Gruppo di Lettura: Rebel – La nuova alba di Alwyn Hamilton (capitoli 40-47)


Siamo arrivati all’ultima tappa di questo GdL. Patrizia ci racconta gli ultimi capitoli della serie.

ALLERTA SPOILER!!!

Titolo: Rebel – La nuova alba

Autore: Alwyn Hamilton

Pagine: 384

Editore: Giunti editore

Data di pubblicazione: 15 novembre 2017

Fuggendo dal suo sperduto paesino nel deserto, mai Amani avrebbe immaginato di unirsi a una ribellione e tanto meno di prenderne da sola il comando. Ma quando il sanguinario Sultano del Miraji imprigiona il Principe Ribelle nella mitica città di Eremot, non le rimane altra scelta. Armata solo della sua infallibile mira, della sua intelligenza e dei suoi poteri Demdji, Amani guida lo sparuto esercito dei ribelli in una missione attraverso le distese implacabili del deserto, per soccorrere i compagni. Ma quando vede proprio coloro che più ama mettere a repentaglio le proprie vite per affrontare Gul e soldati nemici, si chiede se davvero è lei la leader di cui hanno bisogno o se invece non li stia guidando tutti alla morte. Amore, vita, morte, queste le parole chiave delle scelte che la aspettano.

Eccoci arrivati all’ultima tappa di questo avvincente romanzo. Purtroppo devo dirvi che inizio questo mio breve resoconto con un po' di amarezza. Povero Sam! Lo sbruffone che non prendeva mai nulla sul serio, si è immolato per dare un futuro ad un regno e ad un popolo in cui lui era uno straniero. Di positivo ho trovato che dopotutto la sua fine lo riscatta dalla figura che gli era stata costruita attorno. Colui che era un mascalzone truffatore, traditore della sua terra, attaccato alle ricchezze materiali e ladro di identità, perisce come un grande eroe in nome di un nuovo Miraji libero.

Cap. 40 Il ragazzo un tempo senza nome.

C’era una volta in un tempo lontano un ragazzo nato senza nome, cresciuto ascoltando le storie dei grandi eroi e dei loro atti di coraggio. Quando divenne uomo decise di cercarsi un nome e la sua ricerca lo portò molto lontano da casa, dove conobbe un gruppo di giovani eroi che combattevano per un principe e la sua causa. Alla continua ricerca del suo nome decise di combattere anch’egli per il Principe Ribelle, donando la sua vita per esso. Povero ragazzo tanta fatica per nulla, si potrebbe pensare, nessuna madre avrebbe raccontato la sua storia, per lui non sarebbero state composte odi e la sua regina nella terra lontana non avrebbe mai saputo del sacrificio del suo valoroso suddito. Questo sarebbe accaduto ovunque ma non nel deserto. Nella terra in cui era caduto si sarebbe parlato di lui intorno ad un fuoco e il suo nome sarebbe stato ricordato insieme a quello degli altri eroi. Quell’eroe nella terra del deserto non sarebbe stato più un ragazzo senza nome.

