Recensione: Virginia e il professore di Virginia Di Vincenzo e Marco Pappalardo
Autore: Virginia Di Vincenzo e Marco Pappalardo
Titolo: Virginia e il professore
Editore: ELLEDICI
Data di pubblicazione: 30 maggio 2024
Pagine: 160
Una corrispondenza di e-mail tra una
studentessa e un insegnante che vivono a molti chilometri di distanza e non si
sono mai incontrati. Lei alle prese con il liceo classico e la voglia di vivere
“senza fretta” questa avventura che si chiama adolescenza, lui che vive tra
famiglia, scuola, giornalismo, social e volontariato, con tanta voglia di
sognare e di aiutare altri a credere nei propri sogni. Le lettere al Prof di
Virginia sono frammenti gioiosi e problematici della sua esistenza, che
condivide con tanti altri coetanei, utili per avvicinarsi al mondo degli
adolescenti e dei giovani. Le risposte del Prof a Virginia non hanno il tono
saccente di chi sa già tutto, ma sono un delicato e fermo avvicinarsi alla vita
caotica e bellissima dei ragazzi di oggi.
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Prima di qualsiasi parola sul libro, vorrei
ringraziare la casa editrice per avermi contattata e poi avermi inviato il
volume in lettura e vorrei anche ringraziare Simona (Il mondo di SimiS) per
aver dato il mio nominativo alla CE. I ringraziamenti di solito si fanno alla
fine, ma in questo caso io li faccio subito perché non avrei mai preso in
considerazione questa lettura in modo spontaneo e avrei perso una perla
preziosa. È pura “poesia”.
Questo volumetto, perché a guardarlo non si pensa
nemmeno di dargli credito, non è un romanzo. Non è un romanzo rosa, benché
parli tanto di Amore. È lo scambio epistolare tra una ragazza di 13 anni e un
professore di liceo, non il suo professore. Ora, attraverso le loro lettere,
essi toccano i temi importanti che entrambi vivono e che caratterizzano
l’adolescenza. Sono due punti di vista che si incontrano. Graficamente si
riconoscono le lettere di Virginia da quelle del professore, perché ad ognuno
degli interlocutori è dato un carattere tipografico e un disegno della pagina
diverso. Virginia sembra la schermata di un PC, il professore verga le sue
lettere su una carta rigata di quaderno. Di cosa parlano? Di tutto. Virginia ha
mille domande, non cerca le risposte e nemmeno vuole le risposte dal prof,
vuole capire. È spinta dalla curiosità e cerca di confrontarsi con una persona
più grande per “specchiarsi” e vedere se ha bisogno di modificare il proprio
ideale.
Cosa ho trovato io in questo libro? Ho
trovato me stessa o meglio ho ritrovato me stessa. Io sono stata quella
Virginia lì, sicuramente avevo quei suoi stessi tormenti e anche altri. Come
Virginia, ho cercato il mio professore e lo avevo trovato in don Franco, un
sacerdote della mia parrocchia. Egli era il mio punto di riferimento, colui che
mi faceva vedere le cose da un altro punto di vista, colui che mi spingeva a
guardare il mondo con occhi diversi o semplicemente spostando il focus.
Solitamente le nostre conversazioni prevedevano che io rimanessi più turbata e
confusa. Andavo da lui con una domanda, un dubbio, una crisi esistenziale e
tornavo a casa con gli occhi pieni di lacrime (a volte con il viso trasformato
in una maschera, non per il trucco, perché non mi sono mai truccata, ma per gli
occhi rossi), con mille altre domande ma più serena, a volte profondamente
triste ma consapevole che avrei presto ritrovato emozioni più leggere. Uscivo
sempre dicendo: “Io da te non ci vengo più” e poi capitava che una sera mi
presentassi alla porta della sacrestia e don Franco mi dicesse: “Vieni qui che
parliamo”.
Ho passato così tutti gli anni di liceo,
l’università e i miei primi anni di lavoro, fino a quando mi sono sposata e la
vita mi ha portato lontano da quella mia parrocchia. E quando sono tornata, e
sono tornata, era troppo tardi!
Oggi ho letto le lettere di Virginia e del
professore con tanta curiosità, data anche dal fatto che ora sono una docente
anche io (anche se una umile docente di scuola primaria), ma andando avanti
nella lettura mi sono immersa e ho ricordato la mia adolescenza. Ho letto le
ultime lettere con le lacrime agli occhi, perché in quelle poche pagine ho
visto la mia crescita. Mi sono soffermata a pensare se avessi io stessa
realizzato i miei sogni di adolescente. Virginia scrive una lettera alla se
stessa di dieci anni più grande, io “l’ho scritta” alla me stessa di 40 anni
fa.
Ecco! Sicuramente, leggendolo, ho ricevuto un
dono grande: mi ha permesso di capire che voglio diventare una maestra
accogliente, ancor di più di quanto non sia ora.
Che posso dire di più? È un libro che merita
di essere letto. Fa bene agli adolescenti e fa bene anche a noi adulti, che
spesso liquidiamo frettolosamente i dubbi e le perplessità dei giovani. Bello!
Bel commento, empatico, che lascia risuonare echi nella proprio esistenza personale.
RispondiEliminaMa non è proprio questo il fascino di ogni libro "vero"? Esso narra non solo di chi racconta in prima persona, ma parla anche di te, di me, di ciascuno di noi.
Certo, ci si può facilmente impersonificare in entrambi i personaggi, la ragazza e il professore. Qua e là ci si trova a dire: ah, che bella domanda, che bella riflessione... oppure: io qui avrei detto così e cosà, ecc. Insomma, un percorso di re-iniziazione alla propria vita, adolescenza o maturità, ragazza/o o professore/ssa.
Ecco, libri così!
Bella riflessione! Grazie per aver condiviso il suo parere qui con me.
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