La cucina degli incontri della signora Megumi di Eiko Yamaguchi - Un viaggio in Giappone tra odori di zuppa tradizionale e storie di vita quotidiana
Autore: Eiko Yamaguchi
Titolo: La cucina degli incontri della
signora Megumi
Editore: Rizzoli
Data di pubblicazione: 27 febbraio 2024
Pagine: 228
Nel quartiere di Yotsuya, a Tokyo, c’è un piccolo locale, uno shokudo, specializzato in oden, tipiche zuppe giapponesi, e stuzzichini a base di ingredienti di stagione: dal cavolo fermentato servito a dicembre ai fichi al vapore in salsa di miso a luglio. Rinfrancati dal borbottio dei pentoloni fumanti e dalle novità dei piatti del giorno, gli avventori si stringono lungo il bancone a L per condividere storie e sapori perduti, davanti a un boccale di birra alla spina o a un bicchierino di sakè, mentre Tamazaka Megumi, la proprietaria, si destreggia da sola tra i fornelli e la sala. Megumi ha cinquant’anni, è vedova e senza figli e in un’altra vita era una veggente di successo, ospite fissa di talk show e programmi di costume, fino a quando una tragedia personale le aveva portato via la fiducia in se stessa inducendola a smettere i panni di Lady Moonlight, la maga bianca. Poi, il destino l’aveva presa sottobraccio e condotta davanti all’insegna di un locale malandato che portava proprio il suo nome e, quasi suo malgrado, Megumi si era ritrovata a coltivare un’insospettata vocazione dietro ai fornelli e a mettere, di nuovo, al servizio degli altri la propria sensibilità e il proprio talento. Ed è esattamente per questo, oltre che per gli ottimi piatti e l’atmosfera familiare che si respira nella sua cucina, che i clienti popolano il locale: si confidano con lei, ne cercano i generosi consigli, per capirsi meglio e lasciarsi accompagnare verso la felicità. Per sentirsi, anche solo per il tempo di una sera, meno soli. "La cucina degli incontri della signora Megumi" è un romanzo corale soave ed evocativo: un inno alla condivisione, alla gioia dei sapori, all’intimità e ai nuovi inizi.
Quando un libro ha l'odore di casa e ti
fa viaggiare, le aspettative sono altissime. Ma cosa succede se il viaggio si
rivela un po' più lento del previsto?
Quando scelgo un libro, le motivazioni
possono essere diverse: può essere l'ultima uscita di un autore che amo, un
titolo che mi incuriosisce o semplicemente una lettura che mi aiuta a
completare una challenge. Raramente leggo la trama sulla quarta di copertina,
ma questa volta avevo un obiettivo ben preciso. Tra i consigli degli altri
partecipanti, avevo notato un titolo che mi ha subito incuriosita per
l'ambientazione in Giappone.
Ultimamente il Giappone mi attrae molto,
forse perché Figlio#2 sta vivendo e lavorando lì, e leggere storie ambientate
in quei luoghi mi fa sentire più vicina a lui. Sono anche affascinata dalla
cultura nipponica, che è diventata molto popolare nella letteratura
contemporanea. E poi, il libro parlava di cucina e io, da buona golosa, non
potevo resistere! Ho già letto altri libri a tema orientale e, anche se non
tutte le esperienze sono state positive, la mia curiosità non è mai diminuita.
In questo caso, poi, mi piaceva il fatto che l'autrice fosse giapponese;
speravo che il racconto nascesse dalla sua quotidianità e non fosse solo pura
invenzione.
Ho iniziato la lettura con un approccio molto
positivo, ero curiosa e piena di aspettative... ma qualcosa non ha funzionato.
Ho trovato il libro a tratti noioso, molto lento e per certi versi ripetitivo.
Eppure, ci sono stati degli aspetti che ho
apprezzato.
Mi è piaciuta molto la figura della signora Megumi.
Un'ex veggente famosissima che si è reinventata cuoca. Ha aperto una trattoria
dove serve principalmente l'oden, una zuppa tradizionale della cucina
povera giapponese. È un brodo molto saporito a cui si aggiungono ingredienti
diversi a seconda della stagione.
Il racconto ci porta nella routine di questo
locale, dove si ritrovano alcuni clienti abituali che vedono in Megumi non solo
una cuoca gentile e disponibile, ma anche una confidente. Quelli che
condividono con lei sono soprattutto problemi d'amore. Tra i clienti fissi ci
sono Kayako, preoccupata perché la figlia non riesce a sposarsi; Yuri, così
presa dal lavoro da trascurare la sua vita sentimentale; il giovane Shinpei,
che non ha ancora le idee chiare sulla sua ricerca di una compagna; Chinami,
una ragazza che ha già alle spalle un matrimonio fallito. Spesso si ritrovano
alla trattoria di Megumi e si raccontano, sperando di realizzare i loro sogni.
E forse proprio questo confidarsi li aiuta. Il loro sfogarsi li porta a vedere
le varie situazioni da un altro punto di vista.
Senza alcuna intenzione, la cucina di Megumi
diventa un luogo famoso per far ritrovare l'amore, quasi fosse pervasa da un'energia
positiva. E sebbene Megumi stessa ripeta che non c'è nessun potere magico, è la
sua capacità di ascoltare le persone che le dona una nuova forma di influenza.
Lei sa come far emergere il potenziale dell'amore che c'è in ognuno di noi.
Detto così, sembra un romanzo delizioso. In
realtà, mi è mancato un po' di coinvolgimento. Se da un lato il legame di
amicizia che si crea tra gli avventori è un aspetto bellissimo, per il resto il
racconto non offre molto. La narrazione si concentra sulla vita di Megumi, che
conosciamo meglio giorno dopo giorno. Emerge il ritratto di una donna forte e
determinata, che ha saputo mettere in ordine le sue aspirazioni. A parte
questo, però, le varie storie mi sono sembrate più che altro delle lamentele.
Chinami, Yuri e Kayako, pur essendo donne forti e realizzate nel lavoro,
mostrano una debolezza nel gestire le loro vite sentimentali. Sembrano quasi
passive, in attesa di trovare un marito, come se da questo dipendesse la loro
realizzazione come persone. Percepisco che in tutto il libro l'essere single
sia visto come una mancanza, un'incompletezza.
Cosa salvo di questo romanzo? Sicuramente la
figura della signora Megumi e il capitolo finale, nel quale sono inserite le
ricette presenti nel corso del libro. La narrazione si svolge nell'arco di un
anno, Megumi prepara l'oden con gli ingredienti tipici di ogni stagione. È
sempre attenta ai desideri dei suoi clienti abituali, suggerendo loro come
arricchire il brodo. La sua dedizione crea un'atmosfera familiare e accogliente
che si ritrova perfettamente nella storia. Questa tradizione giapponese, legata
all'importanza del piatto perfetto e dell'ospitalità, è la stessa che ritrovo
nei racconti di Figlio#2 che vive a Osaka. Mi sono immaginata la cucina di
Megumi esattamente come quei piccoli locali che lui mi descrive e di cui mi
manda le foto.
Mi è piaciuta molto anche la parte finale con
le ricette. Anche se alcune sono piatti tipici che non riuscirei a riprodurre,
mi hanno davvero ispirato e ho persino fatto delle ricerche online per saperne
di più.
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