Cap. 41

Ormai sola dalla parte opposta di quel pavimento Amani cercava di farsi una ragione per tutto quello che era appena accaduto. Era molto dispiaciuta per il giovane Sam ma non poteva tornare indietro e vanificare il suo sacrificio, decise così di proseguire nella sua missione. L’anello regalatole da Zaahir, il creatore dei peccati, ormai aveva perso il suo potere e anche a lei non restava altra scelta che adempiere la sua missione con il suo sacrificio. Raggiunse la cripta convinta che, una volta liberata l’anima di Fereshteh da quel macchinario infernale, anche lei sarebbe morta e si chiedeva se mai Jin l’avrebbe perdonata per avergli regalato l’illusione di un futuro insieme. La cripta era illuminata da una luce accecante, soprannaturale. Per raggiungere la grande macchina dovette ripararsi gli occhi con il suo sheema proseguendo il percorso alla cieca. Raggiunto il grande cerchio di metallo pronunciò le stesse parole che aveva già usato per liberare carica Zaahir e, terminato di pronunciare la formula nella lingua antica, una luce ancor più forte si sprigionò, seguita da una forte sensazione di calore sulla pelle e un grido. A seguire più nulla. Era convinta che sarebbe morta ed invece era ancora viva. Si scopri così gli occhi e notò di essere circondata da figure prive di forma, erano gli altri Djinni che l’avevano protetta e adesso la guardavano con sospetto. Uno di loro si era accorto, infatti, che portava al dito l’anello regalatole da Zaahir e si erano convinti che ella fosse arrivata lì per ucciderli tutti. Ciò che no sapeva era che l’anello, una vota usato come le aveva detto il creatore di peccati, avrebbe intrappolato non solo il fuoco sprigionato dall’anima di Fereshteh, ma anche quella di tutti gli altri Djinni eliminandoli per sempre. Amani si accorse così di essere stata truffata da Zaahir che, facendole credere di volerle dare tutti quei doni per aiutarla nel suo scopo, l’aveva in realtà usata come strumento per vendicarsi di coloro che lo avevano imprigionato per lunghi millenni.  Mentre i Djinni riuniti attorno a lei discutevano sul da farsi, Amanii riuscì a riprendersi e ad alzarsi in piedi per spiegare la benevola natura delle sue intenzione confessando che era all’oscuro di tutto e di non essersi accorta del raggiro.  I Djinni decisero così di risparmiarla, ma al suo posto qualcuno doveva comunque essere punito. Le chiesero allora con suo grande stupore di scegliere chi dei due principi sarebbe perito al posto suo mentre le figure di Jin e Ahmed si materializzavano davanti i suoi occhi.

Cap. 42

Sarebbe stato molto più facile per lei se fosse rimasta la ragazza egoista di un tempo.  Ahmed e Jin erano lì davanti a lei, doveva scegliere chi salvare e non poteva rifiutarsi perché in quel caso i “giusti” Djinni avrebbero ucciso entrambi. Ahmed cercava di attirare la sua attenzione per scongiurala di salvare il fratello, mentre Jin la guardava fisso senza toglierle gli occhi di dosso. Avrebbe voluto urlare scongiurali di risparmiarli entrambi ma non lo fece. Paradossalmente la sua scelta fu secca, sacrificò Jim per la salvezza del Principe Risorto. Mentre Ahmed iniziò ad urlare disperato implorandola di salvare il fratello e il loro amore, Jin esalò il respiro che stava trattenendo quasi sollevato. Amani aveva fatto la stessa scelta che avrebbe fatto Jin, egli sarebbe morto per suo fratello mille e altre mille volte ancora. Mentre il principe tentava con le sue preghiere di ribaltare il destino scomparve nel nulla e, nel silenzio di quella cripta, rimasero i due giovani amanti circondati da i crudeli esseri immortali. Stretti nel loro ultimo abbraccio si confessarono il loro profondo amore labbra contro labbra per l’ultima volta. Quindi vennero separati e Amani fu esortata, da Jin e da suo padre Bahadur, ad allontanarsi per non assisteste alla spietata esecuzione che si sarebbe consumata da li a poco. Ma ella non volle abbandonar eil suo amto e, con la voce strozzata dal pianto e dalla disperazione, sussurrò il suo “Fino alla fine” mentre suo padre Bahadur affondava il pugnale nella pancia di Jin giù fino all’impugnatura.

Cap. 43

Fu un attimo e Amani si accorse che anche lei aveva iniziato a sanguinare, il sangue le aveva inzuppato la camicia e una fitta di dolore l’aveva fatta cadere in ginocchio. Alzò la camicia e si accorse che anche il suo ventre era squarciato nello stesso punto di quello di Jin.  I Djinni l’osservavano con curiosità cercando di capire cosa stesse accadendo finché uno di essi non suppose che i due si fossero sposati.

