Recensione #70: Il morso della vipera di Alice Basso


Autore: Alice Basso

Titolo: Il morso della vipera

Editore: Garzanti

Data di pubblicazione: 2 luglio 2020

Pagine: 302

Il suono metallico dei tasti risuona nella stanza. Seduta alla sua scrivania, Anita batte a macchina le storie della popolare rivista Saturnalia: racconti gialli americani, in cui detective dai lunghi cappotti, tra una sparatoria e l'altra, hanno sempre un bicchiere di whisky tra le mani. Nulla di più lontano dal suo mondo. Eppure le pagine di Hammett e Chandler, tradotte dall'affascinante scrittore Sebastiano Satta Ascona, le stanno facendo scoprire il potere delle parole. Anita ha sempre diffidato dei giornali e anche dei libri, che da anni ormai non fanno che compiacere il regime. Ma queste sono storie nuove, diverse, piene di verità. Se Anita si trova ora a fare la dattilografa, la colpa è solo la sua. Perché poteva accettare la proposta del suo amato fidanzato Corrado, come avrebbe fatto qualsiasi altra giovane donna del 1935, invece di pronunciare quelle parole totalmente inaspettate: ti sposo, ma voglio prima lavorare. E ora si trova con quella macchina da scrivere davanti in compagnia di racconti che però così male non sono, anzi, sembra quasi che le stiano insegnando qualcosa. Forse per questo, quando un'anziana donna viene arrestata perché afferma che un eroe di guerra è in realtà un assassino, Anita è l'unica a crederle. Ma come rendere giustizia a qualcuno in tempi in cui di giusto non c'è niente? Quelli non sono anni in cui dare spazio ad una visione obiettiva della realtà. Il fascismo è in piena espansione. Il cattivo non viene quasi mai sconfitto. Anita deve trovare tutto il coraggio che ha e l'intuizione che le hanno insegnato i suoi amici detective per indagare e scoprire quanto la letteratura possa fare per renderci liberi. Dopo aver creato Vani Sarca, l'autrice torna con una nuova protagonista: combattiva, tenace, acuta, sognatrice. Sullo sfondo di una Torino in cui si sentono i primi afflati del fascismo, una storia in cui i gialli non sono solo libri, ma maestri di vita.


con Lode


Questa recensione potrebbe terminare con questa frase:
“Santa polenta, questo sì che è un bel giallo!”



Ci troviamo nel 1935, in una Torino che sta affrontando i cambiamenti del periodo fascista. Mussolini sta prendendo sempre più piede e la tecnica delle ronde dei miliziani inizia a instillare un po’ di paura. In tutto questo Anita e Satta Vattelapesca si associano. Per un caso fortuito, hanno tra le mani una storia che potrebbe scuotere le coscienze e loro ne approfittano, perché sia Satta Vattelapesca che Anita sono due teste pensanti e non ci stanno a bersi tutto quello che la propaganda propone loro.

Immersi in una Torino che sta cambiando volto, in cui la parte dell’industria si fonde con la parte in stile liberty, ci troviamo a far parte della vita di una giovane donna che vuole affermare la propria indipendenza e che non si accontenta di essere la moglie di Corrado. Non si accontenta del fatto che la propria vita si esaurisca nell’essere una madre di famiglia, che accudisce i suoi sei figli. Anita vuole di più, vuole avere la possibilità di affermarsi come persona e non solo perché è bella, anzi questa bellezza diventa quasi un ostacolo per lei, qualcosa da superare. E poi c’è Satta Enonsisachealtronomeabbia, un tipo veramente in gamba. Egli fa di tutto per mantenere lontano i sospetti dalla sua famiglia e quindi si presta ad essere l’esempio del fascista, si presta a scrivere gialli con protagonista Bonomo, che forse di detective non ha proprio nulla.

Con questo racconto Alice Basso ci racconta la storia di una Torino che sta cambiando, la storia di un’Italia che sta affrontando un periodo difficile, ma soprattutto ci fa conoscere una parte importante della letteratura: la nascita del romanzo giallo. Per raccontare tutto questo, Alice ci parla anche di una pioniera: della prima donna che riesce a entrare nel mondo del lavoro, un mondo che fino a quel momento era riservato agli uomini. Naturalmente la figura di questa prima donna lavoratrice è solo accennata, ma Anita nasce da lì.

E tra la storia con la S maiuscola, tra la conoscenza di una città importante anche a livello topografico (secondo me non è un caso aver scelto Torino), tra momenti di suspense e momenti di divertimento entriamo nella vita di Anita e vediamo quanto non sia solo una bella ragazza, ma anche una ragazza intelligente.

Ho amato tantissimo Vani Sarca, ma Anita la sta scalzando dal suo piedistallo. Anita mi piace da morire, è una donna che lotta, che vuole affermare se stessa e che non si accontenta.

Un’altra cosa che mi è piaciuta di questo racconto è la scelta dello stile. Alice ci narra la storia di Anita al passato, ma come un narratore esterno, tant’è che molto spesso i commenti del narratore rendono ancora più godibile quello che si sta raccontando. La storia di Anita e Satta Ascona è coinvolgente al massimo, ma è resa ancor più divertente e ti fa partecipare maggiormente proprio per come è narrata.


Ringrazio la CE per la copia in formato digitale, che ho potuto leggere in anteprima.

Commenti

  1. Ciao, ho visto questo libro in giro per i blog ma mi sono soffermata solo ora a leggere trama e recensione.
    Meno male che l'ho fatto! Sembra interessante anche per il fatto che sia ambientato a cavallo di un cambiamento (anche se in peggio).

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    1. Posso dirti che è un romanzo molto bello, sono contenta che la mia recensione di abbia fatto venire voglia di leggerlo.

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