Incontro con… Sara Rattaro
Sabato 1° dicembre 2018, presso
la Libreria BistroT Le Storie a
Roma, si è tenuta la presentazione dell’ultimo
romanzo di Sara Rattaro: Andiamo a vedere il giorno, edito da Sperling
& Kupfer.
Autore: Sara Rattaro
Editore: Sperling &
Kupfer
Data di pubblicazione: 6 novembre
2018
Pagine: 196
Alice è stata una figlia
modello e una perfetta sorella maggiore, quella che in famiglia cercava di
tenere insieme tutti i pezzi mentre il padre stava per abbandonarli, quella che
per prima ha trovato il modo di comunicare con il fratellino, nato privo di
udito, e di farlo sentire «normale». Ha pensato agli altri prima che a se
stessa, ha seguito le regole prima che il cuore e adesso, di fronte a una passione
che ha scardinato tutti i suoi schemi e le sue certezze, si ritrova a mentire,
tradire, fuggire. Ma sua madre, Sandra, non ha alcuna intenzione di lasciarla
sola. Su quel volo per Parigi c'è anche lei e insieme iniziano un viaggio che è
un guardarsi negli occhi e affrontare tutti i non detti, a partire da quel
vuoto che ha rischiato di inghiottire la loro famiglia tanti anni prima. Alice
si illude che, ritrovando la persona che si era insinuata nelle crepe della
loro fragilità, possa dare una risposta a tutti i perché che si porta dentro,
magari capire ciò che sta accadendo a lei ora, vendicare il passato e punire se
stessa. Le occorreranno chilometri e scoperte inattese, tuttavia, per
comprendere che non è da quella ricerca che può trovare conforto. Perché una
sola è la verità: la perfezione non esiste, solo l'amore conta, solo l'amore
resta. E la sua famiglia, così complicata, così imperfetta, saprà dimostrarle
ancora una volta il suo senso più profondo: essere presente, sempre e a ogni
costo. Per continuare insieme il cammino, qualunque sia la destinazione.
NOTA: in corsivo blu
le parole dell’autrice.
La libreria Bistrot Le Storie è un ambiente molto
accogliente, ha un’atmosfera calda e familiare. Non conoscevo questo locale e
sono felice di averlo scoperto.
Sara Rattaro ha
ringraziato subito di essere stata invitata e ha anche riferito del suo legame
affettivo con l’associazione culturale Libri,
chiacchiere caffè e tè (che ha anche una bellissima pagina fb, anche questa
scoperta quel giorno).
Sara ha iniziato a parlare
del libro Andiamo a vedere il giorno.
È il suo nono romanzo ed è una storia che riprende un libro precedente; nasce infatti
da personaggi che l’autrice aveva già raccontato in Non volare via. Sara ha detto che questo libro ha per lei una
doppia emozione: Da una parte l’emozione del lavoro
nuovo, del libro nuovo, della storia nuova; dall’altra l’emozione, ma anche la consapevolezza,
di riproporre personaggi in cui avevi creduto. Questo dà a questo momento una
profondità ancora più intensa.
Sara inizia quindi a
parlare dei personaggi del romanzo, ma ne parla partendo dal romanzo Non volare via. Li descrive come una
famiglia normale in cui succede qualcosa che provoca uno scossone. In questa
famiglia normale nasce Matteo, un bambino sordo. E
questa famiglia normale tende, come tutte le famiglie, all’esplosione. Non
sempre l’esplosione significa rottura, non sempre l’esplosione vuol dire
mollare tutto e cercare di ricostruire qualcos’altro fuori. A volte la rottura,
l’esplosione sono un momento, l’occasione per recuperare. Per spostare le
priorità, il nostro punto di vista.
Andiamo
a vedere il giorno ritrova questa famiglia normale a distanza di
dieci anni. Alice non è più adolescente (adolescente perfettina), ma è una
donna in crisi. È cresciuta con questo alone di dover essere perfetta, proverà
ad essere sempre all’altezza della situazione, ma poi
arriverà la vita. Perché la vita accade. E accadono gli imprevisti. Le nostre
vite sono una serie di imprevisti. Quindi questa donna (Alice), che
si trova di fronte a una situazione non “preventivata”, decide di reagire con
la fuga. Il tema della “fuga” è molto caro all’autrice, è un atteggiamento in
cui lei crede molto: La fuga che è
una sorta di “pausa”, un prendere tempo. È la necessità che tutti abbiamo di
cambiare luogo. Perché possiamo anche cercare di fare luce in noi stessi anche
senza muoverci da casa, ma è anche vero che lo stare nel nostro ambiente vuol
dire essere sempre noi stessi, non ci permette di slegarci per riuscire a
vedere il problema da un altro punto di vista. A volte serve proprio lo
spostarsi fisicamente. Quanto fa bene ritrovarci in un posto dove nessuno ci
conosce!
