Recensione: Il sole è anche una stella di Nicola Yoon
Autore: Nicola Yoon
Titolo: Il sole è anche una stella
Editore: Sperling & Kupfer
Data di pubblicazione: 16 gennaio 2018
Pagine: 335
Natasha non crede né al caso né al destino. E neppure ai sogni: non si avverano mai. Sua madre dice che le cose succedono per una ragione. Ma Natasha è diversa. Crede piuttosto nella scienza e nella relazione causa-effetto. Ogni azione conduce necessariamente a un'altra e così via. Sono le azioni di ognuno a determinare il destino. Per intenderci, non è il tipo di ragazza che incontra un ragazzo carino in un polveroso negozio di dischi a New York e s'innamora di lui. Eppure è quel che accade, proprio a dodici ore dall'essere rimpatriata in Giamaica insieme alla sua famiglia. Lui si chiama Daniel. È il figlio perfetto, studente modello e sempre all'altezza delle molte aspettative dei genitori. Quando è con Natasha, però, tutto è diverso. Qualcosa in lei gli suggerisce che il destino abbia in serbo un che di speciale – per entrambi. Ed è come se ogni momento della loro vita li avesse preparati solo per vivere questo meraviglioso, singolo istante.
Il
sole è anche una stella è un romanzo rosa per ragazzi. È il
classico romanzo adolescenziale. Una storia delicata e semplice.
Natasha e Daniel sono due diciassettenni e
vedono i loro problemi come qualcosa di talmente grande da trasformarli nel
loro “centro”, tanto da dimenticare o comunque non considerare tutto ciò che li
circonda. Sono concentrati sul fatto che devono risolvere quella determinata
situazione. Natasha ha un problema non da poco, è immigrata irregolare e,
benché sia in America da nove anni, deve rientrare in Giamaica. Il problema è
che per lei l’America è ormai casa, ha i suoi sogni da realizzare. Quindi tenta
tutte le strade per raggiungere lo scopo di rimanerci. Daniel è immigrato di
prima generazione, i suoi vengono dalla Corea del Sud e hanno fatto tanti
sacrifici per raggiungere una certa stabilità, quindi desiderano il meglio per
i propri figli. Hanno stabilito che Daniel diventi dottore, ma egli vorrebbe
essere un poeta e non sa come dirlo ai propri genitori. Daniel quindi decide di
seguire le indicazioni dei suoi e di andare al colloquio per l’ammissione a
Yale.
Gli eventi di questa giornata decisiva
mescolano non poco le carte. Natasha e Daniel si incontrano/scontrano. Sono due
ragazzi agli antipodi. Tanto Natasha è rigorosa nel senso scientifico del
termine e non crede nel fato e nell’amore, quanto Daniel è romantico e
sognatore. Per Daniel tutto è regolato dalla “magia”, nel senso di quel
qualcosa di inspiegabile come le coincidenze e il destino, Natasha invece vuole
dati oggettivi e spiegabili.
Un giorno: questo è il tempo che questi due
ragazzi hanno per stare insieme e per innamorarsi.
Un romanzo carino, che parla di immigrazione
e di quanto nella società questo sia un problema sentito. Una storia d’amore
molto genuina, fatta di momenti teneri. Il tutto raccontato con uno stile molto
garbato, pulito e scorrevole. Posso tranquillamente dire che è stata una
lettura piacevole… ma mi fermo qui. Sì, perché al termine mi sono trovata a
pensare: “Ma perché ho comprato questo libro?”. Solitamente quando acquisto un
libro lo faccio con una motivazione, in questo caso non sono riuscita a
ricordarlo. È il genere di libri che piace a me, ma in questo caso è mancata la
scintilla della conquista. Mi è piaciuto, ma non mi ha particolarmente
coinvolta.
Appena terminata la lettura, ho voluto vedere
il film tratto da questo romanzo. Un film molto molto carino. Solitamente
rimango delusa dai film tratti dai romanzi, ma in questo caso non è stato così.
La versione cinematografica è molto fedele al romanzo, ci sono chiaramente
delle differenze che però non snaturano il senso generale.
Il romanzo scritto ha una impostazione di
capitoli molto particolare; oltre ai due punti di vista (quello di Natasha e
quello di Daniel), ci sono capitoli che sono delle digressioni e che
chiarificano la situazione sociale dei protagonisti. Queste digressioni sono
rese molto bene nella versione cinematografica con la tecnica della voce
narrante fuori campo e/o dei flashback.
Anche il film, come il romanzo, mi è
piaciuto, senza però riuscire a coinvolgermi pienamente.
Sicuramente in entrambi i casi ho apprezzato l’epilogo.
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