Blog Tour: Le aquile della notte di Alice Basso
Oggi ho l’onore e l’onere di aprire il blog tour per il nuovo romanzo della serie che ha come protagonista Anita Bo.
Autore: Alice Basso
Titolo: Le aquile della notte
Editore: Garzanti
Data di pubblicazione: 16 maggio 2023
Pagine: 360
Langhe, 1935. La fuliggine delle fabbriche
lascia il posto al dolce profilo delle colline infiammate dai colori
dell'autunno. Mentre guarda il paesaggio che scorre dal finestrino del treno,
Anita sa che ad attenderla non è una vacanza, ma una trasferta di lavoro per la
rivista di gialli «Saturnalia», in compagnia dell'immancabile Sebastiano Satta
Ascona. Per lei è così raro lasciare Torino che tutto le sembra meraviglioso.
Inoltre è il periodo della vendemmia, il momento ideale per visitare le Langhe.
Se non fosse che, pochi giorni dopo il suo arrivo, il corpo di un ragazzo viene
trovato al limitare del bosco. In quel breve lasso di tempo, Anita ha scoperto
che, insieme ad altri coraggiosi coetanei, il giovane faceva parte di un gruppo
scout, in segreta violazione dei divieti imposti dal regime. Anita rimane
affascinata da quella dimostrazione di carattere. E intanto, forse ispirata dal
rosso del vino e dai mille volti di una terra ricca di inaspettati misteri, si
avvicina come mai accaduto prima a Sebastiano. Ma perdere il controllo è un
rischio, soprattutto se ci sono una verità da scoprire e la morte di un ragazzo
a cui rendere giustizia. Anita è consapevole che solo le parole dei suoi amati
detective possono mostrarle la strada verso la verità. Anche se il coraggio di
non fermarsi davanti a nulla deve trovarlo dentro di sé. E ora ha bisogno di
molto coraggio, perché i fili delle sue intuizioni la portano dove non avrebbe
mai immaginato. Anita è di nuovo qui e con lei i racconti gialli che hanno
fatto la storia della letteratura. Sullo sfondo dei vigneti incantevoli delle
Langhe, la morte arriva puntuale, ma anche l'amore. Nessuno dei due in modo
semplice, questo ormai Anita l'ha capito.
Quando finiamo di leggere un romanzo, cerchiamo sempre un motivo che ci faccia sentire soddisfatti della scelta fatta. Almeno per me funziona così: quando termino la lettura, prima di mettere nero su bianco le mie opinioni, cerco di trovare quali siano le motivazioni che mi fanno optare per una valutazione piuttosto che per un’altra, cosa ha soddisfatto le mie aspettative e cosa invece no.
Nel caso dei romanzi di Alice Basso le
aspettative sono sempre molto alte e quindi alla fine cerco di stilare una vera
e propria lista di motivi per cui vale la pena prendere questo romanzo e
leggerlo.
Primo motivo: accuratezza storica.
Io amo leggere romanzi che sappiano anche
lasciarmi qualcosa e nei romanzi di Alice trovo sia la parte divertente ed
emozionante sia la parte di crescita personale; nel caso di questa serie la
parte di crescita deriva dalle nozioni storiche.
Ogni avventura di questa serie mette in
evidenza un aspetto relativo al ventennio fascista, infatti la narrazione è
ambientata a Torino nel 1935. Come dicevo, ogni volume ha uno sguardo rivolto a
quella che era la “politica”: c’è stata l’avventura che metteva in evidenza la
condizione delle donne e quindi aveva come principali protagoniste le donne e la
loro vita nelle case chiuse (Il grido della rosa), ce ne è stata un’altra in cui veniva raccontata la nascita
dell'azienda cinematografica (Una stella
senza luce) e in questo ultimo caso si pone l’attenzione sull'impresa della
conquista dell'Abissinia. Leggendo la storia di Anita, veniamo a conoscenza di
quelle che erano le linee di propaganda e anche le opinioni di chi non riteneva
opportuna questa avventura di colonizzazione.
E se è vero che nel romanzo ci sono delle
menzioni anacronistiche, canzonette non ancora registrate o romanzi non ancora
pubblicati, la Basso nella Postfazione
puntualizza la scelta operata, ma quelle inesattezze non rovinano il gusto del
romanzo e non disturbano il quadro storico.
Secondo motivo: perché in fondo siamo tutti dei ribelli!
Questa motivazione è molto legata alla prima.
Alice Basso stessa nella Postfazione
scrive che questo romanzo voleva raccontare:
[…] una carrellata dei vari tipi di
eversione e di ribellione che si potessero incontrare nei settori delle arti e
dello sport. Per illustrare […] che in praticamente qualunque ambito
d’espressione della vita umana ci sono stati un tentativo di controllo da parte
del regime e una certa casistica di gente che s’è ribellata e ha fatto, o
cercato di fare, di testa propria per quanto ha potuto.
E Anita fa di testa sua, ma non è la sola.
Incontriamo il piccolo gruppo di scout, che secondo la legge del regime era
fuori regola, e abbiamo la cantina clandestina, dove tutti coloro cui il regime
andava stretto potevano incontrarsi per mantenere vive le loro passioni
artistiche e sportive. Ci sono gli stessi Anita e Sebastiano che con il loro alter
ego J.D. Smith si ribellano alle ingiustizie, raccontando i casi di cronaca
sotto forma di brevi racconti gialli.