In realtà non fuggirà da
sola. La madre, che vive un senso di colpa per averla lasciata da sola
dovendosi curare del fratello malato, partirà con lei. Quindi queste due donne
inizieranno a confrontarsi e inizieranno un rapporto che va al di là del ruolo
madre-figlia. Impareranno a conoscersi e parleranno dei loro uomini. Parleranno
e troveranno il vero senso della famiglia: La famiglia è
proprio accettarsi per quello che si è. È essere se stessi all’interno della confidenza
familiare. Molto spesso all’interno della famiglia nascondiamo le cose, ci sono
tante cose non dette all’interno della famiglia, perché abbiamo paura di
rompere degli equilibri.
Dopo aver parlato del suo
libro, Sara parla della sua esperienza di insegnante di “scrittura”: La fabbrica delle storie. Quindi, a
grandi linee, racconta il percorso intrapreso con i suoi studenti e riferisce
del loro “prodotto” finale. Sara ha evidenziato che il suo corso di scrittura
porta come conclusione la pubblicazione dei racconti elaborati dagli studenti.
Quest’anno l’editore Morellini ha pubblicato questa antologia, La vita vista da qui. Il tema dei
racconti di questo corso è “la sopravvivenza”; tutti siamo dei sopravvissuti a
qualcosa. Oltre a spiegare come si svolge il corso, parla anche del ruolo
dell’editore. Quindi espone cosa è il lavoro di scrittore. Sara ci parla con
entusiasmo della sua avventura, che ripartirà a gennaio.
Quando le viene chiesto
qualche consiglio di lettura, Sara suggerisce soprattutto autrici italiane,
come Valentina D’Urbano, Paola Cereda, Barbara Fiorio, Emanuela E. Abbadessa…
Poi parla dei classici, del
suo amore per la lettura che nasce dal nonno materno. Quello però su cui si
sofferma è l’importanza delle autrici donne come Grazia Deledda.
Le viene chiesto cosa
pensa delle fiction tratte dai libri: Sara ha ammesso che le farebbe piacere
che uno dei suoi romanzi diventasse una serie televisiva, ma ha messo anche in
evidenza che la trasposizione cinematografica è un’altra cosa. Il linguaggio e
il prodotto finale hanno regole diverse. Un romanzo deve emozionare solo con la
parola, mentre un film ha anche tutta l’espressività data dalla gestualità,
dall’intonazione, dalla musica. Anche il taglio delle scene ha la sua
importanza e quindi uno scenografo o un regista possono mettere il loro “gusto
personale”, la loro sensibilità. Non è più il lavoro dell’autore del romanzo,
ma è un’altra cosa.
Stimolata da una domanda
del pubblico, Sara rivela che il titolo del romanzo Andiamo a vedere il giorno nasce da un episodio familiare; racconta
infatti che una mattina il proprio figlio l’ha svegliata chiedendole di andare
a vedere il giorno e quella frase le è balenata come adeguata al romanzo.
Quindi ha contattato l’editore per proporre la propria idea. Ha evidenziato che
copertina e titolo sono appannaggio della casa editrice, sono scelte che
derivano da una linea editoriale, ma anche dalle indagini di mercato.
L’incontro si è concluso
con il firma-copie. Io ho letto solo Uomini
che restano di Sara, ma ci sono diversi titoli che sono nella mia
wish-list. L’incontro è stato bellissimo, lei è una persona meravigliosa. Prima
della presentazione ci siamo fermate a parlare un po’, soprattutto del libro
per ragazzi Il cacciatore di sogni, che
sarà una delle mie prossime letture.
Biografia
di Sara Rattaro
Sara Rattaro è nata a
Genova. Laureata in Biologia e in Scienze della Comunicazione, ha lavorato come
informatore farmaceutico prima di dedicarsi completamente alla scrittura. È
autrice di diversi romanzi: Sulla sedia
sbagliata, Un uso qualunque di te,
Non volare via (Premio Città di Rieti
2014), Niente è come te (Premio
Bancarella 2015), Splendi più che puoi
(Premio Rapallo Carige 2016), L'amore
addosso, Uomini che restano
(Premio Cimitile 2018), Andiamo a vedere
il giorno (Sperling & Kupfer 2018) e Il cacciatore di sogni, il suo primo libro per ragazzi. Ha curato
la raccolta di racconti La vita vista da
qui (Morellini 2018). È docente di Scrittura creativa presso l'Università
degli studi di Genova.
Sara è proprio una di quelle persone che fa piacere incontrare
RispondiEliminaVerissimo
Eliminacondivido il parere di Chiara. Sara è una persona davvero gentile e alla mano, sempre molto carina con noi lettrici. sono felice che tu sia riuscita ad incontrarla
RispondiEliminaGuarda, appena ho saputo che era a Roma ho fatto di tutto per andare ad incontrarla e sono ancora felicissima di averla potuta salutare.
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