Incipit #6
L’idea di questa rubrica mi è
stata suggerita da Dolci (Le mie ossessioni librose),
la quale mi ha suggerito di far conoscere le prime righe di un romanzo che
stiamo leggendo o che leggeremo nel prossimo futuro. Dolci, curiosando nel web,
ha trovato un blog (Il profumo dei libri)
che ha già ideato questo tipo di rubrica. Il consiglio mi è piaciuto e quindi
mi trovo qui a farvi conoscere questa mia lettura.
L’idea originale si intitola…
Chi ben comincia
Questa rubrica ha le sue regole:
- prendere un libro qualsiasi
contenuto nella vostra libreria,
- copiare le prime righe del
libro (possono essere 10, 15, 20 righe),
- scrivere titolo e autore per
chi fosse interessato,
- aspettare fiduciosi i commenti…
Personalmente attenderò tutte le
vostre opinioni al riguardo, alle quali risponderò con piacere.
Oggi voglio mettere le prime
righe del romanzo che ho appena finito, un libro che mi ha divertito tantissimo.
Presto sul blog pubblicherò la mia recensione.
Se questa era confusione, allora
l’Italia doveva essere il paese più bello del mondo. Questo pensava Koichi
Kawaguchi, appena sceso dal volo JL3476 che lo aveva preso in consegna all’aeroporto
di Narita e lo aveva fatto atterrare, tra incomprensibili applausi degli
italiani presenti sull’aereo, su una delle piste di Roma Fiumicino.
Inizia con questo paragrafo il
romanzo di Marco Malvaldi, Il gioco delle
tre carte, edito da Sellerio editore Palermo.
Ritorna, con la seconda avventura
dopo "La briscola in cinque", la squadra di investigatori del BarLume
di Pineta, detto anche "l'asilo senile". A parte il barista Massimo e
la sua banconista, la bella e comprensiva Tiziana, il più giovane del gruppo è
Aldo, ultrasettantenne gestore dell'osteria Boccaccio. Seguono Nonno Ampelio,
Pilade, il Del Tacca del Comune, il Rimediotti. La loro attività, unica, più
che principale, si svolge nel presidiare il BarLume e, dietro il paravento
della partita a carte, passare al setaccio tutti gli avvenimenti di Pineta, in
un pettegolezzo toscano senza eufemismi e senza ritrosie. Qualche volta resta
nelle maglie fitte della rete, un fatto criminale. In realtà è Massimo, pronto
all'intuizione ma svogliato all'azione, che è spinto a investigare, richiesto
casualmente dal commissario Fusco. I vecchietti fanno da polo dialettico in un
contraddire minuzioso che però facilita la sintesi: corale ambientazione umana,
provinciale e antiglobalizzata (lenta, senza preoccupazione di efficienza
mezzo-fine). Uno sfondo di commedia italiana a dei gialli enigmistici la cui
soluzione è affidata alla virtù del ragionamento e alla fortuna del caso. Nel
gioco delle tre carte un esercizio di abilità e di elusione fornisce lo schema
per risolvere un enigma criminoso consistente nel nascondere ostentando. Nel
corso di un congresso, viene ucciso un professore giapponese. La chiave del
mistero è in un computer che in apparenza non contiene niente di significativo.
Commenti
Posta un commento