Segnalazione: Legami di cuore di Sonia Alemi
Autore: Sonia Alemi
Titolo: Legami il cuore
Formato: Formato Kindle e cartaceo
Pubblicato: 5 luglio 2018
Lunghezza stampa: 360
Venduto da: Amazon Media EU S.à r.l.
Lingua: Italiano
ASIN: B07FB5TGX2
Finale: conclusivo
L'erotismo parte dal cervello, per questo
molti sono tagliati fuori.
Mi
chiamo Federico e ho ventinove anni. Nel mio mondo sono il migliore, sono noto
come “il Purificatore” perché sono bravo a individuare le debolezze del mio
prossimo e a renderlo più felice.
Prima
di incontrarla pensavo che lei fosse come tutte le altre donne che ho
conosciuto.
Mi
sbagliavo, quando l'ho vista, ho capito che era solo una ragazzina viziata. Una
fiocchetta merlettosa.
Ma
l’apparenza a volte inganna e la realtà man mano mi appare sempre più diversa.
Lei mi ha travolto con la sua simpatia, la sua pazza caparbietà e… il suo
bagaglio di guai. Chi è che vuole farle del male?
«Lei
mi ha creato dipendenza: non posso più fare a meno della sua presenza e del suo
magnifico corpo.»
Esistono desideri, fantasie nascoste, che
sai di possedere solo quando conosci la persona giusta.
Sono
Louise, ho ventun anni e sono già vedova. Mi porto appresso una valanga di
problemi che sto cercando, a modo mio, di risolvere. Sono disperata.
Quando
l’ho incontrato ho subito pensato che era un tipo molto volgare e… sexy.
«Mi
sento legata a lui dal profondo. Lui mi ha legato il cuore!»
Eccoci al secondo volume autoconclusivo
della serie erotic/romance venata di suspense e di ironia Cuori bastardi in cui ritroveremo, oltre ai nuovi
protagonisti già presenti come comprimari nel volume precedente, anche Samantha
e Michel, la coppia di Un cuore Bastardo.
Prologo
«Dunque, saresti tu la
vedova?»
Mi fa un
timido cenno affermativo... timido?
Oh, ma andiamo!
La scruto in
silenzio sfoggiando la mia migliore faccia da poker.
La donna, come
concordato durante una telefonata anonima e impersonale, è seduta al tavolino
che di solito occupo per queste trattative. Il problema? Quello che vedo non mi piace. Sì, d'accordo, è
una gran bella gnocca, per quel poco che riesco a scorgere di lei, essendo
seduta dietro al tavolo dove mi sono accomodato anche io.
La guardo
bene, cercando di distinguerne meglio i lineamenti del volto alla scarsa luce
del locale. Ormai sono diventato un vero esperto nel leggere le posture e i
vari atteggiamenti delle persone interpretandoli e giudicandoli, a volte sono
queste le cose che parlano più delle parole.
In questo
locale riesco vedere poco, è vero, ma la strana sensazione che sentivo prima si
fa di nuovo largo in me.
È una bella mora, i suoi
occhi sembrano chiari, ha il nasino all'insù e l'atteggiamento irritante di chi
è sempre stata viziata dagli uomini, paparino compreso. È proprio quella che io definisco una “Fiocchetta
Merlettosa”, una di quelle tutta sorrisi e moine che pretendono lo stesso dal loro
partner. Quelle che, quando il compagno decide di fare l'uomo, mettono il
broncio facendo capricci a iosa.
Da quel poco
che mi ha detto, e che ho arguito al telefono, dev'essere una che ha bisogno di
regole... le mie regole.
Noto che è
molto giovane, anche se è già vedova, questo è quello che mi ha raccontato.
Sto valutando
ancora il da farsi, pensando che effettivamente potrei fare un tentativo,
quando lei sbotta, esasperata dal mio esame prolungato oppure dal mio
lunghissimo silenzio o forse da entrambi. «Quanto vuoi?»
Ha una voce bassa con un accento
straniero dal tono carezzevole. Il mio pene inizia ad agitarsi. Una
frase del genere, detta con quel tono finto accondiscendente e con quell'alzata
di mento, farebbe afflosciare il cazzo a chiunque, ma non a me! Mi
sento eccitato e stimolato da questa nuova “allieva” da formare, da raddrizzare
con i miei famosi metodi di “purificazione”.