“Tutto quello che sono io lo offro a te e tutto quello che è mio è tuo. Fino al giorno della nostra morte.”

Non era stata una cerimonia ufficiale ma queste parole facevano parte del giuramento che si erano scambiati i loro cuori solo la sera prima. Le parole proclamate avevano intrecciato le loro vite anche nella morte e adesso stavano morendo insieme. I Djinni, ignari della forza dei sentimenti che portavano i mortali  a tutto ciò, iniziarono a sparire uno dietro l’altro, perfino Bahadur, e i due giovani amanti rimasero soli, la loro storia sarebbe finita così, li avrebbero trovati morti stretti nel loro ultimo abbraccio.

Cap. 44 La giovane Demdji

All’alba della prima guerra i Djinni immortali avevano creato la vita e la morte. Diedero alle loro creature un corpo e li illuminarono con una piccola scintilla del loro fuoco che un giorno si sarebbe spenta. Tra loro c’erano i Demdji, creature che avevano ricevuto una fiammella più grande degli altri e che, proprio per questo, erano destinati a bruciare più in fretta degli altri morendo tutti molto giovani. La principessa Hawa, la Beata Ashra, Imin dai mille volti, la dorata Hala e adesso toccava a lei, il Bandito dagli occhi blu, che esalava il suo ultimo respiro dentro una cripta del palazzo di una città in guerra. Ma dopo l’ultimo respiro, ne emise un altro……..

Cap. 45

Dopo l’ultimo respiro il buoi si illuminò nuovamente. Amani, che credeva di essere morta, aprì gli occhi e lì inginocchiato al suo fianco riconobbe le sembianze di suo padre Bahadur. Era viva. Suo padre l’aveva riportata in vita insieme al suo Jin e adesso la guardava come un padre che vigila i primi passi del figlioletto. Amani era stupita: suo padre era tornato indietro per salvarla ma non capiva il perché. Decise allora di domandarglielo e scopri che il dono che sua madre aveva chiesto per lei non ricchezze o potere, come avevano richiesto tante altre donne, sua madre voleva solamente che “Amani vivesse” come non aveva potuto fare lei stessa. Si meravigliò di scoprire un padre diverso dall’idea che si era fatta da quei brevi e frugali incontri. Non solo suo padre era in grado di provare sentimenti, seppur in modo diverso, ma ricordava esattamente la madre di Amani e aveva sofferto anche lui per quei figli che da generazioni creava per poi perdere. Di colpo si ritrovò a desiderare un rapporto con quel padre immortale sconosciuto, desiderò di potersi sedere accanto al lui alla luce di un fuoco e ascoltare tutte le storie che avrebbe potuto raccontarle, per la prima volta desiderava di avere un padre. Ad un tratto sentì sotto la sua mano muoversi il torace di Jin, si stava finalmente riprendendo anche lui. Si ritrovò a ridere e piangere per la felicità, a toccarlo e baciarlo erano vivi e non vedeva l’ora che anche lui lo scoprisse. Bahadur, nel frattempo, era sparito nel nulla, inutilmente aveva provato a cercarlo con gli occhi, dove prima la sua figura appariva inchinata vicino a lei adesso c’era soltanto il vuoto.  Ad un tratto sentì delle mani invisibili che le tiravano i vestiti e ricordò le parole che suo padre le aveva detto prima di sparire: “E adesso è arrivato il momento che tu ritorni alla tua battaglia”.

