Recensione: Aglio, olio e assassino di Pino Imperatore
Autore: Pino Imperatore
Titolo: Aglio, olio e assassino
Editore: Dea Planeta Libri
Data di pubblicazione: 9 giugno 2020
Pagine: 367
Nell'affascinante quartiere di Mergellina,
Francesco e Peppe Vitiello gestiscono la premiata trattoria Parthenope,
dispensando buoni piatti e aneddoti ancor più saporiti. L'ispettore Gianni
Scapece, amante della cucina non meno che delle donne, lavora nel commissariato
appena aperto di fronte al locale e dove si racconta che viva il fantasma di
una vedova allegra. Per lui è un ritorno a casa, perché in quel quartiere ci è
nato, e nell'ospitalità dei Vitiello ritrova il calore e la veracità che aveva
perduto. Nelle settimane che precedono il Natale, però, Napoli è scossa
dall'omicidio di un ragazzo, il cui corpo viene letteralmente
"condito" dall'assassino con aglio, olio e peperoncino. Perché un
rituale così macabro? Quale messaggio nasconde? Per trovare la risposta,
l'ispettore dovrà scavare tra simboli, leggende e credenze della cultura
partenopea, aiutato dalla tenacia del suo capo, il commissario Carlo Improta, e
dalle scoppiettanti intuizioni dei Vitiello.
È un giallo, ma “contaminato”. Più che sulla
risoluzione del caso, è un romanzo centrato sul legame casuale, fortuito, che
si instaura tra Scapece e i Vitiello. Leggendo questa storia, impariamo a conoscere
la vita quotidiana dei Vitiello, la storia della loro trattoria “Parthenope” e
i segreti di Napoli, che è parte integrante della vita di Vitiello. Così come entriamo
nella vita personale di Gianni Scapece. Il racconto si svolge a Napoli nel
periodo di Natale.
È un romanzo ricco di aneddoti storici,
legati a Napoli e ai suoi abitanti, di racconti legati a cardinali e
personalità storiche di spicco, come Leopardi. Ci viene descritta
l’architettura e l’arte che in generale si può ammirare a Napoli. Ci vengono
raccontati come e perché sono nate superstizioni e riti contro la sfortuna. Molto
presente in tutto il racconto è la storia dell’arte culinaria… Ma il delitto
rimane sempre in secondo piano.
La fanno da padrone la religiosità e la
tradizione, la commistione tra sacro e profano.
«Sì. Allegorie, messaggi, allusioni,
nulla è lasciato al caso. Napoli è così: trabocca di simboli ed evocazioni;
ovunque ti giri, trovi qualcosa di misterioso. E il nostro assassino si muove
su questo palcoscenico come se stesse ballando una danza macabra.»
Un
romanzo piacevole, ma niente di speciale.
Divertente, ma pieno di luoghi comuni.
Persino il commissario, che è un pubblico
ufficiale, sembra più una “macchietta” … Ci sono state delle scene nelle quali
mi sembrava di vedere Montalbano, con tutto il suo sconclusionato
commissariato, trasportato a Napoli…
Sinceramente non so esprimere un giudizio
netto, ci sono aspetti che mi sono piaciuti e ho apprezzato ed aspetti che
secondo me non c’entravano molto. Forse mi
aspettavo qualcosa di diverso. Credevo fosse un giallo, ma non mi immaginavo
che la parte legata al mistero fosse così misera, se paragonata allo spazio
dedicato alla vita in trattoria. È anche vero che il ruolo determinante della
trattoria lo si capisce solo alla fine... Mi
aspettavo un ispettore più energico, ma in realtà i suoi pensieri utili alla
risoluzione del caso sono poco presenti. Non si riesce a seguire l’indagine,
mancano i collegamenti, non ci sono indizi. Solitamente, quando leggo dei
gialli, mi piace potermi immedesimare nel detective e quindi cercare le
informazioni attraverso le descrizioni che fa l’autore; in questo caso sono
mancate quelle piccole briciole che mi avrebbero potuto permettere quantomeno
di tentare la risoluzione del caso. Tutto rimane molto nebuloso. Belle le
descrizioni di Napoli, ma sono difficili da seguire, dovresti avere a portata
di mano una cartina stradale…
Chi proprio non ho sopportato è Improda, più
che un commissario sembra un pettegolo che pensa a come accasare l’ispettore.
Si comporta come se fosse un padre un po’ impiccione, piuttosto che un “capo”.
Sicuramente è un libro scritto da una persona
che ama profondamente Napoli e questo forse lo lascia lontano dalle sensibilità
che non sono molto vicine alla città. Mi
è piaciuto, ma ci sono punti che mi lasciano perplessa.
Il bello di questa mia lettura è stato
l’ascolto tramite Audible. Quando so
che il testo è anche in formato audio, mi piace seguire la lettura sul libro
ascoltando l’audiolibro e in questo caso il lettore è stato bravo, perché ha
letto il racconto con la giusta flemma, dando l’inflessione dialettale adeguata.
Il tutto arricchito dai rumori ambientali che hanno reso la lettura immersiva.
Nota a margine: solitamente, quando inizio un
libro, non leggo la trama e non vado a leggere le recensioni. Quando ho scelto
di leggere questo romanzo, una delle mie amiche blogger mi ha augurato di
trovarlo più di mio gusto di quanto era stato per lei. Questo suo augurio mi ha
un po’ incuriosito, quindi, al termine della lettura e dopo aver scritto la mia
recensione, sono andata a leggere il parere di Chiara (qui) e di Chicca (qui),
che hanno letto questo libro prima di me. Sebbene riesca a capire perché Mariarosaria
lo abbia trovato così interessante e quali siano le motivazioni che l’hanno
portata a dire che le è piaciuto, personalmente mi trovo più concorde con il
pensiero di Chiara. Probabilmente a me è piaciuto un po’ di più rispetto a
quello che è il giudizio di Chiara, ma ho sofferto esattamente quello che ella
stessa ha descritto nella sua recensione. Non posso dire nulla sulla qualità
della scrittura dell’autore, è bravissimo. Questo è forse il fatto che mi ha
fatto apprezzare il romanzo, la narrazione è fluida e in italiano corretto, non
ho trovato errori. Quello che ho mal “sopportato” (passatemi il termine) è
l’aspetto generale del romanzo.
Ho letto questo libro per partecipare alla
rubrica Questa volta leggo, per il
mese di gennaio la parola chiave era CIBO. Ora capirete da soli che il titolo
ha evocato in me uno dei miei piatti preferiti, appunto spaghetti aglio, olio e peperoncino. Ecco cosa mi ha spinto a
scegliere questa lettura che giaceva nel mio kobo dal 1° aprile 2019... fossero
stati davvero un piatto di spaghetti, ora sarebbero marci!
Hai scritto una recensione bellissima. E capisco perfettamente il tuo punto di vista
RispondiEliminaMi dispiace non ti sia piaciuto. Anche a me, come a Chicca, era piaciuto tanto.
RispondiEliminaa me questo libro non era piaciuto, capisco il tuo punto di vista
RispondiEliminaQuesto libro lo ha letto tempo fa Maria Grazia per il blog e lei ne era rimasta entusiasta. Però io non ho ancora deciso se sia un libro da leggere o lasciar perdere, certo i tuoi tentennamenti mi fanno pensare che non sia ancora arrivato il momento
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