Lettura con il figlio #3: Resto qui di Marco Balzano


Torno oggi con una nuova lettura fatta con mio figlio Miki. Per le vacanze di Natale la professoressa di Italiano ha dato loro la lettura di un romanzo di narrativa contemporanea, Resto qui di Marco Balzano. Un libro impegnativo, ma del resto sono ragazzi di terza liceo scientifico e sono in grado di affrontare temi più importanti e attuali.



Autore: Marco Balzano

Titolo: Resto qui

Editore: Einaudi

Data di pubblicazione: 20 febbraio 2018

Pagine: 180

L'acqua ha sommerso ogni cosa: solo la punta del campanile emerge dal lago. Sul fondale si trovano i resti del paese di Curon. Siamo in Sudtirolo, terra di confini e di lacerazioni: un posto in cui nemmeno la lingua materna è qualcosa che ti appartiene fino in fondo. Quando Mussolini mette al bando il tedesco e perfino i nomi sulle lapidi vengono cambiati, allora, per non perdere la propria identità, non resta che provare a raccontare. Trina è una giovane madre che alla ferita della collettività somma la propria: invoca di continuo il nome della figlia, scomparsa senza lasciare traccia. Da allora non ha mai smesso di aspettarla, di scriverle, nella speranza che le parole gliela possano restituire. Finché la guerra viene a bussare alla porta di casa e Trina segue il marito disertore sulle montagne, dove entrambi imparano a convivere con la morte. Poi il lungo dopoguerra, che non porta nessuna pace. E così, mentre il lettore segue la storia di questa famiglia e vorrebbe tendere la mano a Trina, all'improvviso si ritrova precipitato a osservare, un giorno dopo l'altro, la costruzione della diga che inonderà le case e le strade, i dolori e le illusioni, la ribellione e la solitudine. Una storia civile e attualissima, che cattura fin dalla prima pagina.



Un libro, due opinioni. In azzurro il punto di vista di Miki, in verde il mio.



Nelle domande 5, 6, 11 e 13 c’è rischio spoiler!



1.                 Ti è piaciuto il libro?

Sì e no, non mi ha preso per niente. La seconda parte però è più avvincente.

Sì. Nonostante una certa diffidenza iniziale, devo ammettere che poi il libro mi è piaciuto. È uno spaccato di storia: la Storia, quella vera. Sarà anche romanzato, ma racconta una vita.


2.                Che emozioni ti ha fatto provare la lettura?

Noia, noia più totale. Non mi ha trasmesso assolutamente nulla, se non voglia di smettere di leggere.

Dolore. Sì, è strano, ma ho sentito l’amarezza, la fatica di una vita tutta in salita e dunque il dolore e la rassegnazione.


3.                Cosa pensi dei protagonisti?

Trina non mi è piaciuta, mentre mi è piaciuto di più Erich.

Trina è una donna coraggiosa. Ma si rassegna alla sua vita, lo fa con la consapevolezza di dover dare il suo modesto contributo.

4.                Con quale personaggio sei entrato maggiormente in empatia?

Sono entrato più in empatia con Erich, spesso mi sembrava di capire ciò che provava.

Con nessuno, ma quello che mi è piaciuto di più è Pa’ con il suo silenzio. Pa’ con il suo modo burbero. Pa’, attento a ciò che gli accadeva intorno.

5.                Quale personaggio avresti preso a “sberle”?

Non lo so, nessuno probabilmente o forse Trina.

Anita e Lorenz. Anzi no, forse proprio Trina, che non si accorge che la figlia le scivola dalle mani, che si lascia sfuggire via anche il figlio, il marito e le amiche. Mi piaceva come tipo, sembrava energica, ma più gli anni passavano più diventava rassegnata.

6.                Cosa pensi della figura degli adulti?

Non saprei cosa rispondere, ci sarebbero da dire tantissime cose perché ogni personaggio ha la sua peculiarità. Mi viene da pensare che Trina sia un po’ noiosa, visto che sta sempre a pensare a Marica e non si rende conto che ha perso tutto, compresa la casa. Oltretutto Marica si è comportata malissimo nei confronti dei genitori, ella ha abbandonato la famiglia, l’ha rifiutata.

Molte sono le figure “adulte” e tutte a loro modo hanno una caratteristica importante. Quella che forse mi ha colpito di più è Ma’, una donna severa ma pratica. Una donna che mette energia in ciò che fa.


7.                 Come hai trovato lo stile dello/della scrittore/scrittrice?

È scritto molto bene. Mi è piaciuto anche il fatto che i capitoli siano brevi, ma densi.

Balzano scrive bene, non posso dire nulla su questo. Le descrizioni sono puntuali, così come i riferimenti storici. Ho però trovato un po’ lento il ritmo. Sicuramente è il ritmo adeguato a questo tipo di racconto, serve per fartelo entrare dentro, per fartelo assaporare.


8.                Quale aggettivo descrive meglio il libro?

Relativamente noioso.

Attuale.


9.        Quante stelline gli dai?

Tre: una per lo stile della narrazione, una per la seconda parte che mi è piaciuta molto e una per le figure di Erich e Michael, verso le quali ho provato molta simpatia.

Quattro, decisamente quattro belle stelline.


10.            Consiglieresti ai tuoi amici di leggerlo?

Lo consiglierei solo a persone interessate a quel periodo storico o a persone che apprezzano tanto la lettura di un buon libro.

Sicuramente una lettura attraverso la quale si respira la storia d’Italia, non facile per i ragazzi, ma che possono affrontarla senza problemi. Senza dubbio può essere ben indicata per lettori adulti.


11.             C’è un episodio che ti ha colpito maggiormente? 

Quello che descrive Trina mentre spara contro i soldati per salvare Erich. È l’unico episodio che mi è rimasto impresso. Comunque la seconda parte mi è piaciuta tutta.

Tanti e nessuno in particolare, mi è piaciuto però il voler raccontare la storia difficile di quegli anni attraverso gli occhi di una madre, una donna semplice.


12.            Citazione preferita?

La frase conclusiva mi ha colpito molto:

Andare avanti, come diceva Ma’, è l’unica direzione concessa. Altrimenti Dio ci avrebbe messo gli occhi di lato. Come i pesci. 

Tante sono le frasi che mi sono appuntata. Una che mi è piaciuta molto riguarda il rapporto di Trina con Pa’.

Mi mancava Pa’, il suo sorriso bonario, la capacità che aveva di farmi vedere le cose da un’altra prospettiva.

13.            Il finale ti è piaciuto?

Sì, anche se è molto triste.

Sì, è perfettamente in linea con tutta la storia e la frase conclusiva conferma la sensazione di rassegnazione che è perdurata per tutta la narrazione. È un finale terribile e sconfortante, ma inevitabile conseguenza di tutto ciò che lo scrittore ha narrato nel corso del libro.



Non posso darvi un appuntamento certo, aspetto però che la professoressa di italiano consigli qualche altro libro. Fin qui ha dato titoli interessanti, quindi confido in una prossima lettura stimolante (anche se forse dovrò aspettare Pasqua).

Commenti

  1. Non pensavo che le insegnanti del liceo assegnassero in lettura questi libretti moderni... le nostre ci consigliavano Moravia, la Morante, Buzzati, Calvino, D'Annunzio... o per quanto riguarda gli stranieri, opere come Madame Bovary o Il Ritratto di Dorian Gray.

    Un segno dei tempi, presumo.

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  2. Un segno positivo perché almeno i ragazzi possono leggere qualche buon libro di narrativa contemporanea

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