Recensione: Attenti all’intrusa di Sophie Kinsella
Autore: Sophie Kinsella
Titolo: Attenti all’intrusa
Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: 19 ottobre 2021
Pagine: 300
È passato un anno e mezzo da quando i
genitori di Effie hanno divorziato e lei, che credeva fossero una coppia
felice, ancora non si capacita che sia potuto succedere. Da allora ha
progressivamente preso le distanze da suo padre, che sta con una donna molto
più giovane di lui, Krista, postando foto imbarazzanti su Instagram con hashtag
del tipo: #sessoasessantanni e #vivailviagra!. Quando poi Effie scopre che i
due hanno venduto la vecchia e stravagante casa di famiglia dove lei è
cresciuta e, come se non bastasse, hanno organizzato un party esclusivo per l'occasione,
è davvero furiosa. Sua sorella e suo fratello accettano l'invito – quei
traditori! – ma lei non intende andarci, finché non le viene in mente che,
nascoste sopra un camino, ci sono ancora le sue preziose bambole russe: Effie
deve assolutamente trovare il modo di recuperarle senza farsi vedere durante la
festa. Sembra un gioco da ragazzi, ma non lo è. Le matrioske sono introvabili e,
mentre lei le cerca affannosamente nascondendosi di volta in volta in posti
improbabili, si ritrova a tu per tu con Joe, l'ex fidanzato di cui è ancora
innamorata, e ascolta suo malgrado conversazioni private scoprendo verità
sconcertanti sulla sua famiglia… Nel corso del weekend più rocambolesco della
sua vita, Effie inizia a vedere le cose sotto una nuova luce e capisce che deve
fare i conti con il suo passato. "Attenti all'intrusa!" è la nuova
irresistibile commedia di Sophie Kinsella, che, con innato senso dell'umorismo
e grande spirito di osservazione, racconta le incomprensioni e i delicati
meccanismi che regolano i rapporti familiari in tono divertito e toccante al
tempo stesso.
«Se ho imparato qualcosa dalla vita, è che
non devi presumere di sapere qualcosa. Fai domande. Chiarisci bene. Perché
altrimenti…» Cerco le parole giuste e, chissà perché, mi viene in mente
all’improvviso quella stupida scultura yoga. «Altrimenti potresti pensare che
il montaggio è compreso. Mentre poi scopri che non lo è. E questo porta sempre
a… all’infelicità, ecco.»
In questa citazione abbastanza lunga è raccolta
tutta l’essenza del libro della Kinsella. Questa volta ci troviamo di fronte a
un romanzo che non è rosa, non è un chick-lit, o meglio c’è un una piccola
connotazione rosa, diciamo così romantica, ma non è un romanzo rosa. È un libro
che parla di famiglia. Per certi versi mi ha ricordato La famiglia prima di tutto, uno degli ultimi romanzi della Kinsella.
Anche in questo suo ultimo lavoro sono preponderanti la famiglia e le dinamiche
familiari. Si tratta di una famiglia che in un qualche modo si sente rotta, sfasciata,
disorganizzata e tutto per colpa della separazione del papà dalla seconda
moglie, una seconda moglie che per i figli è stata una vera e propria mamma. La
nuova compagna del padre invece, pur mossa da buoni sentimenti, se vogliamo ben
vedere, e dal fatto di voler comunque aiutare il padre di Effie, Bean e Gus, è
però in realtà una manipolatrice, tanto che ha cercato di tenere lontano padre
e figli, reputando questo attaccamento morboso. Diciamo che effettivamente, per
certi versi, il legame tra genitori e figli non è ben cresciuto, Effie è ancora
molto legata al papà e alla figura mitica del papà che non può sbagliare, che
può fare solo bene, si evince un innamoramento edipico nei confronti di questo padre,
è la piccola di casa e, anche se ormai ha trent’anni, è comunque ancora considerata
tale. Possiamo tranquillamente dire che questa giovane donna è cresciuta durante
lo svolgersi della storia. Nel corso della narrazione Effie si scontra con
diverse realtà, capisce tante cose che le erano state taciute, deve fare i
conti con la propria evoluzione, con i propri sentimenti, con i suoi
atteggiamenti e deve crescere, deve tirar fuori quella parte adulta che ormai è
giusto che si sviluppi. Piano piano anche i familiari intorno a Effie maturano e
realizzano che i propri rapporti dovrebbero in qualche modo modificarsi; Gus
prende coscienza di quanto il suo legame con Romilly non abbia più valore di
esistere e Bean smette di essere la chioccia che si occupa di tutto. La crescita
di tutti e tre li porta a trovare la loro dimensione e quindi a “montarsi” nel
verso giusto, per tornare alla citazione che ha aperto questa mia recensione. Un
romanzo diverso da quello a cui ci ha abituato la Kinsella e sicuramente rimane
lo stile da commedia ironica e divertente, anche se in questo volume mi sono
trovata sì davanti a un romanzo brillante e comico ma con aspetti più profondi,
perché ha messo in luce quanto lavoro sia necessario da parte di ognuno dei
componenti della famiglia affinché quest’ultima continui a essere unita, a
crescere.
«Una relazione non è una foto.» indica
il telefono. «È un viaggio.»
Anche qui si vede quanto sia importante la
relazione tra le persone e la capacità di innestare dei rapporti che portino
tutti quanti verso una direzione.
Posso dire che questo romanzo mi è piaciuto,
ha un sapore un po’ aspro in alcuni punti, ma è veramente una bella storia di
famiglia. I personaggi sono tutti ben caratterizzati, ti aspetti determinati
comportamenti sia da Effie sia da Bean e Gus, ma anche dalla stessa Krista. Quello
tra tutti i personaggi che ho più odiato e mal sopportato è stato Lacey. Una
opportunista esattamente come la sorella Krista. Benché Krista non fosse così
tanto interessata al patrimonio familiare, comunque non ha certo agevolato la
comunicazione e lo spirito all’interno della famiglia. La protagonista Effie
non mi è molto simpatica, è carina, è sicuramente una ragazza che deve fare i
conti con la sua parte infantile, per la maggior parte del tempo è ancora poco
matura, poco decisa e questo un po’ non me l’ha fatta apprezzare. Ho preferito Bean,
certo un po’ maniaca del controllo, ma che sa affrontare la vita con prontezza
e saggezza, anche facendo i conti con le proprie fragilità. Nel complesso il giudizio
è positivo, un romanzo che sono felice di aver letto.
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