Cap. 46

Quando riuscirono a risalire sulle mura del palazzo, scoprirono che la vera battaglia si stava svolgendo sotto di loro. I ribelli erano partiti all’attacco, il muro di fuoco che circondava la città era scomparso e qui e la, sui bastioni, si vedevano corpi di bronzo senza vita. Erano gli Abdal tornati ad essere semplici fantocci di argilla. La ribellione stava tentando di entrare dentro la città male mura della città erano rimaste salde, nonostante la bomba lanciata da Izz. Amani decise di richiamare a se la sabbia del deserto. Per la prima volta dopo tanto tempo si accorse di non provare più dolore, suo padre aveva guarito la nuova e la vecchia ferita e adesso lei sentiva in pieno il suo potere attraversarla con estrema naturalezza. Le bastò schioccare le dita e il deserto le rispose facendo sollevare la sabbia come un’onda del mare che si scaraventò sulla porta scardinandola, le strade si riempirono così di ribelli.  Attraversando la città alla ricerca dei loro amici, Amani e Jin, si accorsero che nonostante la loro assenza la ribellione non era stata sedata, buona parte del popolo credeva ancora in loro e li sosteneva e alcuni erano addirittura sopraggiunti in loro soccorso. Quando finalmente riuscirono a raggiungere Shazad erano nel pieno della battaglia. L’amica fu felice di ritrovarli entrambi vivi ma non c’era tempo da perdere, bisognava bloccare i soldati del Sultano prima che riuscissero ad arrivare oltre il fiume. Amani si offrì di utilizzare il suo potere per formare un muro di sabbia che bloccasse la loro avanzata, ma prima di allontanarsi suggerì a Shazad di trovare rinforzi direttamente tra la gente di Izman. Il tempo era pochissimo e non si poteva bussare porta a porta cercando qualcuno che fosse disposto ad unirsi alla battaglia, decisero così di utilizzare lo Zungvox per far arrivare ai cittadini la voce del Principe Risorto per esortarli ad unirsi a loro. Jin si occupò di portare il fratello Ahmed nella casa di preghiera mentre Shazad e Amani cercavano di disseminare gli Abdul privi di vita per tutta la città in modo che tutti i cittadini potessero sentire il messaggio del principe. Nel frattempo Amani riuscì a raggiungere la via Aurea dove un gruppo di soldati in uniforme dorata stava battendo in ritirata e a costruire un muro di sabbia che tagliò loro la strada arrestandone la fuga. Per tutto il tempo non sentendo la voce di Ahmed continuava a ripetere ad alta voce “Jin è vivo. Shazad è viva. Ahmed è vivo” convinta che finché le parole le fossero uscite dalla bocca senza problemi loro erano al sicuro.  E poi, con suo grande sollievo, la sentì forte e chiara la voce del suo principe che riempiva ogni antro della città col suo proclama. Appena il principe termino il suo messaggio l’intera città si sollevò e combatté contro i soldati del sultano. Gli scontri andarono avanti per ore, bisognava trovare il Sultano e porre fine alla sua vita.  Un urlo straziante riempì l’aria, Izz era stato colpito da una freccia infuocata e adesso stava scendendo verso l’acqua per spegnere le fiamme. Amani riuscì a ripercorre al contrario la traiettoria della freccia fino a raggiungere la posizione dell’arco che l’aveva scoccata e scoprì la figura del sultano sulle mura del palazzo protetto da un’armatura che lo ricopriva completamente lasciando scoperto solo un piccolo tratto della sua gola. Anche lui si era accorto di lei e la stava puntato con l’arco. Non c’era tempo da perdere, era una brava tiratrice, poteva farcela, e, appena vide che lui stava tendendo il braccio, gli scagliò contro con tutta la forza del deserto la sua fedele sabbia.

Cap. 47 Il governo del buon principe Ahmed

“C’era una volta, nel regno desertico del Miraji, un principe che tolse il regno al proprio padre.”

