Lettura con il figlio #11: Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino


Siamo arrivati al nuovo appuntamento con una lettura estiva di Miki. Questa volta ci siamo cimentati con un altro romanzo di Italo Calvino; avevamo già letto Il barone rampante ed entrambi lo avevamo apprezzato.

Prima di parlare della lettura in questione, devo fare una piccola premessa.

Noi abbiamo letto quest’opera nell’edizione Mondadori del 1993. La prima edizione di questo romanzo è del 1947. Calvino, nel 1964, corresse quella prima edizione apportando delle variazioni. Lo stesso autore spiegò il motivo di quelle correzioni nel 1983, dicendo: «Ad un certo punto ho fatto delle correzioni perché avevo scritto cose che mi parevano troppo brutali o troppo esasperate» (informazioni riportate nella Presentazione dell’edizione che abbiamo letto).

Un altro aspetto che dobbiamo tenere a mente è il fatto che esso è il primo romanzo che Calvino abbia scritto, prima di questo si era cimentato in alcuni racconti. Siamo alla fine della Seconda Guerra Mondiale e in questo testo si respira il clima dell’epoca, è un racconto “neorealistico” che ci parla della Resistenza. 


Autore: Italo Calvino

Titolo: Il sentiero dei nidi di ragno

Editore: Mondadori

Data di pubblicazione: settembre 1993

Pagine: 159

Dove fanno il nido i ragni? L'unico a saperlo è Pin, che ha dieci anni, è orfano di entrambi i genitori e conosce molto bene la radura nei boschi in cui si rifugiano i piccoli insetti. È lo stesso posto in cui si rifugia lui, per stare lontano dalla guerra e dallo sbando in cui si ritrova il suo piccolo paese tra le colline della Liguria, dopo l'8 settembre 1943. Ma nessuno può davvero sfuggire a ciò che sta succedendo qui e nel resto d'Italia. Neppure Pin. Ben presto viene coinvolto nella Resistenza e nelle lotte dei partigiani, sempre alla ricerca di un grande amico che sia diverso da tutte le altre persone che ha conosciuto. Ma esisterà davvero qualcuno a cui rivelare il suo segreto?

 

Un libro, due opinioni. In azzurro il punto di vista di Miki, in verde il mio.

 

Nelle domande 3, 6, 11 e 14 c’è rischio spoiler!

 

1.                 Ti è piaciuto il libro?

 

Il gradimento del libro è cambiato durante la lettura. L’inizio mi è piaciuto molto, la parte centrale mi ha annoiato (non c’era nulla che stimolasse la mia lettura) e invece nel finale ho trovato un climax che mi ha portato a dire che il libro è bello e scritto molto bene.

 

Non è uno dei miei libri preferiti, ma posso dire che sì, mi è piaciuto.

 

2.                Che emozioni ti ha fatto provare la lettura?

 

L’unica emozione che ho provato è stato un sentimento vicino alla commozione nel finale. Non avendo realizzato di aver terminato la lettura e trovando la pagina bianca, mi sono sentito un po’ smarrito. In linea di massima è stata piacevole.

 

A tratti mi sono divertita, in altri punti mi sono fermata a pensare e riflettere. Sicuramente è un libro che presenta un periodo storico complesso e lo fa in modo diverso dal solito. Quasi come volesse dar voce al “popolo”.

 

3.                Cosa pensi dei protagonisti?

 

Pin è un ragazzo un po’ sfortunato, che però è riuscito a trovare un legame con Cugino e la pistola. Da essere molto sfortunato arriva a trovare un amico e il libro termina con un “lieto fine”.

 

Pin è un ragazzino che sembra alquanto vivace, sveglio e furbo al punto giusto. Si caccia sempre nei guai, ma poi ne esce brillantemente.

 

4.                Con quale personaggio sei entrato maggiormente in empatia?

 

Nessuno.

 

Non credo di aver sentito particolarmente vicino nessuno dei personaggi. Alcuni mi stavano più simpatici di altri, ma non mi sono sentita coinvolta emotivamente.

 

5.                Quale personaggio avresti preso a “sberle”?

 

Nessuno in particolare, tutti i partigiani erano un po’ peculiari. Dritto era molto antipatico.

 

A sberle credo nessuno, ma ho provato grande antipatia per Lupo Rosso, troppo sbruffone per i miei gusti.

 

6.                Cosa pensi della figura degli adulti?

 

Gli adulti sono tutti un po’ strani, si sono sempre comportati male nei confronti di Pin, forse l’unico che si salva è Cugino.

