SalTO19 – puntata 1 – Lezione di Franco Lorenzoni
Con oggi inizio a
raccontarvi nel dettaglio la mia avventura al Salone internazionale del Libro
di Torino.
Il mio primo giorno al
SalTO19 l’ho dedicato alla scuola... non è vero, prima mi sono fatta un giro
per gli stand e poi mi sono soffermata sulle proposte rivolte al mondo della
scuola. Leggendo il programma del Salone mi sono accorta dell’intervento di Franco
Lorenzoni. Avevo già avuto modo di incontrare questo autore e ne ero rimasta
colpita. Quindi ho seguito questa …
Lezione di Franco Lorenzoni
a partire da I bambini ci guardano (Sellerio)
Il fondatore della Casa laboratorio
Cenci, Franco Lorenzoni è protagonista, con i suoi alunni, di un lungo percorso
di sperimentazione educativa che mette al centro il dialogo e la condivisione.
Il suo evento era inserito
nel percorso Educare alla lettura ed era proprio rivolto ad insegnati e
bibliotecari, insomma era un appuntamento professionale.
Lorenzoni ha voluto
coniugare lettura, intesa anche come lettura del mondo, e libertà (la libertà
dei bambini, quella di cui i bambini hanno bisogno). Apre la sua lezione
dedicando intervento ad Ada Gobetti. Essa è promotrice del coinvolgimento dei
genitori nell’azione educativa. Nel 1962 essa dice che non bisogna educare i
ragazzi escludendoli da quella che è la realtà circostante.
Quindi inizia subito
parlando della libertà.
Franco: Apparentemente i bambini oggi sono molto più liberi,
ma non è così. La libertà dei bambini è limitatissima. Intendo per libertà il
fatto che essi siano capaci di trovare la loro strada creativa.
Poi fa una digressione proprio
sul termini che a noi docenti sta tanto a cuore, ma che non ha niente a che
vedere con la libertà.
Franco: Scolarizzato. Che vuol dire questa parola? Noi
insegnanti ci lamentiamo molto di questa cosa. Ma cosa intendiamo per
scolarizzato?
Portando esempi concreti,
Lorenzoni parla di diversità e di come anche questa sia da considerare una
risorsa e non un problema da risolvere, come un bambino non scolarizzato non è
solo un problema, ma anche una ricchezza per la classe.
Franco: Uno scopo fondamentale dell’educazione è aumentare la
libertà dei ragazzi. Questo vuol dire che dobbiamo fare in modo che i bambini
trovino la loro strada, che sappiano creare qualcosa di diverso, di nuovo per
loro. Devono poter guardare le cose al contrario, cioè guardarle da un modo
diverso. Questo è una risorsa per la Classe. Proprio per il fatto che sono
diversi e quindi molteplici.
Lorenzoni ha parlato
raccontando situazioni vissute in classe. Lavori fatti con i ragazzi. Mi sono
ritrovata così ad appuntarmi tante strategie. Le sue presentazioni sono lezioni
magistrali, ci aiutano a crescere professionalmente.
Franco: È importante restituire ai ragazzi quello che emerge
dalle loro discussioni. Riscrivere le loro idee li aiuta a ricordare. La
cultura cresce con loro con le loro scoperte. È importante valorizzare le loro
idee. La geometria è osservazione della realtà. È leggere uno spazio. Leggere è
un lavoro di concentrazione e immaginazione.
Ha parlato anche di quale
sia il suo modo di fare lezione. Mentre parlava ho ammirato il suo entusiasmo,
cosa rara da trovare in un docente di “vecchia scuola”, ma forse perché lui non
è rimasto fermo su quella che era la posizione tradizionale di insegnamento, è
stato in grado di modificarsi o semplicemente era troppo avanti per i suoi
tempi. L’ho trovato estremamente innovativo e mi ha dato una carica in più,
ammetto di essere tornata in classe con tante idee e soprattutto con maggiore
voglia di fare e sperimentare con i miei ragazzi. Sì, siamo a fine anno
scolastico, ma ancora tante cose le possiamo fare.
