Incontro con… Francesco Stefani
Il 7 luglio 2018, nell’ambito delle
varie attività che accompagnano gli abitanti del paese di Canale Monterano
(Roma) alla festa patronale, si è tenuta la presentazione di un “quaderno” con
ricerche storiche sulla Santa compatrona del Paese: Santa Calepodia.
Canale Monterano è il “mio paese
di adozione”; non sono canalese, ma fin da bambina, con la mia famiglia,
passavamo i fine settimana in questo delizioso paesino. Questa cittadina è ora
il luogo dove i mie genitori hanno deciso di trasferirsi, per lasciare la
confusione di Roma.
La mattina del 7 luglio mi sono
quindi recata nella Chiesa del Paese dedicata a S. Maria Assunta in cielo dove
si è tenuto questo evento, voluto dal parroco di Canale, don Roberto Folonier,
dal sindaco dott. Alessandro Bettarelli e dal “comitato 78” che sta organizzando
la festa patronale del 24 agosto prossimo.
È il parroco ad aprire
l’incontro, ha parlato presentando la motivazione di questa ricerca. Don
Roberto non è di origini italiane e quando è stato assegnato alla Parrocchia ha
cercato di conoscere meglio la storia del culto dei due santi patronali, San
Bartolomeo apostolo e Santa Calepodia. Poiché di questa santa le notizie erano
scarse, quasi nulle, tanto che alcuni ritenevano che non fosse mai esistita, il
parroco è stato stimolato a scoprire la verità. Provvidenzialmente ha
incontrato Francesco Stefani, ex sindaco del paese e soprattutto storico del
territorio. Anche l’ex sindaco era molto desideroso di approfondire l’argomento
per conoscere di più in merito alla storia della Santa e del suo culto nel
paese.
Don
Roberto: «Francesco, con il prezioso aiuto di Antonio Menna (il mio
papà!!!), ha iniziato a cercare notizie sulla Santa, facendo ricorso agli
archivi comunali, quelli della curia vescovile e quelli del Vaticano.»
Interviene quindi il sindaco in
carica, Alessandro Bettarelli. Egli ringrazia tutti il paese per la viva
partecipazione, specie quando si vuole scoprire di più in merito alla cultura e
alle tradizioni del paese.
Sindaco
Bettarelli: «Questa ricerca condotta dal dott. Stefani è l’occasione di
conoscere la Nostra storia, quella del territorio dove viviamo, specie ora che
si avvicina la Festa di Canale Monterano, il 24 agosto, festa dei santi
patroni. Con questa occasione, mi reca enorme piacere omaggiare l’unica
“Calepodia” di Canale, l’unica compaesana che porta questo nome.» Viene quindi
regalato un mazzo di fiori alla signora Calepodia, visibilmente emozionata.
La parola passa al dott. Stefani,
che presenta il suo volumetto (di cui ha fatto omaggio a tutti i partecipanti).
Francesco: «Questo lavoro vuole essere una ricerca
scientifica, senza echi sentimentalistici.»
Francesco racconta di aver
condotto ricerche bibliografiche presso i vecchi archivi comunali, oggi trasferiti
a Nepi. Poi si rivolge ai presenti con parole semplici, ma puntuali e
dettagliate. Espone i risultati della sua ricerca facendo una bella lezione di
storia del culto dei santi. Ha quindi spiegato che…
«Dopo
la morte di Cristo, i santi Pietro e Paolo arrivano a Roma, ove fecero molti
proseliti, ma coloro che aderirono alla nuove fede, i cristiani, erano visti
come nemici. Quindi ciclicamente contrastati e uccisi come “martiri”, testimoni
della loro fede. I cristiani poi seppellivano i loro martiri nelle catacombe.
All’interno di queste catacombe, le tombe dei martiri erano ben riconoscibili per
mezzo delle epigrafi. Il culto di alcuni martiri è stato poi portato al di
fuori del luogo di sepoltura e oggi sono ben conosciuti. Portandoli all’esterno
venivano realizzate iconografie con dei simboli ben precisi che rendessero
subito chiaro chi fosse il santo venerato.»
A questo punto, Francesco, per
far meglio comprendere il concetto, presenta la simbologia legata a due sante
molto famose, santa Agnese e santa Lucia ed illustra nel dettaglio tutti gli
elementi presenti nella rappresentazione iconografica delle due sante: santa
Agnese è sempre raffigurata con acconto un agnello e santa Lucia con in mano un
piatto con i propri occhi.
«Il
culto di Santa Calepodia è rimasto invece all’interno delle catacombe. Sul suo
sepolcro era presente una lapide che sfortunatamente è andata perduta. Con il
passare degli anni le Catacombe furono abbandonate. Quando, per ordine del
Papa, le Catacombe furono riaperte al culto dei fedeli, vennero trovate molte
reliquie. Fu trovato anche il corpo di Santa Calepodia, che fu affidato ai
frati Camaldolesi. L’ordine di questi frati fu fondato ad Arezzo ed era molto
diffuso in Toscana e particolarmente a Firenze. Quando iniziò a formarsi il
nuovo centro di Canale, fondato nel 1500 da operai provenienti dalla Toscana e dall’Umbria, in particolare da fuorusciti fiorentini, e fu costruita la
prima chiesa del paese, i frati camaldolesi donarono alcune reliquie della
Santa e venne fissata la data del culto: l’ottavo martedì dopo Pasqua (0
martedì dopo la festa di Pentecoste), che – come noto – è una festa mobile.»
