Recensione: Creature luminose di Shelby Van Pelt
Autore: Shelby Van Pelt
Titolo: Creature luminose
Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: 28 giugno 2022
Pagine: 396
Tova Sullivan lavora per l'Acquario di Sowell
Bay, una tranquilla cittadina nei pressi di Seattle: pulire i pavimenti durante
le ore serali in compagnia delle creature che si muovono silenziose nelle
vasche la aiuta a combattere la solitudine dopo la scomparsa di suo figlio
Erik, quando era solo un ragazzo. La principale attrazione dell'acquario è
Marcellus, un polpo gigante del Pacifico, che dalla sua vasca sembra osservare
attento ogni mossa di Tova. Una sera, mentre sta passando lo straccio
nell'ufficio del personale, Tova scorge Marcellus impigliato nei fili della
corrente e delicatamente cerca di liberarlo. Mentre si domanda come abbia fatto
a uscire dalla teca, il polpo stende un tentacolo verso di lei, come per
abbracciarla. In quella creatura dotata di tre cuori e di un'eccezionale
intelligenza, la donna trova inaspettatamente qualcuno che le assomiglia e la
comprende: i due stringono una bizzarra amicizia fatta di complicità e gesti
silenziosi. Le cose cambiano quando Tova per un infortunio viene sostituita da
Cameron, un giovane appena giunto in città alla ricerca del padre biologico.
Marcellus non tarda a capire che i due sono legati da qualcosa e il suo
straordinario intuito lo spinge a intervenire. Un esordio folgorante e
commovente, che insegna come a volte guardare al passato possa aiutarci a costruire
un futuro diverso. Un'amicizia capace di spezzare la più dura delle solitudini.
La corrispondenza misteriosa di due anime speciali, creature imperfette e per
questo incredibilmente luminose.
Sono qui che penso a come riuscire a parlare di questo romanzo senza dire troppo, ma riuscendo ugualmente a farmi scoprire la sua “poesia”.
Non è facile definirlo, è un bel libro di
esordio per questa autrice. Un libro che ci parla di solitudine, di dolore, di
vecchiaia, di elaborazione del lutto e di solidarietà, persino di amicizia tra
uomini e animali.
Tova, Cameron e Marcellus rappresentano tre
diversi tipi di solitudine e, quando entrano in contatto, si riconoscono e si
uniscono.
Tova sale sulla scaletta e immerge la
mano nella vasca. Cameron osserva Marcellus attorcigliarle un tentacolo al
polso. Tova gli tocca il mantello e sembra quasi che l’animale le si appoggi
contro la mano […].
E poi, all’improvviso, il polpo gli avvolge
l’estremità del tentacolo intorno al polso. Cameron percepisce ogni singola
ventosa come una minuscola creatura a sé stante, e in men che non si dica gli
sembra di sentirne a centinaia che gli camminano sul braccio.
[…]
Gli pare di scorgere uno scintillio
nell’occhio di Marcellus, come se stesse ridendo insieme a loro.
Tutti e tre hanno alle spalle momenti
dolorosi, vite difficili. Nessuno di loro si è arreso, anzi hanno cercato di
tirare fuori il meglio di loro da quel disastro che sono state le loro vite e
sicuramente il loro incontrarsi è stato cruciale, tanto da avere un effetto
dirompente.
Nel complesso il romanzo mi è piaciuto tanto,
ho sofferto in alcuni momenti la “staticità” dell’azione, ovvero l’assenza di
azione, ma l’arrivo di Cameron a Sowell Bay ha decisamente movimentato la situazione.
Di sicuro il personaggio che ho apprezzato di più è Marcellus, il polpo gigante
del Pacifico. Qui è entrata in gioca la mia esperienza lavorativa, poiché quest’anno
in classe abbiamo approfondito le creature degli abissi e ci siamo focalizzati
sui polpi. Beh, leggere di Marcellus mi ha fatto tornare in mente il polpo
protagonista del film-documentario che abbiamo visto e commentato in classe,
“Il mio amico in fondo al mare”, in programmazione su Netflix. Bene, tutte le
cose che avevo potuto imparare grazie al documentario scientifico le ho
ritrovate in questo romanzo, che dal punto di vista scientifico è molto
accurato, ma ho scoperto molto di più. I polpi sono effettivamente molto
intelligenti, sanno adattarsi alle situazioni ricorrendo anche a piccole
strategie difensive particolarmente ingegnose. Sanno utilizzare risorse sia naturali
sia artificiali per piegarle alle loro necessità, tutti elementi che in questo
romanzo sono usati sapientemente, tanto da rendere Marcellus un protagonista
con il quale entrare in empatia, per il quale fare il tifo. E credo proprio che
questo sia stato l’aspetto che ho maggiormente apprezzato.
Insomma trovo che questo bellissimo romanzo
ci faccia ben capire il significato della parola resiliente. Tutti e tre i
protagonisti sono un esempio di resilienza, la loro natura forte e determinata
ha portato a trasformare i loro dolori e anche le loro debolezze in punti di
forza. Penso a Cameron, che all’inizio della storia non ispira molta fiducia
(nella mia mente gli davo del fallito incapace), ma che alla fine matura e
cambia, trova uno scopo, tira fuori il carattere che nascondeva sotto cumuli di
cenere di frustrazione e commiserazione. Penso a Tova, che ha perso un figlio
giovanissimo e un marito dopo una lunga malattia, eppure non si arrende, continua
a lavorare per tenersi impegnata, perché le piace tenere in ordine, forse così
pensa di tenere in ordine anche la sua vita che insomma non è stata facile. Una
donna che a settant’anni non molla, ma rimane sempre fedele a se stessa. Penso
a Marcellus, il quale sta contando i giorni della sua cattività, che
inesorabilmente lo stanno portando verso la conclusione della sua avventura…
Un bel libro da leggere, profondo ma non
pesante. Una lettura adatta all’estate, periodo in cui è ambientata la vicenda,
e che non presenta tanti scossoni, anche se ha la sua bella dose di colpi di
scena; certo, avevo intuito qualcosa riguardo al mistero che si nasconde tra
queste pagine. Una lettura che nella sua linearità scorre via. Personalmente ci
ho messo un po’ a farmi catturare dall’atmosfera, ma, una volta superata la
metà, il libro è andato via più sciolto, è stato più avvincente.
lo sto vedendo ovunque questo libro
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