Franco: Il Pensiero infantile è pieno di complessità. Siamo
noi docenti che pensiamo che sia utile semplificare, dare a loro la nozione
pre-lavorata. Invece dovremmo dare loro problemi veri e aspettare che loro
riescano a restituirci il loro pensiero, lavorato con la loro creatività.
Nella fiaba c’è una storia, ma dobbiamo lasciare ai ragazzi la
capacità di immaginare.
Altro concetto importante
che ha sottolineato è il momento della valutazione.
Franco: A scuola tutti devono essere valutati, la valutazione
è importante.
Ma valutare non è
giudicare. Dovremmo insegnare ai ragazzi anche questa libertà.
Franco: Libertà dall’essere giudicati. Molto spesso nella
scuola siamo visti come dei giudici. È faticoso sapere che ogni cosa sia
giudicata, comparata, valutata. Pensate che sollievo sapere che una cosa non
sarà valutata, messa in comparazione con quella degli altri, ma presa così
com’è. A scuola noi potremmo fare tante cose senza giudicare. Noi diamo tanti
giudizi, su tante cose, è una sorta di malattia professionale. A volte i cattivi giudizi minano il rapporto
futuro con la conoscenza.
L’ultimo cenno è per le
nuove tecnologie. Lorenzoni non demonizza questo strumento, che è visto come
una risorsa per migliorare e coinvolgere gli alunni, senza dimenticare la
lezione tradizionale…
Franco: Libertà di non rincitrullirsi e di imparare a memoria.
Il problema della scuola è di moltiplicare i linguaggi. Non dobbiamo essere
contrari alla tecnologia, ma questa non deve essere l’unico modo di esprimersi.
La scuola deve valorizzare tutti i linguaggi: quello artistico, quello
musicale…
L’ultima frase che ha
detto me la sono appuntata come monito: è un appunto importante per noi adulti,
soprattutto per noi docenti.
Franco: Noi possiamo parlare male della scuola, ma ognuno di
noi nel nostro quotidiano ha le sue responsabilità.
Al termine della "lezione" è stato presentato il nuovo libro di Franco Lorenzoni.
Titolo: I bambini ci
guardano. Una esperienza educativa controvento
Autore: Franco Lorenzoni
Editre: Sellerio Editore
Palermo
Data di pubblicazione: 24
gennaio 2019
Pagine: 121
«La scuola deve essere un
po' meglio della società che la circonda, se no cosa ci sta a fare?». Un
maestro, i suoi piccoli alunni, un paese umbro di duemila anime e il mondo che
irrompe con le sue tempeste dentro un'avventura pedagogica innovativa.
L'attrito, lo scontro a volte, tra una educazione improntata all'apertura e la
società in cui si diffondono con energia inattesa diffidenza, rancore e odio
verso chi arriva: «Come educare alla convivenza quando nuovi veleni si
diffondono nel piccolo villaggio in cui abitiamo e, ancor più, nel grande
villaggio mediatico planetario nel quale siamo immersi?». E al fondo l'amarezza
con cui si avverte che ciò che unisce, acquieta e rallegra è troppo debole
spesso, e che il sospetto può vincerla sull'attitudine amichevole e curiosa
verso ciò che è insolito e sorprendente. Il maestro Franco Lorenzoni nei suoi
libri racconta il tempo quotidiano delle classi elementari dove insegna. Lo fa
unendo il diario di esperienze didattiche vive, ricche di continui dialoghi tra
bambine e bambini, con una grande quantità di storie e ritratti individuali. Al
centro delle cronache de "I bambini ci guardano" c'è la scoperta del
dramma dell'emigrazione, suscitata dalla foto del piccolo Aylan, trovato
esanime sulla spiaggia di un'isola greca, evocata in classe da una bambina. A
partire da quella immagine e da una ricerca rigorosa intorno ai dati del
migrare oggi, la classe allarga il lavoro e la riflessione su violenza, guerra
e discriminazioni nella storia, confrontandosi anche con l'arrivo in paese e la
controversa ospitalità di una decina di profughi. Ed è presente in questo libro
una piega riflessiva di intimo bilancio. La radicalità della crisi
pubblico-privata, emersa prepotentemente in questi anni, è esposta nella
maniera giocosa, semplice ed elementare, con cui i bambini scoprono le carte
del mondo.
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