Continuando a parlare, Francesco
fa notare che successivamente il culto della santa venne spostato ad una data
fissa, al 25 agosto, cioè il giorno dopo la festa di san Bartolomeo, ma in
seguito venne accorpato al culto di San Bartolomeo, quindi al 24 agosto.
Proseguendo, lo storico, con
precisione e passione, passa ad illustrare tutti i simboli legati alla statua, presente
nella chiesa parrocchiale, affermando che in passato le opere d’arte dovevano evidenziare
le caratteristiche dei santi in modo semplice e chiaro, visto che la gran parte
della popolazione era illetterata o, addirittura, analfabeta.
«Sulla
base dei dati scaturiti dalla ricerca condotta, si ipotizza che santa Calepodia
fosse romana, vissuta nel periodo imperiale (in un arco di tempo che va dal 50
al 310 dC). Inizialmente la festa era in una giornata variabile perché non si
conosce la data della morte, ma il fatto che il culto fosse legato alla
Pentecoste indica che fosse una santa dedita all’evangelizzazione. Era di
origine colta e attiva nelle opere di apostolato.»
Siccome la lapide del sepolcro
della santa è andata perduta, lo storico ha ipotizzato una possibile
iscrizione, basandosi su quanto è emerso dagli studi sulle epigrafi cristiane e
sulla storia della santa.
Lo scopo di questo incontro era
riappropriarsi della tradizione del territorio. L’ex sindaco voleva raccontare
la sua ricerca scientifica in modo rigoroso, ma attraverso le sue parole è
giunto a tutti il suo amore per il paese di Canale Monterano, per la storia del
territorio, per la tradizione.
In questa foto sono presenti due ragazze del comitato 78,
lo storico Francesco Stefani, il parroco don Roberto,
il sindaco Alessandro Bettarelli e la signora Calepodia.
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L’incontro è stato interessante e
ringrazio il dott. Stefani per avermi donano il frutto delle sue ricerche e di
avermi permesso di scrivere questo piccolo post. A me Canale Monterano piace
molto, è un angolo di pace e ha intorno natura e storia particolarmente belli.
Spero anche di avervi incuriosito e di avervi fatto venire desiderio di
visitare questo piccolo comune laziale, non molto distante da Roma.
Per farvi conoscere un po’ il
paese, aggiungo qui parte dell’articolo di wikipedia su Canale Monterano e
lascio il link se qualcuno volesse scoprirne di più.
Canale Monterano è un comune
italiano della città metropolitana di Roma Capitale nel Lazio. Canale Monterano
è il nuovo borgo di Monterano, oggi città fantasma.
L'abitato da cui ha avuto origine
Canale è sorto, attorno alla metà del XVI secolo, per opera di braccianti e
taglialegna provenienti dalla Toscana e dall’Umbria, chiamati a disboscare le
fitte macchie che ricoprivano il territorio. Le loro prime abitazioni furono
semplici capanne, costruite ai piedi del Monte Sassano.
Alla crescita demografica di
Canale di Magliano (così era denominato il nucleo di capanne) contribuirono,
progressivamente, anche gli abitanti del vecchio abitato di Monterano che, per
una concomitanza di fattori, stava subendo un graduale processo di
spopolamento, culminato al principio dell’Ottocento.
Col tempo furono edificati i
cosiddetti “castelletti”, piccoli nuclei di case sparsi lungo le pendici del
monte, ma solo in seguito Canale acquisì l’aspetto di un vero e proprio borgo,
con abitazioni e botteghe affacciate lungo la strada che oggi corrisponde al
Corso della Repubblica.
Dal 1873, con Regio Decreto,
Canale e Montevirginio, uniti da una storia comune, assunsero la denominazione
di “Canale Monterano”, nome che sancisce inoltre l’indissolubile legame tra
l’antica Monterano e gli odierni centri abitati.
Al centro di Piazza del Campo
(piazza dove troviamo l’edificio comunale) campeggia una fontana ottagonale proveniente
dall’antico borgo abbandonato e opera della scuola berniniana. Il palazzo
comunale di Canale Monterano, risalente ai primi anni del Novecento, si
affaccia sulle campagne circostanti e sui Monti della Tolfa e custodisce
numerose testimonianze utili a ricostruire la storia del territorio. Oltre a
reperti lapidei di epoca romana, ospita anche la monumentale scultura
raffigurante un leone e attribuita al Bernini, originariamente posta sulla
fontana del Palazzo Altieri di Monterano.
Il paesaggio della Riserva
Naturale Monterano è talmente affasciante che è stata scelta spesso come
scenografia di film famosi come Ladyhawke
o Il Marchese del grillo (solo per
citarne un paio).
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