 

Domanda difficile. Gli adulti qui si vedono e non si vedono. Il gruppo dei Partigiani aveva degli adulti, ma per la maggior parte erano giovani ragazzi che volevano liberare il loro Paese dal regime fascista. Gli uomini dell’osteria invece erano i classici vecchietti che si divertivano a bere e a prendere in giro i ragazzini come Pin. Tra tutti gli adulti che Pin incontra, forse quello che preferisco è Cugino. Tra tutti gli uomini che Pin ha incontrato nel suo cammino, Pietromagro e Cugino sono quelli che più di tutti sono rimasti fedeli a se stessi.

 

7.                 Come hai trovato lo stile dello/della scrittore/scrittrice?

 

Calvino è scorrevole. Non gli si può dire che sia pesante. Però non mi è piaciuto il fatto che spesso egli ripete le frasi per rimarcare alcuni concetti. La lettura è noiosa a causa degli eventi narrati, a volte ripetitivi, non per lo stile.

 

Mentre leggevo, mi veniva da pensare che lo stile di Calvino sembra quasi metaforico, veramente ho pensato al termine onirico. Benché con mille differenze, mi veniva in mente Stefano Benni. Entrambi questi autori hanno la capacità di parlare di fatti attuali e anche con un tocco di politica, ma sotto una veste satirica. Sembrano confusi in alcuni passi, ma in realtà presentano la situazione storica in modo puntuale.

 

8.                Quale aggettivo descrive meglio il libro?

 

Non lo so, perché è stato un mix, però posso dire che la fine mi ha fatto cambiare idea. Inizialmente lo avrei descritto come noioso, mentre la fine me lo ha fatto valutare come bello.

 

Divertente, ma che fa riflettere.

 

9.        Quante stelline gli dai?

 

Quattro.

 

Tre e mezzo.

 

10.            Consiglieresti ai tuoi amici di leggerlo?

 

Sì, ma direi loro di leggere solo la fine, che è spettacolare. Sicuramente indicherei alcuni episodi specifici, ma non tutto.

 

Sì, consiglierei la lettura di questo romanzo, soprattutto perché ci presenta la vita dei Partigiani vista con gli occhi di un bambino. Ci permette di percepire il sentimento popolare che ispirava quegli uomini.

 

11.             C’è un episodio che ti ha colpito maggiormente?

 

A parte la fine, che mi è proprio rimasta impressa, ci sono due episodi che mi sono piaciuti. Il primo è quello in cui Pin perde tutte le speranze, perché non trova la pistola, e il secondo è quello nel quale egli scappa dai partigiani.

 

Mi è piaciuto soprattutto il capitolo VII, nel quale l’autore descrive l’incendio al Casone, l’accampamento dei partigiani. In questo brano Calvino illustra benissimo come da un momento goliardico, un momento di rilassatezza, si possa originare un evento disastroso.

 

12.            Cosa ti ha insegnato/trasmesso questo libro?

 

Mi ha insegnato che per giudicare una lettura bisogna arrivare alla fine, perché in questo caso quasi tutto il libro non era riuscito a coinvolgermi, mentre la parte finale mi ha toccato in modo particolare. Essa è qualcosa di scioccante. Quindi ho capito che è importante leggere un libro fino in fondo.

 

Non lo so. Sicuramente ho potuto “vedere” il movimento partigiano da un’ottica diversa. Ho potuto capire che questi uomini erano persone disperate, disposte a tutto pur di tornare a vivere una vita “normale”, di tornare al loro lavoro come quello dello stagnino.

 

13.            Citazione preferita?

 

Allora la pistola è ancora sotterrata vicino alle tane, pensa Pin, è solo mia, non era vero che Pelle sapeva il posto, nessuno sa quel posto, è un posto solo di Pin, un posto magico. Questo lo rassicura molto. Qualsiasi cosa accada, ci sono le tane dei ragni, e la pistola sotterrata.

 

Ho segnato tante frasi e davvero non lo credevo possibile, ma tra tutte quella che preferisco è questa:

 

Tutti abbiamo una ferita segreta per riscattare la quale combattiamo.

 

14.            Il finale ti è piaciuto?

 

Sì.

 

Diciamo di sì, è un po’ malinconico. Comunque è un finale che sta bene nel racconto.

 

Ora con Miki ci rimane un solo libro da leggere: Una questione privata di Fenoglio. Alla prossima!



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