e il blu. Lo ha fatto parlando di Viola, una bambina che ama il blu e non il rosa. Il romanzo di Bussola è il dialogo tra Viola e il suo papà, che è un pittore, sugli stereotipi dei colori. Questo ha poi portato il discorso su quanta importanza abbiamo noi adulti in merito ai cliché. Siamo infatti noi adulti che addestriamo i bambini a determinati stereotipi. In realtà ognuno di noi ha al suo interno sia il maschile che il femminile.
Le ultime due autrici che hanno parlato sono state Alice Keller e Veronica Truttero. Il loro libro, Doppio passo, è la storia di Lily Parr, una ragazza che giocava a calcio, ma la cosa degna di nota è che questa è una storia di cento anni fa. Alice e Veronica hanno anche spiegato come lavora una “coppia di autori” tra autore e illustratore.
È stato poi il momento dell’evento Dobbiamo essere leoni. L’identità di genere raccontata dai ragazzi, per i ragazzi. Questo era l’occasione per presentare il romanzo norvegese Dobbiamo essere leoni di Line Baugstø.
Si tratta di un romanzo rivolto agli adolescenti e che rappresenta una occasione per riflettere. A parlare del libro non era presente l’autrice, rimasta bloccata ad Oslo, ma Irene Facheris. Le parole dell’autrice sono state riportate dall’addetto stampa. Line, tramite un comunicato, ha presentato il romanzo come la storia di una ragazza molto chiusa di nome Malin, la quale ha modo di aprirsi quando finalmente incontra Leona. Anche quest’ultima è una persona riservata, ma ha una certa determinazione nei suoi atteggiamenti. Si scoprirà nel corso del romanzo che Leona è vittima di bullismo perché è transessuale. Essere leoni vuol dire non avere paura di essere se stessi e di difendere le proprie idee.
L’autrice
ha ribadito che questo libro per ragazzi, che parla di tematiche LBGT, pone
l’accento anche su quanto sia duro fare coming out, specie per un adolescente.
La
moderatrice dell’incontro ha posto le domande a Irene, domande che erano state in
precedenza rivolte anche all’autrice, la quale ha potuto rispondere per
iscritto.
Che
cosa è la diversità?
Irene: Le diversità a volte
sono discriminanti. Di solito chi parla di diversità sono le
persone “normali”, generalmente parliamo di inclusione, forse sarebbe più utile
parlare di convivenza tra le differenze. Siamo tante persone diverse che convivono.
Forse questo tirerebbe giù tante persone dal piedistallo e soprattutto forse si
smetterebbe di parlare così tanto di inclusione come un atto di buonismo.
Dobbiamo iniziare a pensare non a come fare per includere, ma a come fare per
convivere.
Line: È importante che
questi argomenti siano portati all’attenzione dei ragazzi, bisognerebbe
parlarne in modo aperto. La diversità di genere deve essere trattata.
Ho seguito poi una presentazione che mi incuriosiva: Il corpo raccontato ai bambini (e non solo). È sempre difficile parlare della fisicità ai più piccoli e questo volume, Dizionario folle del corpo di Katy Couprie, è forse una bella possibilità.
In questo compendio enciclopedico, Katy racconta e disegna il corpo; possiamo anche dire che questo libro ha un corpo proprio, infatti è molto grande e curato anche esteticamente. A scuola parlare del corpo non è semplicissimo.
Il moderatore, Eros Miari, ha posto delle domande molto
interessanti all’autrice e abbiamo potuto scoprire qualcosa in più di quest’opera
bellissima.
Che cosa è il Dizionario folle e perché?
Per me il dizionario è stato il modo migliore per parlare di
tutto il corpo. Il perché di questo libro è perché sono molto curiosa.
Come è nato questo progetto?
Questo
libro è nato prendendo tanti appunti, mentre facevo le cose di tutti i giorni.
Poi ho letto il dizionario francese e ho letto tutti i lemmi che potevano
interessarmi. Ho quindi incontrato un prof di anatomia e fatto la traduzione
delle parole in italiano. Le immagini le ho raccolte in disordine, ho raffinato
alcune tecniche e ne ho apprese altre. Dopo di che ho cercato di mettere in
ordine tutto.
Tutto è organizzato in lemmi proprio
come un dizionario. Il lemma ha una parte scherzosa e poi c’è la parte
scientifica. C’è qualche voce che ti ha divertito in modo particolare?
Quello
che vorrei è che ognuno andasse a cercare quello che gli interessa, vorrei
anche che chi cerca un lemma si diverta come mi sono divertita io a scriverlo.
Mi sono divertita con determinate parole che ho inventato. In un dizionario è
bello passare da un lemma all’altro.
Il libro presenta tante parole
inventate che l’Accademia della Crusca chiamerebbe parole potenziali. In questo libro non c’è solo il corpo ma
anche le azioni o le sensazioni.
Ho
trovato che era molto importante parlare del corpo nel momento che ci sono le
emozioni. E poi c’è la danza, il movimento della danza.
Come mai non ci sono le parolacce?
Questa
è stata una scelta importante. Ho scelto di arrivare al linguaggio familiare e
non volgare.
