Recensione: Sette abbracci e tieni il resto di Stefano Tofani
Autore: Stefano Tofani
Titolo: Sette abbracci e tieni il resto
Editore: Rizzoli
Data di pubblicazione: 30 marzo 2021
Pagine: 211
Ernesto ha dodici anni, occhiali spessi e una
camminata sbilenca. È così dall'incidente d'auto che gli ha portato via la
nonna, amatissima, la nonna dei proverbi e delle lezioni di vita, la nonna a
cui in cambio di un abbraccio strappava quasi tutto. Ernesto ha un amico,
Lucio, che come un grillo parlante gli fa venire mille dubbi e lo mette in
guardia su tutto. Ma siamo sicuri che sia sincero? Ha poi anche un altro amico
che si chiama Elien e viene da lontano. Ernesto ha una passione per una sua
compagna di scuola, Martina, ma sa che lei non lo noterà mai. Finché un giorno
Martina non sparisce di colpo, gettando nel panico la comunità. Per Ernesto è
l'occasione per ritrovarla, componendo il puzzle di un mistero che gli adulti,
neanche quelli che dovrebbero saperlo fare per mestiere, riescono a risolvere.
Ed è l'occasione per trasformarsi di colpo da sfigato Quattrocchio a magnifico
eroe salvatore.
Sette
abbracci e tieni il resto è un romanzo per ragazzi che ha tanti
ottimi spunti di riflessione e che riesci a comprendere bene solo se lo lasci
“decantare”.
Amo molto i libri per ragazzi, perché offrono
sempre tanti spunti per iniziare conversazioni con loro e anche per capire
meglio cosa sentono/vivono gli adolescenti di oggi.
Questo
romanzo ci offre tanti input, che ho apprezzato solo
dopo aver aspettato un attimo. Ho chiuso il libro pensando che non avrei saputo
come impostare la recensione e quindi ho deciso di aspettare e dormirci sopra.
Quando ho iniziato a “fare la brutta” (sono maestra e faccio ancora la brutta
che poi trasporto in bella), mi sono accorta che questo romanzo è ricco e
profondo. Sicuramente è un romanzo che va letto con attenzione e sul quale
riflettere. Una lettura superficiale rischierebbe di considerarlo una storia
per ragazzi con poco valore, in realtà bisogna scavare sotto la superficie per trovare
il vero tesoro.
Questo libro ci parla di elaborazione del lutto: Ernesto perde la nonna in un incidente, ma
ha difficoltà a lasciarla andare, tanto che la ricorda in continuazione, ripensa
alle sue parole e ai suoi consigli. La nonna è una presenza costante nei
pensieri di Ernesto. Diventa una guida, colei che lo accompagna sempre pur non
essendo presente. È la figura educante, il modello.
Altro argomento è la separazione dei genitori. Oddio, la figura dei genitori di Ernesto è
veramente pessima. Sono due adulti egoisti, tanto che il ragazzino si considera
la causa della loro separazione. Pensa di non essere accettato e per tutto il
romanzo si sente di troppo. Non c’è un gesto gentile, non c’è un tentare di
stargli accanto o di guidarlo. Ernesto vive nel disinteresse più totale dei
suoi genitori, un pacco che si devono scambiare di tanto in tanto. Lo stesso
argomento è trattato presentando i genitori di Martina, i quali però, anche se
separati, nel momento del bisogno si riuniscono per superare le criticità.
Altro spunto è il valore dell’amicizia. Questo tema è trattato in modo strano.
Ernesto non ha molti amici, non riesce ad inserirsi (qui l’argomento si lega
con il tema del bullismo). Ha solo
tre figure di riferimento amicale: Lucio, Elien e Fefè. Tre amici diversi per
età e per ruoli. Lucio è coetaneo di
Ernesto e come lui ha una malformazione fisica che lo obbliga sulla sedia a
rotelle; a volte sembra un po’ geloso o invidioso di Ernesto. Molto spesso
funziona come voce della coscienza, ma sempre per andare contro le idee di
Ernesto. Elien è poco più grande, è
un clandestino, scappato dal suo Paese. Elien però non è un vero amico, si
approfitta un po’ di Ernesto e della sua ingenuità. Fefè è un adulto, è un pescatore. Forse è l’unico adulto che mi sia
piaciuto in questo romanzo, anche se mi domando come non sia mai intervenuto
per far sì che Ernesto di notte dormisse piuttosto che pescare con lui. Fefè
però è l’unico che nel bisogno del momento c’è, l’unico che Ernesto trovi disponibile
ad ascoltarlo.
Tutta la storia si fonda sul tema del bullismo. Questa è la parte che ho
preferito. Ernesto si sente solo, non accettato, preso in giro, ma non molla
mai. Continua a fare ciò che ama e continua a cercare la sua amica scomparsa
(non è spoiler, è scritto nella trama!). Questa sua caparbietà mi è piaciuta.
Nonostante le delusioni, nonostante le difficoltà, nonostante le prese in giro,
Ernesto si butta a capofitto nel mistero, vuole assolutamente ritrovare e
salvare la sua compagna di classe. Non vuole più essere chiamato Quattrocchio,
vuole che lo si riconosca a tutti gli effetti come Ernesto. Proprio quando
tutto sarebbe contro di lui, egli tira fuori il meglio di sé, non demorde e
cerca di risolvere l’enigma da solo.
Questo romanzo è il racconto di un ragazzino
solo, che può contare solamente sulle proprie capacità e che, impegnandosi al
meglio, ha un suo “riscatto” e cresce. Se inizialmente Ernesto sembra
piagnucoloso e lagnoso, alla fine emerge come un ragazzo tenace e coraggioso.
Ringrazio la CE per la copia cartacea del
romanzo. Il romanzo è una riedizione per la collana BUR. La prima edizione è del 3 settembre 2019.
Con questa lettura partecipo alla rubrica Ci provo con… Questo infatti è stato il primo romanzo di Stefano Tofani che ho letto e sono già pronta con un altro suo racconto che ci parla ancora di Ernesto. Sono molto curiosa di vedere l’evoluzione di questo ragazzino.
Che bella recensione. Un libro ricco, tanti temi. Lo terrò presente.
RispondiEliminagrazie
EliminaSembra davvero un libro interessante anche se non sono più una ragazzina.
RispondiEliminaGuarda, ho scoperto che preferisco i libri per ragazzi ai libri per gli adulti... sono molto ricchi.
EliminaMi piace questo romanzo spero solo di riprendere il mio angolino di letture per ragazzi
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