Recensione #4: Vittoria di Barbara Fiorio
Autore: Barbara Fiorio
Titolo: Vittoria
Editore: Feltrinelli
Data di pubblicazione: 19 aprile 2018
Pagine: 267
Trama
Vittoria non crede nella spiritualità dei manuali, negli
aforismi da calamite e soprattutto non crede nei cartomanti: molto meglio un
piatto di trenette al pesto con un'amica che farsi leggere i tarocchi.
Fotografa genovese con alle spalle alcune pubblicità di successo, è sempre
riuscita a navigare tra le difficoltà della vita grazie a un valido mix di
buonsenso e ironia. Credeva anche di aver trovato l'amore ma, quando Federico
se ne va, lasciandola sola in una casa piena di ricordi, il mondo le crolla addosso.
Disorientata e in profonda crisi creativa, Vittoria si ritrova a quarantasei
anni senza compagno, senza lavoro e senza sapere più con quali soldi comprare
le crocchette a Sugo, il suo adorato gatto. A soccorrerla arriva un aiuto
inatteso, sotto forma di un mazzo di tarocchi che suo malgrado, e nonostante il
suo scetticismo, scopre di saper leggere con imprevedibile talento. E così, tra
la carta dell'Eremita che le ricorda Obi-Wan Kenobi e la Ruota della fortuna
che sembra un party psichedelico, nel suo salotto fanno la loro comparsa tanti
volti nuovi, consultanti di ogni età che le portano uova fresche, insalatina a
chilometro zero e ratafià in cambio di un vaticinio. Circondata da anime
gentili che come lei cercano di rammendare il loro cuore spezzato e da amici
fidati che per mesi la incoraggiano e la proteggono, Vittoria senza rendersene
conto tornerà pian piano ad ascoltare il mondo che la circonda ritrovando,
insieme alla vena creativa, la forza di credere in se stessa.
Per parlare di Vittoria vorrei partire dalla fine e precisamente
dalla nota finale del romanzo.
Dietro il set di Vittoria
Pochi giorni prima mia madre mi aveva
detto: “Mica devi scrivere solo storie allegre! Perché non racconti come ti
senti in questo momento?”. Le avevo risposto che non aveva senso, ma come
spesso accade, aveva ragione lei.
Concordo in pieno con la mamma di Barbara, anzi la volevo
ringraziare, perché ha spronato questa scrittrice straordinaria a scrivere un
romanzo superlativo!!!
Vittoria è una donna di 46 anni, che all’improvviso si trova
abbandonata da un compagno, che sperava fosse per la vita, e senza lavoro. È
una donna in profonda crisi esistenziale, deve raccogliere i cocci della sua
esistenza e deve ricominciare a vivere. La aiutano i suoi amici.
So che i miei amici mi vogliono bene,
sono la mia salvezza, i miei moschettieri: che si sentono tra loro per essere
discreti e allo stesso tempo informati, lo trovo bello.
Sostenuta dai propri amici, Alice, Monica, Giorgio e Irene,
inizia a fare la cartomante, ma riprende anche in mano la sua macchina
fotografica e riesce a cogliere l’intimo delle persone che si recano da lei…
inventa la fotomanzia!
Ricordarci chi siamo grazie a una
foto, ecco cos’è la fotomanzia.
Ricordarci chi siamo attraverso gli
occhi di chi ci vede e ci ascolta.
Ed è proprio quello che fa Vittoria. Accoglie persone piene di
dubbi e le ascolta, le fotografa. Aiuta loro, ma soprattutto aiuta se stessa.
Quanti sguardi persi ho fotografato,
paure, dolori, solitudini, sensi di colpa, rabbie sopite, angosce, insicurezze
e poi sogni, desideri, speranze, ricordi, scelte.
Questo romanzo mi ha lasciato una ridda di pensieri e
sentimenti. Ho chiuso il kobo e ho dovuto attendere un attimo. Ho dovuto
decantare le emozioni.