«Io non sono qui a far
marchette! Ti consiglio di usare un tono più rispettoso. Inoltre, quando ti
rivolgerai a me, o parlerai di me, userai sempre il termine “Maestro”» le rispondo scrutandola
con severità per cercare di arrivarle dentro e provare a scalfire quel grumo
duro che certamente porta dentro di sé e che, all'apparenza, nasconde molto
bene.
Voglio provare
a tastare la sua convinzione di voler essere purificata da me e quindi
continuo. «In mia
presenza non parlerai, non mangerai e non berrai. Solo se ti sarai comportata
bene, e solo dopo mio ordine, potrai farlo. Non sopporto le inutili chiacchiere
delle femmine per cui ti consiglio di usare bene quel permesso quando ti verrà
accordato!»
La vedo inumidirsi le labbra e
chinare la testa.
Questo suo gesto mi piace molto,
come mi piace anche quel poco che vedo.
Indossa una camicia larga color
rosa corallo leggermente slacciata sul seno, che intravedo sodo e ben fatto, ha
un bell’incarnato acqua e sapone, oppure è truccata così bene da sembrare
struccata.
Fissandole ancora il seno le
ordino rudemente: «Adesso vieni qui, inginocchiati fra le mie gambe e
succhiamelo.»
Lei si guarda intorno e poi
squadra me con aria interrogativa. È titubante, ma non mi ha dato una sberla
urlando che le ho mancato di rispetto e nemmeno ha parlato. Mi ha solo scrutato
incuriosita. Perfetto!
È
giovane ma non si è scandalizzata, forse questa è diversa dalle solite
ragazzine viziate che mostrano interesse per il BDSM dopo aver visto qualche
film merdoso.
Mi sto eccitando, incomincio a
sentire la ben nota scarica di adrenalina scorrermi lungo la spina dorsale
mentre il mio amico, dietro la cerniera dei pantaloni, incomincia ad alzare la
testa guardandola famelico... la voglio come allieva!
Non escludo che, oltre ad
aiutarla, potrei farne un'ottima sottomessa, se vorrà.
La mora inarca un sopracciglio e
poi, spostando lo sguardo tutt'intorno a noi, mi fissa allargando le mani sul
piano del tavolo come a voler chiedere il permesso di parlare. Al mio cenno di
consenso, infatti mi dice: «Non abbiamo stipulato alcun accordo. Voglio sapere
quanto tutto questo mi verrà a costare. Inoltre, caro il mio Master, il tuo... ehm, pompino te lo
puoi scordare!»
È
francese!
Il modo in cui arrota la erre mi
fa avere l'ennesimo guizzo nei pantaloni.
Lei, intanto, raddrizza la
schiena fissandomi intensamente quasi con sfida, aspettandosi una qualche
reazione da parte mia.
Bisogna che le spieghi le mie
regole: io non sono mai violento durante gli incontri e nemmeno al di fuori di
essi ma questo non significa che io sia un mollaccione o che mi faccia mettere
i piedi in testa da chiunque.
Però
bisogna riconoscere che la piccola “Fiocchetta Merlettosa” è una tipa tosta e
ha dimostrato anche di avere una certa dose di sale in zucca!
Ormai, il mio uccello è
diventato delle dimensioni di un'aquila reale e sta iniziando a svettare
maestoso e affamato nei miei jeans.
Nonostante il suo modo di fare
arrogante e altero mi prendo la briga di tranquillizzarla: «Non devi avere
alcun timore di qualche imbroglio da parte mia, in questo posto mi conoscono
tutti e godo di una certa reputazione. Quindi bando alla vergogna, questo
locale che all'apparenza sembra un comune circolo per motociclisti, in realtà è
uno dei più famosi ritrovi della nostra comunità. Adesso, alzati e
inginocchiati davanti al tuo Maestro: fammi vedere quanto sei brava con la
lingua e non escludo che potrei accettare la tua richiesta di essere
“purificata”»
Non sono più sicuro se io stia
cercando di metterla ancora alla prova oppure stia mettendo alla prova me
stesso.