 Si narrarono tante storie diverse sul giorno in cui il potere del sultano fu ribaltato dalla rivolta del suo popolo, erano storie molto poetiche che facevano sognare, peccato che erano solo storie. Quel giorno le strade della città si riempirono di sangue e il caos fece da padrone anche dopo la caduta del sultano con i suoi uomini che continuarono a combattere anche dopo la sua morte.   Quelle storie non avrebbero mai raccontato la verità. Quella sera al termine di una lunga battaglia vennero bruciati tutti i corpi degli uomini caduti e vennero lasciate quattro pire vuote: una per Sam che non sopravvisse all’attacco degli abdal nelle profondità del palazzo, una per Hala, una per Imin e l’ultima per Shira, la Sultima. Loro erano morti tanto tempo prima di quella battaglia ma era arrivato il momento del lutto anche per loro. Venne bruciato anche il corpo del Sultano e il fumo denso delle pire offusco la luce della luna. Le storie raccontate in lungo e in largo non coincidevano con i ricordi dei loro protagonisti, alla gente interessava soltanto che il Principe Ribelle avesse vinto e che da li in poi tutto sarebbe andato meglio. Vennero indette delle elezioni per decidere chi fosse il nuovo Sultano. Ad esse parteciparono anche i fratelli di Ahmed ed alcuni Emiri, ma il popolo scelse il principe Liberatore, regalandogli una vittoria schiacciante su tutti gli altri. Egli regnò per 10 anni ricostruendo con giustizia e saggezza un nuovo regno per il Miraji. Alla guida dell’esercito reale pose il suo generale Shazad, mentre Amani fu nominata come suo consigliere. Negli anni del suo regno Ahmed sottoscrisse un accordo preliminare di pace con la regina degli Albi, un accordo secondo il quale l’unico sovrano del paese sarebbe stato il Sultano accettando la loro presenza come alleati e non come invasori.  Al termine dei dieci anni egli si ritirò e fu eletto uno dei suoi fratellastri che, in pochissimo tempo, riportò il regno di potere e terrore che aveva caratterizzato la tirannia del padre. Le storie raccontano che il grande Generale salvò il popolo del Muraji.  Si narra, infatti, che un giorno il Generale, che si era appena salvato da un agguato ordito ai suoi danni dal sultano, busso alla sua porta mettendo fine alla sua tirannia senza neanche combattere.  Si narra anche che dopo la sua morte fu proprio il generale ad essere eletto diventando la prima Sultana eletta nel Miraji e che difese il paese per altri dieci gloriosi anni.  Quando terminò il suo mandato fu eletto il ragazzo noto come il principe Demdji. Era il figlio adottivo del Principe Ribelle e figlio naturale della Beata Sultima. Tutti concordavano che il suo regno fosse stato profetizzato, prima ancora della sua nascita, e che il suo alto lignaggio lo avrebbe fatto diventare un gran sovrano. In realtà il ragazzo non era diventato illustre per la sua ascendenza. Egli era di animo gentile grazie agli insegnamenti del Principe Ribelle e divenne un grande sovrano perché possedeva la parte migliore degli uomini e delle donne che lo avevano allevato.

Alla fine anche se il deserto avrebbe dimenticato le storie imperfette e le leggende incomplete di quei giorni di sicuro non avrebbe mai potuto dimenticarsi dei loro protagonisti: del Principe Ribelle Ahmed e di suo fratello Jin il Principe straniero, di Shazad, la coraggiosa donna generale che guidò con successo l’esercito dei ribelli per realizzare l’ ideale del suo principe, di Amani la ragazza del deserto conosciuta come il Bandito dagli occhi blu, e di tutti  coloro che lottarono insieme per la libertà del Miraji e la nascita di una Nuova Alba.

Commenti

  1. un finale che mi è piaciuto moltissimo nonostante la morte di sam, che mi aspettavo.
    ho trovato molto tenero il modo in cui il padre di amai abbia salvato la ragazza e sia rimasto a vegliarla. sono significative le sue parole che lui non ha mai dimenticato i suoi figli nonchè la madre di amani.
    l'unica cosa che però ho trovato striminzita è la battaglia finale. una grande preparazione per una battaglia forse un po' breve.

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