Ho
seguito poi l’evento: Affrontare le tempeste della vita. L’importanza
dell’educazione emotiva. Credo sia stato uno degli eventi che mi ha più interessato ed
emozionato. Forse ha giocato un ruolo determinante il fatto che fosse presente
una piccola rappresentanza del Piccolo Coro dell’Antoniano, il quale ha cantato
la canzone scritta da Alberto Pellai sul tema che in questi mesi ci ha tenuto
incollati ai TG, ovvero il Covid-19 e quanto il lockdown abbia creato ferite in
tutti noi.
Si è parlato del libro di Pellai, Sta passando la tempesta, da cui è nata una filastrocca e la canzone per il Piccolo Coro dell’Antoniano.
Questa
“tempesta” ha lasciato delle ferite. Non è passata indenne. Nel tempo
dell’emergenza i bambini sono stati quelli dimenticati. Questo periodo di
emergenza è stato di forte impatto per i bambini, che di punto in bianco si
sono trovati chiusi in casa.
Durante
i tre minuti della canzone si fornisce una narrazione di quello che è stato e
di quello che sarà, è una canzone che ci porta ad affrontare questo momento di “guado”.
Nel
libro sono proposte attività che aiutano a metterci in contatto con le nostre
diverse intelligenze, attività semplici che possono aiutare i bambini a
superare questo difficile momento.
Un
ruolo importante lo ha la musica, anche nella sua componente vibratoria.
I momenti bui, i momenti down li viviamo non solo per il Covid, ma anche per colpa delle emozioni negative. Ecco qui l’aggancio per parlare di un libro di Pellai rivolto però agli adulti: Accendere il buio, dominare il vulcano.
Dobbiamo
saper dominare le nostre emozioni negative, dobbiamo lasciarle vivere ma al
tempo stesso non farci travolgere da esse, semmai cavalcarle.
Bisogna
diventare consapevoli delle nostre emozioni.
Nel
tempo del lockdown siamo stati travolti da una tempesta emotiva. Questo Covid
ci ha fatto affrontare momenti molto difficili, come quelli legati ai lutti.
Spesso non abbiamo potuto dare l’ultimo saluto alle persone care e questo ha avuto
una forte risonanza in noi. La sfida ora è proprio quella di aiutare i
genitori, gli adulti, a dominare e gestire le emozioni, anche quelle negative.
L’ultimo evento significativo che ho seguito l’ho scelto pensando alla mia situazione in classe: Autismo e inclusione con Enza Crivelli. In questa occasione si è parlato di come fare inclusione attraverso l’uso dei libri. Un evento che è stato per me ricco di spunti e suggerimenti e che mi ha permesso di conoscere la Casa Editrice Uovonero, che ha l’intento di creare materiali utili ai bambini con neurodiversità. La dottoressa Crivelli ha parlato di cosa sia l’autismo senza fare una lezione pesante, ma cercando di far capire come questi bambini pensino, leggano e soprattutto instaurino rapporti sociali.
Per un bambino che è un pensatore visivo il libro scritto è un grosso scoglio. Partendo dal presupposto che leggere è un diritto per tutti, anche per chi non sa leggere, la dottoressa ha quindi analizzato le caratteristiche che un libro deve avere per essere davvero inclusivo.
Esso
deve essere usato in modo flessibile e questo significa che dovremmo riuscire
ad utilizzarlo anche per altri scopi, ovvero per fare torri o per sostenere le
gambe del tavolo. I bambini autistici sono lettori e hanno diritto ad avere un
libro che sia bello. Un libro per autistici deve usare tutti i canali, deve
comunicare in modo che il suo contenuto arrivi al lettore.
Un libro inclusivo parla di diversità, ma non deve spiegarla;
casomai deve mostrare come pensa una persona “diversa”, perché deve far capire
come pensa una testa neurodiversa e per fare questo si mette nei panni di
questa persona.
Vi
state chiedendo se quest’anno il Salone sia stato solo un modo diverso di
lavorare? Assolutamente no. Sicuramente ho dato priorità all’aspetto
professionale, ma mi sono concessa anche lunghe “giratine” tra gli stand o
chiacchierate con le amiche. Ho rivisto e abbracciato, perché avevo bisogno del
suo abbraccio, Virginia (Le recensioni della libraia). Ho chiacchierato con
Azzurra (Silenzio, sto leggendo), per incontrare la quale devo andare a Torino, visto che a Roma non
riusciamo mai a vederci (se non a Più Libri Più Liberi). Ecco, la chiacchierata
con Zu mi ha dato modo di scoprire delle anticipazioni molto succulente…
Poi
ho visto il mio gruppo del “Manicomio”: Chiara, Chicca e Dolcissima. Inoltre è
stata l’occasione per incontrare di nuovo Rosaria; la vedo poco e collaboro
poco con lei, ma è sempre piacevole scambiare due parole con le amiche che
condividono la stessa passione per i libri.
Come
ogni volta, torno a casa da questi eventi arricchita, felice di aver passato un
fine settimana con i libri e in mezzo ai libri e con una “lista dei libri da
comprare” che si allunga…
Al
termine delle mie giornate torinesi mi sono confrontata con il mio collega
Gianluca, che è venuto con me, e abbiamo deciso che a maggio torneremo, più
organizzati e soprattutto con altre due colleghe, per diversificare meglio gli
incontri e crescere anche come team.
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