Devo cercare di definire i
nostri ruoli, perché questa tipa mi attizza e mi confonde in eguale misura.
Quello che è certo è che la
piccola e misteriosa Fiocchetta mi intriga, moltissimo.
Sento che lei è diversa dalle
solite donne vogliose, ricche e annoiate, che non avendo più nessuna
considerazione e rispetto per se stesse, cercano un piacere alternativo
fingendo di voler essere “purificate” da me. Pur di avere una scopata diversa
dalle solite da raccontare alle amiche, acconsentono di buon grado a dare
spettacolo davanti agli altri soci di questo ritrovo, rivelando anche una certa
dose di esibizionismo.
Appena lei si alzerà, dando
mostra dell'intenzione di acconsentire a sollazzarmelo con la sua calda
boccuccia, me la porterò via e inizierò l'addestramento lontano dagli occhi
famelici degli altri dominatori perché non godo nell'umiliare le persone in
pubblico e neppure in privato. La osservo mentre con movenze aggraziate cerca
di districarsi dal divanetto dietro al tavolo. Avverto persino i brividi
dell'eccitazione pregustando il momento in cui potrò mettere mano all'indole
ribelle di questa splendida creatura e cercare di estirpare i suoi dolori
quando la vedo in piedi: è piuttosto alta per essere una donna, è bellissima… è
incinta!
Ma che
cazzo!
«Sei incinta? Che accidenti
credi di fare? Entrare con un bambino in pancia in questo posto pieno di...»
persone come ME!
Finisco la frase nella mia testa.
Mi guardo intorno e realizzo che
ai suoi occhi appaio esattamente come gli altri qui dentro: un uomo che si
eccita dando punizioni.
Sono fuori di me dalla rabbia,
mi avvicino e le sibilo tra i denti alitandole sul viso tutta la mia
costernazione: «Ma non lo sai che il bondage potrebbe essere molto pericoloso
per il tuo bambino? Ma che cos'hai in testa Fiocchetta?»
Lei mi guarda con espressione
vacua, gli occhi vuoti di chi ha molto sofferto, e mi chiede alzando il mento
con aria quasi strafottente: «Dunque? Non stringiamo più il nostro patto? Non
lo vuoi più il tuo bel pompino?»
Sentire questa volgarità uscire
dalla sua bocca – per qualche motivo che non so spiegarmi – mi dà molto
fastidio, sapere che è incinta di un altro uomo e che giunge persino a
spacciarsi per vedova pur di provare nuove eccitazioni, mi provoca un forte
senso di nausea.
Mi sono già alzato dandole le
spalle per la foga di andare via da questo posto. Di allontanarmi da lei.
Questa
donna è pazza!
«Fallo a me un pompino e
prometto che ti darò tutte le punizioni che vorrai!» sento dire con voce forte
e chiara.
Mi volto per capire a chi
appartiene quando scorgo uno stronzo grosso e pelato che ride sguaiatamente
della sua proposta con i suoi amici. Vedo anche il tatuaggio che ha: una donna
nuda incatenata e con una ball gag in bocca, proprio sul bicipite
destro. Fa parte del gruppo di dominatori fra i più sadici e violenti della
zona.
Rendendomi conto del guaio in
cui si sta per cacciare, faccio un rapidissimo dietro front e afferro per un
braccio Fiocchetta, liberandola dalla presa dello stronzo e la trascino fuori
quasi di peso, a passo di carica.
Prendendola per i fianchi la
sollevo sistemandola sul sedile del mio Suv, l'assicuro con la cintura di
sicurezza e una volta a bordo dell'auto comincio a inveirle contro, fermandomi
solo quando mi accorgo che ha il viso inondato di lacrime e il suo corpo è
scosso da singhiozzi silenziosi.
Maledizione!
Non sopporto le lacrime.
«E adesso perché piangi? Stai
male?» le chiedo frustrato.
Sarà un lungo e noioso viaggio
con Fiocchetta che singhiozza e io non ho la benché minima idea di dove
accompagnarla.
Accidenti
a me e alla mia fottutissima mania di aiutare le fanciulle in difficoltà!
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