Recensione: Sabbia nera di Cristina Cassar Scalia
Autore: Cristina Cassar Scalia
Titolo: Sabbia nera
Editore: Einaudi
Data di pubblicazione: 29 maggio 2018
Pagine: 392
Mentre Catania è avvolta da una pioggia di ceneri dell'Etna, nell'ala abbandonata di una villa signorile alle pendici del vulcano viene ritrovato un corpo di donna ormai mummificato dal tempo. Del caso è incaricato il vicequestore Giovanna Guarrasi, detta Vanina, trentanovenne palermitana trasferita alla Mobile di Catania. La casa è pressoché abbandonata dal 1959, solo Alfio Burrano, nipote del vecchio proprietario, ne occupa saltuariamente qualche stanza. Risalire all'identità del cadavere è complicato e per riuscirci a Vanina servirà l'aiuto del commissario in pensione Biagio Patanè. I ricordi del vecchio poliziotto la costringeranno a indagare nel passato, conducendola al luogo dove l'intera vicenda ha avuto inizio: un rinomato bordello degli anni Cinquanta conosciuto come «il Valentino». Districandosi tra le ragnatele del tempo, il vicequestore svelerà una storia di avidità e risentimento che tutti credevano ormai sepolta per sempre e che invece trascinerà con sé una striscia di sangue fino ai giorni nostri.
Credo di aver trovato una nuova autrice
capace di incantarmi. Cristina Cassar Scalia ha creato un giallo che mi ha
tenuta concentrata e mi ha appassionata. Complice la bella figura del
vicequestore Giovanna Guarrasi, detta Vanina.
Il giallo, nato dalla penna dell’autrice, è
una di quelle letture che ti coinvolge anima, cuore e cervello. Già dalle prime
pagine ti immergi in quello che sarà lo svolgimento della storia, ma riesci anche
a vivere l’ambientazione, tanto da “vedere” il paesaggio che ti circonda,
sentire la “sabbia nera” dell’Etna che ti si posa sulla pelle e soprattutto percepire
i profumi e i sapori della Sicilia. Molto spesso mi sono ritrovata con
l’acquolina in bocca, immaginando il sapore dei cibi che venivano descritti.
Il “caso” da risolvere nel quale si imbatte
Vanina è talmente vecchio che tutti le sconsigliano di indagare, ma ella ha un
tarlo che le rode dentro, qualcosa non le torna e, quando un investigatore del
suo calibro, sì perché lo si capisce subito che il vicequestore è una che sa il
fatto suo, si imbatte in una storia così “strana”, non può passarci sopra. Se
poi lo stesso dubbio lo ha anche il vecchio commissario Patanè, che su
quell’omicidio aveva indagato cinquantasette anni prima, è facile intuire quanto sia importante arrivare alla risoluzione.
Vanina è un investigatore vecchio stile,
certo usa tutti i mezzi moderni, ma la sua principale risorsa è il modo di
ragionare, di collegare gli indizi, di osservare bene la scena. Perché, come
dice Patanè:
- È la cosa più importante, il
ragionamento. Uno può imparare a memoria tutti i codici penali del mondo, ma se
non sa ragionare se li può fare fritti.
È proprio questo che mi è piaciuto di Sabbia nera! La capacità di farti
seguire le indagini e di portarti a pensare, a ragionare e a fare congetture.
Certo, in alcuni casi le informazioni non vengono bene esplicitate, ma ci sta,
perché così la risoluzione è apprezzata ancora di più. E ammetto che un paio di
cose le avevo azzeccate, ma non tutto, e il “colpevole” finale si è rivelato
una sorpresa.
C’è anche altro che mi è piaciuto della
narrazione della Cassar Scalia. Ho già detto di aver apprezzato le descrizioni,
ma molto di più ho gradito la caratterizzazione dei personaggi. Di tutti i
personaggi, perché anche una figura di secondo piano, come l’agente Lo Faro,
esce fuori in modo dettagliato, tanto che è riuscito a starmi antipatico.
Un’ottima storia che mi ha invogliata a cercare
anche i seguiti per conoscere meglio Vanina, anche perché mi ci sono un po’ affezionata
così come in passato mi sono legata a Montalbano; lo devo ammettere, il
commissariato del vicequestore Guarrasi mi ha ricordato tanto quello di Salvo
Montalbano.
Ora, solo un appunto sul mio modo di leggere
questa storia. Ho scoperto, per causa di forza maggiore, gli audiolibri. Un po’
per gioco, un po’ per necessità, ho iniziato a leggere i libri ascoltando la
voce narrante di Audible. Mi piace seguire sul libro (cartaceo o digitale) la
lettura, ancor di più se il lettore o la lettrice è bravo/a. Quindi questa
volta ho seguito la lettura sul mio e-reader. La voce narrate è stata molto
brava, soprattutto nella lettura dei dialoghi, cui dava l’accento siciliano. Però…
c’è un però. Ci sono tanti errori di lettura, vere e proprie parole. Una volta,
invece di leggere il nome del sospettato Masino (diminutivo di Tommaso) Di
Stefano, la lettrice ha detto Massimo. Siccome molti sono stati questi piccoli
errori, un po’ mi hanno infastidito.
La serie del vicequestore Guarrasi è così composta:
1. Sabbia nera
2. La logica della lampara
3. La salita dei saponari
4. L'uomo del porto
5. Il talento del cappellano
ho questo libro da quando è uscito e ancora non l'ho letto
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