Sempre nella Postfazione (che solo quella varrebbe come motivo per leggere il
romanzo), Alice Basso presenta diversi casi e le motivazioni per aver
ambientato il romanzo nelle Langhe.
Terzo motivo: Anita.
Perché un personaggio come Anita non si può
che amare. Santa polenta merita l'Oscar!
A parte che più di una volta se lo dice da sola nel corso della narrazione, ma
io la adoro. Un tipo che ha dentro un fuoco di giustizia, di lealtà, di onestà…
Anita ha venti anni, più o meno ha il destino segnato, è infatti già fidanzata
(anzi in procinto di sposarsi), ma non si accontenta. Così punta i piedi e
inizia a lavorare. Vorrebbe poter continuare a lavorare anche da sposata, ma sa
che non potrà farlo e questa “ingiustizia” le brucia. È leale e onesta perché,
pur amando Satta Ascona, non incoraggia questo suo lato per rispetto del
proprio fidanzato, della fidanzata di Sebastiano (Mavi) e per rispetto di se
stessa e di Sebastiano. Ma io sono di parte, adoro Anita e la sua vitalità. Se
volete potete leggere qui il mio pensiero su Anita. Infatti, in occasione dell’uscita del terzo volume
della serie, avevo scritto un “ritratto” di Anita.
Quarto motivo: il duo Bo-Satta Ascona.
E non mi riferisco tanto al loro alter ego,
ovvero John Dorcas Smith (che comunque pure meriterebbe), ma proprio alla
dinamica che si crea tra i due giallisti. Due anime affini, due spiriti
gemelli. Grazie a Sebastiano, Anita sta maturando e sta crescendo anche
culturalmente. Se all’inizio della saga non amava le parole straniere e le
italianizzava tutte, questo vezzo inizia a diminuire sempre più, soprattutto
perché, ascoltando Sebastiano, Anita ha iniziato a familiarizzare con l’inglese,
che non le sembra più così tanto strano. Grazie ad Anita, Sebastiano ha
imparato a lasciarsi andare, a far emergere di più le proprie emozioni.
Ma oltre a questo aspetto la cosa più bella
tra i due è il modo di comunicare. Non hanno bisogno di parole, bastano gli
sguardi per dirsi anche pensieri complessi. Nei loro sguardi ci sono
ragionamenti, congetture, ma anche tanto fuoco… e questo mi porta al…
Quinto motivo: le scintille!
Qui dovete seguirmi un po’, so che sono
“astrusa” ma, santa polenta con il pollo: lo scrittore non sono mica io, è Satta Ascona!
(Lo direbbe anche Anita).
Al giorno d’oggi, ogni volta che si legge un
romanzo (spesso riferito al genere rosa, ma, qualora ci sia una piccola
parvenza di legame amoroso, accade anche per altri generi) la prima cosa che si
chiede è: “ma quanto è spicy?”. Io non amo lo spicy, ma a queste lettrici
(questi lettori) farei leggere i capitoli 21 e 22 di questo romanzo, perché
personalmente non ho trovato niente di più sensuale di quando Anita e
Sebastiano si ritrovano a passare una notte a parlare e a recitar poesie
appoggiati uno all'altra su un letto singolo con la testata di ferro battuto.
Farei leggere quanto erotismo c’è nello scambio
di sguardi fra i due protagonisti, quanta complicità c’è nel comprendere le
battute o cogliere gli stati d’animo l’una dell’altro e viceversa.
Sesto motivo: lo stile narrativo.
Perché diciamocelo: Alice ha un modo di
scrivere che è meraviglia pura. Passi dal ridere per una battuta o un battibecco
tra Anita e Sebastiano alla tensione per aver intuito che il colpevole, fino a
dieci pagine prima, era il tuo preferito…
«Non si è mai abbastanza preparati a
vedersi rovinare una cosa bella.»
Una narrazione che, tra serio e faceto, ti fa
conoscere aspetti di un passato non proprio lontano, presentando quella che era
la quotidianità. Alice Basso è capace di farti respirare l’aria di Torino. Me
ne ero già accorta leggendo la serie di Vani Sarca, ma ancor di più con questa
nuova avventura.
Sinceramente potrei andare avanti ancora ad
elencare motivi per leggere questo romanzo: per esempio, la capacità di
descrivere i personaggi, tanto che alla fine li ami o li odi; Mavi, che io
vorrei odiare ma non riesco a farlo; la storia della letteratura gialla, con i
riferimenti a Miss Marple, a Holmes e a tanti altri grandi classici; la musica…
sì, la musica di questo quarto volume meriterebbe un sezione a parte. Una
colonna sonora importante e bellissima.
Quindi mi fermo, ma vi dico leggetelo e, se
non avete letto i precedenti, recuperateli, perché questa è una di quelle serie
che nasce in sordina, ma cresce esponenzialmente. Ogni volta che termino un
volume mi dico sempre che è il più bello, che non può essercene uno migliore e
ogni volta devo ricredermi.
La serie di Anita Bo è così composta:
1) Il morso della vipera (recensione)
2) Il grido della rosa (approfondimento)
3) Una stella senza luce (recensione)
4) Le aquile della notte
Ringrazio la CE per avermi omaggiata della
copia digitale permettendomi la lettura in anteprima.
Oh ma che recensione bellissima
RispondiEliminaGrazie Chicca
Elimina