Recensione: Stai zitta: e altre nove frasi che non vogliamo sentire più di Michela Murgia

Autore: Michela Murgia

Titolo: Stai zitta: e altre nove frasi che non vogliamo sentire più

Editore: Einaudi

Data di pubblicazione: 2 marzo 2021

Pagine: 128

Di tutte le cose che le donne possono fare nel mondo, parlare è ancora considerata la più sovversiva. Se si è donna, in Italia si muore anche di linguaggio. È una morte civile, ma non per questo fa meno male. È con le parole che ci fanno sparire dai luoghi pubblici, dalle professioni, dai dibattiti e dalle notizie, ma di parole ingiuste si muore anche nella vita quotidiana, dove il pregiudizio che passa per il linguaggio uccide la nostra possibilità di essere pienamente noi stesse. Per ogni dislivello di diritti che le donne subiscono a causa del maschilismo esiste un impianto verbale che lo sostiene e lo giustifica. Accade ogni volta che rifiutano di chiamarvi avvocata, sindaca o architetta perché altrimenti «dovremmo dire anche farmacisto». Succede quando fate un bel lavoro, ma vi chiedono prima se siete mamma. Quando siete le uniche di cui non si pronuncia mai il cognome, se non con un articolo determinativo davanti. Quando si mettono a spiegarvi qualcosa che sapete già perfettamente, quando vi dicono di calmarvi, di farvi una risata, di smetterla di spaventare gli uomini con le vostre opinioni, di sorridere piuttosto, e soprattutto di star zitta. Questo libro è uno strumento che evidenzia il legame mortificante che esiste tra le ingiustizie che viviamo e le parole che sentiamo. Ha un'ambizione: che tra dieci anni una ragazza o un ragazzo, trovandolo su una bancarella, possa pensare sorridendo che per fortuna queste frasi non le dice più nessuno.

Link di acquisto: https://amzn.to/48hyDIJ

 

Parlare è un potere e dare potere alle donne è sempre stata una cosa problematica nei monoteismi.

 

Apro così questa pagina di riflessioni sul libro di Michela Murgia: un libro che pone l’attenzione sul linguaggio. Cerca di farci rendere conto del “peso” delle parole.

Spesso usiamo frasi non dando il giusto valore al loro significato o a ciò cui afferiscono. Ultimamente sto seguendo molto anche un’altra autrice che pone attenzione alle parole, Vera Gheno, una scrittrice nominata anche da Murgia nel suo volume, e sto scoprendo tante cose sulla forza della nostra lingua. Una forza intrinseca, che però nei tempi moderni stiamo prendendo sempre meno in considerazione.

Il saggio scritto da Michela Murgia prende in considerazione alcune frasi, che sicuramente abbiamo sentito, ci siamo sentite rivolgere o, cosa che accade, abbiamo detto noi stesse. Sono frasi all’apparenza innocenti, ma, se le andiamo ad analizzare, sono dei macigni.

Murgia parte da esperienze personali e, dopo il racconto dell’aneddoto, esamina ogni locuzione in modo puntuale, preciso e supportato da dati. Per poi concludere con tutte quelle parole o frasi che hanno la stessa forza/accezione di quella presa in considerazione.

È un volume femminista? Sì, ma questo perché, frase dopo frase, ci si accorge che la vera “parità di genere” è ancora lontana.

 

Il linguaggio che usiamo è come sempre il materiale più rivelatorio dei nostri pensieri.

 

Sinceramente, essendo la prima opera di Murgia che ho letto, ne sono rimasta colpita; non so cosa mi aspettavo, ma sono stata contenta di averla letta. Non escludo di leggere altro. Ho apprezzato molto la scrittura scorrevole; i capitoli non lunghissimi, ma esaurienti e chiari. Forse sono stata influenzata dal fatto che ho letto l’e-book ascoltando la versione Audible, letta proprio da Michela Murgia. Infatti ho avuto la sensazione di essere seduta in salotto a chiacchierare con la scrittrice.

Ho l’abitudine di scrivermi i pensieri e le frasi che mi colpiscono durante la lettura di un libro. Il mio ultimo appunto nelle pagine dedicate a questo libro è il seguente: è bene partire dal corretto uso del linguaggio, perché su di esso posa la cultura della società. 



Commenti