Recensione: L’amore è per sfigati di Wibke Bruggemann
Autore: Wibke Bruggemann
Titolo: L’amore è per sfigati
Editore: DeA Planeta
Data di pubblicazione: 26 ottobre 2021
Pagine: 398
L'amore, che idiozia. Innamorarsi è come
precipitare in un tombino aperto e trovarsi circondati da conseguenze
appiccicose e dolorose. Ecco perché Phoebe guarda sempre con grande attenzione
dove mette i piedi. Lei non odia l'amore a prescindere, ma ha ferite troppo
profonde perché possa accettare che qualcuno le si avvicini ancora. E poi
innamorarsi rende decerebrati, non porta mai a un lieto fine, questo lo sa. Il
problema è che, ovunque si volti, è circondata da coppiette ormonate. Perfino i
gatti della sua madrina non fanno eccezione. Nel tentativo di prendere le
distanze dai continui accoppiamenti che la perseguitano, da un'amica che pensa
solo al sesso e da una matrigna tutta cupcake e fidanzati, Phoebe inizia a
lavorare in un charity shop. È qui che, inaspettatamente, la sua vita cambia.
Incontra Alex, il ragazzo con la sindrome di Down che sta alla cassa e ha
sempre la battuta pronta, Bill e Melanie, vecchissimi ma che si amano come il
primo giorno. Ed Emma. Inglese fino al midollo, occhi più intensi che ci siano.
Emma è in gamba, spigliata, sostiene la ricerca sul cancro e vuole cambiare il
mondo. E all'improvviso per Phoebe c'è un prima e un dopo i tombini. Ma il
passato che l'ha ferita continua a farla andare indietro e mai avanti. Fino a
che indietreggiare non è più possibile, perché dietro c'è il vuoto. A quel
punto Phoebe deve solo scegliere.
Ma voi vi ricordate i vostri quindici anni? Vi ricordate cosa pensavate, cosa facevate o come vi vestivate? Vi torna in mente quanto fosse grande il vostro odio per tutto e per tutti? Quando tutto il mondo era contro di voi e voi non potevate far altro che lottare per sopravvivere alle ingiustizie universali… Se ci ripenso, mi sento ancora più ridicola e vorrei sotterrarmi… certo, non ero come Phoebe. Ma insomma non ero poi una versione tanto migliore…
Phoebe è una quindicenne arrabbiata con il
mondo:
- con la mamma, perché è sempre via in
missioni umanitarie come medico volontario;
- con Polly, la sua migliore amica, perché si
è innamorata ed ora è molto presa dal suo Tristan, tanto da riservare le
briciole a Phoebe;
- con il padre, perché è morto prima che lei
nascesse;
- con Kate, la sua madrina, perché ha due
gatte persiane…
In me dev’esserci qualche ingranaggio
rotto, proprio come Data di Star Trek,
e non riesco a vedere nemmeno le cose ovvie.
Come la maggior parte dei ragazzi, Phoebe sta
cercando di capire se stessa, quali siano i suoi interessi e le sue passioni.
Di sicuro c’è l’amore per la matematica, ma il resto è tutto confuso.
Certo che ho scelto Matematica. Cioè, è
facile, e a me piace che ci sia sempre una sola risposta esatta.
La parte meno chiara della vita di Phoebe è
proprio quella che riguarda i sentimenti e le relazioni.
La vita sarebbe tanto più semplice se
non provassimo emozioni…
Phoebe non riesce a relazionarsi in modo
sereno con gli altri, non è abituata ad instaurare relazioni positive forse a
causa del fatto che è abituata a stare da sola, cresciuta sballottata tra la
sua casa e quella della sua madrina, dove viene mandata ogni volta che la madre
deve partire per una missione nelle zone di guerra o di catastrofi. Forse è
proprio questa situazione che ha “costretto” questa ragazza a costruirsi una
barriera di protezione che la fa comportare in modo “strano”, al limite della
asocialità. Tutto questo mina la sua capacità di relazionarsi con gli altri,
specie con Polly e con Emma.
Emma avrà un ruolo determinante nel far
prendere coscienza a Phoebe che anche lei è capace di provare sentimenti, le
insegnerà a gestirli in modo più maturo e consapevole. Passando le sue giornate
con Emma, Phoebe capisce di essere omosessuale.
Ho una cotta per Emma, e non ho il tempo di avere una cotta per Emma.
E poi perché ci ho messo così tanto a
capire che cosa stava succedendo? Specie dal momento che manifestavo in maniera
così ovvia tutti i sintomi classici
di questa particolare pazzia.
Inizialmente è terrorizzata da questa
scoperta, ma la sua paura deriva dal fatto di essere innamorata, non tanto di
chi sia innamorata. Questo perché per Phoebe innamorarsi è un dramma, a
prescindere dal fatto che l’oggetto del suo amore sia una ragazza o un ragazzo,
e solo perché ella ha paura dei sentimenti, soprattutto di dover gestire i
propri sentimenti.
Oltre la tematica centrale che parla di
crescita e di maturazione emotiva, il romanzo tocca altri temi importanti, come
l’identità di genere, il rapporto con gli adulti, l’amicizia e il lutto.
Lo stile narrativo dell’autrice è molto
divertente. Phoebe ci parla attraverso il suo diario e ogni giorno racconta
quali siano stati i momenti salienti, ma soprattutto ci racconta i suoi
pensieri, i suoi dubbi e le sue paranoie; riassume poi la giornata in un
hastag, perché dopotutto è figlia del suo tempo e i social hanno un ruolo
importante nella sua vita.
Un bel romanzo, consigliato soprattutto per
le ragazze della stessa età di Phoebe ovvero quindici/sedici anni.
Mi sono divertita a leggere le giornate di
questa adolescente, forse perché ormai è passato tanto tempo da quella fase
della mia vita, ma ammetto che alcune paranoie di Phoebe le ho provate io
stessa alla sua età!
Ringrazio la casa editrice per avermi
omaggiata della copia cartacea del romanzo e Sonia (Esmeralda viaggi e libri)
per avermi coinvolta nel review party per questa bella storia.
Con questa lettura partecipo al Review Party
insieme ad altri blog e vi invito ad andare a leggere anche i loro pareri.
questo sembra uno di quei romanzi che piacciono tanto anche a me!
RispondiEliminae potrebbe essere una bella lettura per le tue figlie
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