È un romanzo che parla della vita
vera, dei dubbi delle persone reali.
Dubbi, perplessità e angosce che abbiamo vissuto o stiamo vivendo anche noi nel
nostro quotidiano. Tocca temi importanti come la dipendenza da social, quel
vivere il virtuale come se fosse tutto per noi. Tocca poi un problema quanto
mai attuale come la perdita di lavoro quando si è ormai adulti. Osserva con
occhio attento e critico il mondo di oggi. Lo fa attraverso tutti i personaggi
che iniziano a frequentare la casa di Vittoria. Le considerazioni di Vittoria
accompagnano tutto il romanzo, sono una sorta di terapia.
Nel suo lavoro di cartomante, Vittoria incontra tante persone, ma
quelle decisive sono soprattutto due: Valentina
e Sofia. Due personaggi diversissimi
per età e per vissuto, ma che le permettono di prendere coscienza di sé e del
fatto che niente è perduto. Attraverso i racconti dei suoi “clienti”, Vittoria
prende coscienza di sé, della sua situazione, del suo dolore e a piccoli passi
inizia a reagire.
Come ho già detto, fondamentali sono gli amici, persone che le
sono accanto, che la sostengono, la stimolano, la pungolano… senza essere
invadenti.
Perché gli amici sono una famiglia
che ti tiene per mano.
E i suoi sono davvero fantastici. Da Alice, che le apre le porte di casa perché non vuole lasciarla
sola, a Irene, che, seppure in
un’altra città, la ascolta e riassume i pensieri in pillole di saggezza, a Giorgio che decide di farla sentire
speciale anche solo portandola a cena fuori. E poi c’è Monica, che la introduce al mondo dei tarocchi un po’ per gioco e un
po’ seriamente... Li ho amati tutti. Non ultimo c’è Federico, da me odiato all’inizio e per il quale ho provato pena
alla fine. Sì, perché lui non è stato in grado di prendere in mano la sua vita
vera. Federico si è perso nelle maglie della ragnatela di Facebook. Una
trappola per tanti…
Che poi, fosse solo Facebook. È
quell’esigenza malata di essere connessi che sta deformando la vita sociale e
distruggendo le relazioni.
Ma, oltre questa considerazione negativa del social, c’è poi il
lato positivo, quello che permetterà a Vittoria di decollare.
Lo stile della Fiorio è fluido, coinvolgente. Entri subito in
empatia con la protagonista, forse aiutati dal fatto che la narrazione è in
prima persona. Viviamo attraverso i pensieri di Vittoria. Sentiamo i suoi
dolori e le sue frustrazioni. Possiamo quasi dire che, insieme a lei, elaboriamo
il lutto, la perdita dell’amore. Facciamo insieme a lei un punto di forza di
quella sconfitta.
Personalmente avevo conosciuto la Fiorio attraverso il suo
precedente romanzo (Qualcosa di vero,
Feltrinelli, 2017), ma Vittoria è
diverso da quel romanzo. L’ho apprezzato di più, forse perché l’ho sentito più
vicino a me. Se Qualcosa di vero mi
ha fatto sognare con le fiabe, Vittoria
mi ha messo davanti alla realtà, a volte dura, scomoda, dolorosa. Ho preso
coscienza del mondo di oggi. Mi ha permesso di guardare gli adolescenti come
Sofia (e come i miei figli) con occhi distaccati, ma allo stesso tempo mi sono
riconosciuta nella mamma preoccupata per il proprio figlio.
Appena avevo visto il libro sullo scaffale della libreria ero
stata colpita dalla copertina, dal colore azzurro così brillante, dal gatto
meraviglioso presente in primo piano. Ero curiosa, ora posso dire di essere soddisfatta di questa lettura.
Sono felice di aver letto questo romanzo. Un libro con tante
anime. Un racconto stupendo che trasforma il dolore in consapevolezza. Non lo
cancella, non lo copre, ma lo trasforma in ricordo. Assolutamente da leggere!
Dovrò leggere questa autrice!
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